alitando condensa sui testi in ghisa;
quei minuti strani di niente, prima di rifare tutto,
misureranno la stanchezza
di orgasmi nell'euforia spianata.
Sarò lì: scampata, per un altro soffio,
un'altra mezza dittatura,
a pulire i cocci rotti da qualche ubriaco
che finalmente dorme.
Tremeremo a quel crepuscolo.
Sarà il più bel momento senza emozioni,
prima che tutto vada meglio
senza il privilegio di percepirlo.
Al rogo delle umane follie
il fumo sarebbe di colore scarlatto
al pari di quel sangue versato
da chi, vittima di guerre insulse,
non sa o non può mai ribellarsi.
La furia dei venti alla deriva
devasta la terra dei cuori migliori
ed infinito lo sdegno si solleva.
Ma tutto accade quasi sottovoce.
È protesta soffusa, non rivolta.
Cercando spazi non contaminati
dai presunti poteri dei re abietti,
nel viaggio sconfinato per la pace
persino la ragion s’affida al sogno.
Anche al miraggio, ove servisse.
in un labirinto di cristalli
dove il calore
è un miraggio
I vicoli desolati
abbracciano i marciapiedi
in striduli lamenti
mentre l'asfalto si trasforma
in un lago di vetro
Alberi spogli
carichi di brina
note ghiacciate
che cantano nel vento
Sguardi perduti
dove ogni sorriso
è un eclissi
mentre le forme
si dissolvono
Esistono altri giorni, amore mio?
Sai, quei giorni presi in prestito al mattino
usati fino in fondo e consumati,
vissuti come fossero un regalo,
non scritti in nessun altro calendario,
giorni privi di nome e di futuro.
.
Giorni nostri, dipinti di passione,
privi di ore, senza giorno e notte,
fatti di tempo che non è trascorso,
senza ricordi, senza investimenti,
lontani dal passato mille anni.
.
Eppure nostri più di tanti altri,
eppure vivi, eppure scritti a fuoco,
nel luogo più profondo della terra,
in quella grotta dove si conserva
la storia scritta dell’anima del mondo.
E’ metafora in ver, vien dalla mente
ché il cuore, benché evochi l’amore,
è sol pompa che va ritmicamente.
La mente è psiche, fonte d’emozione,
e pur se dà dimora ai sentimenti,
non esclude un appello alla ragione
senza cui poësia vive di stenti.
Un dì fu scritto il “De rerum natura” (*)
poema didascalico latino,
quindi dico “non è l’uva matura” (**)
alle volpi che alzando un lor ditino
ritengano spocchioso il poëtare
su legittime ipotesi scientifiche
che crëazione voglian confutare
mediante descrizioni immaginifiche
tradotte in versi, ch’abbiano sfiorato
una questione antica quanto l’uomo,
punto crucial: Essente oppur Creato?
Un tema che richiederebbe un tomo
senza giunger poter a soluzione.
E della vita analogo mistero:
abiogenesi e quindi evoluzione
o tutto per divino magistero?
Di appassionare tutti non mi aspetto
né ch'esser possa “poetico” inteso
quel profondo sentir dell’intelletto
di fronte al grande enigma a noi sotteso.
(*) Tito Lucrezio Caro, primo secolo a.C., poeta e filosofo epicureo.
(**) La volpe e l’uva, celebre favola di Fedro “…vulpes… uvam appetebat...quam tangere non potuit, descendens ait: ”Nondum matura est, nolo acerbam sumere".
In navigazione tra docili bufale,
inondato da ingannevoli fake,
al largo di un personal web
allargo la rete con un social net
la realtà sempre più distorta,
piattaforme dolci fette di torta,
post virali e simulazioni virtuali,
ali per volare ali per cadere
la guida sicura senza mani,
nel frigo la lista per la spesa,
spera l'uomo nell'intelligenza artificiale,
spira l'umano nell'artificiale intelligenza.
Con le lacrime avrei riempito il Nilo,
Ricordando quando ti accompagnavo,
Lasciandoti della solitudine ero schiavo.
La porta è sempre la stessa,
Par di veder sul vetro te riflessa,
Cerco la bidella per condivider emozione,
Ma mi dicon che dall' anno scorso è in pensione.
Non è cambiato quasi niente,
C'è qualche bambino che corre innocente,
Mentre tu ora sarai sul tuo sellino,
A scorazzar in città sul tuo motorino.
Esco allora dal cancello sconsolato,
Varco la sua soglia quasi senza fiato,
Ricordando quel tempo che fu,
E che ahimè ormai non c'e' più.
Dove abita il vento?
Forse in una conchiglia
o in un ciel di meraviglia!
Fra i panni ad asciugare
o su è giù per queste scale?
E se abitasse per le strade,
in un bosco o per i prati,
e se vivesse fra i capelli
o nascosto nei cappelli?
Forse abita nel mare
con i pesci e le lampare,
fra ali di farfalla
o fra i rami che ora agita?
Io lo so dove abita il vento,
abita in ogni silenzio
fra nuvole d’argento.
E’ il gusto dell’arte che rallegra,
l’arte semplice, pura e stratega,
che non trova riparo nella forma
e sorprende se stessa e chi la forma.
Ne più di aulicismi o retoriche la riempio,
perché l’arte è sentimento dello scempio,
il malessere che noi ormai viviamo
ed ogni giorno dal concepimento patiamo.
L’arte è la forma della semplicità,
colei che salva dalla malvagità,
che aiuta nei momenti di negatività
e salverà quando tutto crollerà.
Questa lode non sarà eterna,
domani la noia incomberà sulla terra,
ogni uomo ne sarà afflitto
ma chi vincitore e chi sconfitto.
Flaccide consistenze
tra massicce masse
di muscoli slegati
da ragione e cuore
e liftinghizzate apparenze
ci accompagnano nel viaggio
tramutato in speranza
di non cadere
tra dirupi e tentazioni
in quel divenire
agnelli o lupi
di un inutile sacrificio.
Vorremmo
essere come angeli
anche se poi
per poter volare serve
iniziare a rullare dritti
e, il decollo
potrebbe anche stupirci.
Ma incapaci ci limitiamo
e circoscritti al limbo
nemmeno i diavoli ci vogliono
per le nostre anime
pregne del nulla
ché nemmeno valgono
un due di picche.
Tre colpi forti
il terzo più del primo
e fu un fatto transitorio
dove il mai è assente
e niente è infinito.
.
Da quale costellazione arrivo
o da quale pozzanghera fangosa
assumo la mia unica forma
ammesso che siano forme
queste elettriche fattezze
.
Mi piace
che non sia stato veloce
l’andare da allora a qui
fingendo una crescita
e un sollevarsi.
.
Il tornare non mi interessa
e non saprei come fare
a sistemare tutte le ombre
che coprono il sole
continuando a giudicarmi
al passato.
ho scelto una casa
per sognare
in fila i banchi
in silenzio il signore
padrone ospitale
anche se mi sono fermato
scuro più che mai
stufo d’una vita
che nessuno sa spiegare
lui paziente ascolta
ma non parla
così non credo
possa aiutarmi
di leggere ho poca voglia
e delle sue storie
finisco bibbia o vangelo
a dormire sul piazzale
mi coglie la sera
lato guida
aggrappato al volante
ancora
alle solite visioni
d’una madre al vespro
tutte finzioni
di mistero
da quell’istrione d’un prete
hai voglia a confessare
sbadiglio invece
prima di riprendere la corsa
contro altri signori
che all’appuntamento
ma quanto fanno male
e tu signore che mi dici
di pregare
pure hai preso a calci
certi farisei nel tempio
perché non ricominci