La diversità abbraccia il mondo.
È trama d’orgoglio
che ordisce l’incontro con l’altro,
orlo d’anima, prezioso come gemma,
spogliato dal battito stupido del pregiudizio,
sguardo d’umanità
disegnato sul petto del rispetto.
La diversità
è il colore della bellezza
che vive per il mondo,
una cicatrice di magia
posata sul tempo d’ogni vissuto.
mi manchi
nella metró e in mezzo ai quadri.
Nei vestiti che cambio ogni giorno,
nella mia barba che ti piace così,
nel letto in cui la notte ti sogno
mi manchi.
Nel prurito che mi sta divorando,
mi manchi
nel tempo che spreco pensando a te.
Nelle parole che non ti dirò mai,
nel terrore che ho di perderti ancora,
nell'ansia di rivederti un giorno,
mi manchi
tra queste righe che non leggerai.
Haiku 5-7-5 ispirati da un haiku sullo stesso tema dell’autore Kalotins.
Dalla miseria
deriva l’ignoranza
e torna indietro.
Dall’ignoranza
deriva la miseria
e torna indietro.
Indifferenza,
di cuore e mente assenza
senza coscienza.
Indifferenti
di fronte ad altrui stenti
poco accoglienti
04/02/2025
metto ad ardere un ceppo di mia legna,
a quel ceffo che incombe mi avvicino,
quel volto cui la vita ognun consegna.
Stesso è l’ardor che fin da ragazzino
di passion questa vita ancor m’impregna
e l’intimo sentir rende divino
quel poetico amor ch’entro me regna.
Ma sento avvicinarsi la mia notte
e il fuoco del pensier divien più fioco,
disorientato tra illusive rotte.
Non più orizzonti fiammeggianti invoco,
c’è solo un buio che la vita inghiotte
mentre il tempo mi sfugge a poco a poco.
son qui, cristalli di luce e di mare,
pronti a mettersi in coda
dietro i ricordi che amo salvare.
Se vuoi proprio vederli,
mi chiederanno con garbo il consenso
per farsi scoprire
senza celare dettagli e colori.
*
Stesura 08/02/2025
siffatto mare
ci accompagna lontano
oltre la consuetudine dell'orizzonte
fino a perderci
nell'illusione del cielo
che continua a cadere
nei suoi spazi
e mentre il vento
trascina il mare
le parole inutili
sono sopraffatte
dal vocìo delle onde
Nasce una notte
e siamo qui a guardare
le vecchie stelle
come ci appartenessero
e il dondolio
della specchiata luna
lievemente vaga
va a rotoli,chi sono io in questo
tempo di dolore.
Un tempo di sofferenza
tra cielo e mare ,tra risvolti
di incredibile follia dove il
respiro sempre più affannoso
si intreccia nel cielo nuvoloso.
Chi sono io
dove I bimbi non trovano
più quella carezza ,quei
modi gentili , quell'abbraccio
sincero ,chi sono io ,
un punto nell'universo.
Parole disperse nel vento
nel cielo stellato ,
tra le onde del mare
tra un sospiro ormai
sempre più stanco.
Chi sono io mi domando
ma le risposte mai pace
troveranno,lassù tutto
splendente mentre il mondo
non sa più di niente.
E non ne va bene una
E le provo tutte:
Dal pizzetto ai basettoni,
Lunga o corta,
Così, cosò e cosà...
Ma perché è tanto difficile?
Siamo di nuovo tu e io, specchio, tu
E io rasoio... Okay, si comincia!
Zac Zac Zac
Ecco forse ora, forse ci sono...
Zac Zac Zac...
Dannata barba...
da sempre impantanato
con la faccenda di dio
annunciando prospettive
col falso mito della notte.
nella palude delle fratture umane
qualcuno stipula il tuo contratto
ed è chiaro che li serve
la buona gestione degli insulti.
ancora dio,il solo indagato
per questo lungo equivoco
escogita la morte per salvarci
dalla vita
magnanimo verso l'uomo
e la sua tesi pericolante.
Eclissi d’empatia
graffiano la mente dei bulli,
lavagne di dolore
piangono sulla pelle
come silenzi di persecuzione
e l’anima trema di vergogna
ostaggio dello scherno,
geografie d’insulti
e aurore di dolore
spezzano la vita dei ragazzi,
come l’ombra imponente del buio
un fragile raggio di sole.
Eppure sono solo ragazzi…
Ragazzi dal cuore spento,
ragazzi dal cuore malato,
ragazzi strozzati dall’odio,
ragazzi sporcati d’indifferenza,
ragazzi baciati dal vuoto
d’una sconcertante eclissi d’empatia.
Sonetto classico di endecasillabi a maiore in quartine a rime incrociate e terzine a rime alternate.
Dannato sia l'amore e chi lo ascolta.
Senza pietà nel cuore il suo pugnale
affonda e non uccide ma fa male
lasciando la ragione assai stravolta.
Se la speranza poi s'affaccia stolta
nonostante il silenzio più tombale
con cui l'amata latita e non cale
a lei la tua esistenza ormai sconvolta,
allora puoi ben dir che c'è l'inferno
ma non in un oscuro "Oltretomba",
non l'ipogeo latino antico Averno
ma più vicino e freddo che rimbomba
con cupo suono nel tuo petto interno
capendo che su te follïa incomba.
03/02/2025