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Profilo Autore: Oudeis  

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Una luce lurida gronda dalle stecche delle veneziane. Il copione è sempre il medesimo: si formano all'alba belle nuvole che potrebbero donare un po’ di pioggia e di refrigerio, ma presto sono dissolte e sostituite da scarabocchi, da venti sterili. Contemplare il cielo significa ogni volta affondare le pupille e la mente nell’orrore, eppure tale abominio è solo una parte minima del Male assoluto che calpesta e schiaccia impunemente gli esseri. L’esistenza è lacerata dai patimenti, ottusa dalla noia, intorbidita dalla ripugnanza. L’aria morta penetra nelle fibre logore di minuti tutti uguali, opachi. Ci si desta al mattino con la bocca impastata di sogni appiccicosi, con il pensiero rattrappito nelle consuete ossessioni, invischiato nella ragnatela di domande assertive, senza neanche più l’uncino del punto interrogativo: tale è la consapevolezza che il mondo è solo un macello con una facciata di cartapesta da albergo a cinque stelle. Sì, un mattatoio in senso sia letterale sia metaforico, un cumulo di carcasse e di corpi feriti, sanguinanti.

Può sembrare ingeneroso questo giudizio nei confronti del Creato, impreziosito da luccicanti meraviglie, eppure è arduo non coprirsi occhi, orecchie e narici per non percepire le lividure e i miasmi della putrefazione. Ogni istante è una goccia di acido sulla carne della realtà: le speranze si liquefanno prima in illusioni, poi in disinganni, le parole schiumano, la fede si infistolisce, i pensieri si aggrumano, le emozioni formano coaguli che ostruiscono le arterie dell’attesa. Il silenzio è squartato dagli urli striduli delle sirene - uomini e donne, giovani e anziani, gli organi danneggiati da un elisio elisir - lo scenario si gremisce di pacchiane antenne e pale eoliche là dove svettavano alberi frondosi.

La stessa lama dentata che sega i tronchi, recide le vene del cuore in una foga distruttiva ed autodistruttiva, in un impeto di castrazione. E’ una furia che si ritorce contro chi ne è preda sicché il confine tra omi££cidio e sui$$cidio si cancella. L’unica estasi che ci è concessa è il rantolo liberatorio dell’istante finale. L’unica consolazione è evacuata dalle filosofie positive del “tutto è Uno”, “tutto è perfetto”, ma sono escreti pieni di pus, salive sature di edulcoranti artificiali.  

Riflettere significa eviscerare l’universo. Lo squadriamo con occhi clinici, lo esaminiamo con sonde che penetrano in profondità innominabili, lo dissezioniamo con pinze, divaricatori, sgorbie… Alla fine lo copriamo con un freddo lenzuolo. In questo freddo obitorio, chiamato “vita”, splendono luci al neon. Prima, dopo, adesso: Ade. Esterno ed interno: il medesimo inferno. 

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Profilo Autore: Oudeis  

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Amo Torino per la sua diffidenza.
Ebbene, in una palazzina ne La Crocetta (o Crösetta, come la chiamano con sommesso orgoglio) una signora con il cane mi guardava con estrema circospezione: dovevo salire in ascensore, così evitò per attendere di nuovo il cabinato. Nessuno sguardo dall'alto verso il basso, nessuno scrutare: ero uno sconosciuto, e tanto bastava. Di sotto, nelle stradine dritte e mai contorte, aperte e smussate, il Liberty si vedeva che nascondeva spigoli nascosti e cuori ardenti. Eppure, la gente era posatamente imbiancata, di una lentezza sadica e di una postura cadaverica. Era quello che volevo. Un'invisivibilità forzata, del saluti scarsamente veraci e caserecci. Quella gente divampava nelle ossa e moriva dalla voglia di tingersi d'un bianco che, pur diverso, fosse sempre bianco. Quegli spigoli dovevano essere progettati per non farsi male una volta sbattutaci la testa, come il neonato che non cammina e viene agevolato nell'intestazione dei no-self del mondo. Non poteva già nevicare, infatti era solo calcina, fine, ordinata, riservata e frettolosa di lasciare il palco senza posarsi mai. Torino era quest'ammasso di volti lugubri, lucido e contriti: non si sarebbero mai girati pur di non dare conferma ai sospetti dei loro orrori mentali più tremendi. Così le pagine bianche sono quelle che raccontano le vere storie, allarmando la mente e costringendola a congetturare. Torino faceva silenzio, ma senza quell'ansia di un botto all'improvviso.
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Profilo Autore: Nicola Matteucci  

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E basta con questa burocrazia insulsa e stupida, che ci assilla giornalmente in ogni cosa che facciamo!

Per esempio, andiamo alle Poste per avere un estratto conto e la cassiera subito ci chiede carta d'identità, codice fiscale, numero del conto, IBAN, PIN, PUK, POS, Pim Pum Pam…che Pay PAL!

Come se non avessero già tutti i nostri dati!

E poi ci colleghiamo con il sito dell’INPS per chiedere della nostra situazione pensionistica; e qui comincia la tragedia;si entra solo con lo SPID (Servizio per idioti e dementi).

Bisogna introdurre la nostra Mail, il numero utente e la password che, maledizione! non c'è la ricordiamo più.

Quindi ne richiediamo una nuova che ci arriva dopo aver digitato un link.

E voilà! Eccola la nuova password suggerita. Gkk48#&-?83bporcput, facilissima da ricordare!

Ma non basta; per la nostra sicurezza informatica ci vuole un ulteriore step;

occorre scansionare il QR, mandare una PEC che conferma il Barcode, inserire il codice inviato via mail, la foto di un’impronta digitale, un referto che segnala problemi alla prostata, se si convive more uxorio e, alla fine ci arriva un messaggio che ci dice; accesso negato, si prega di riprovare!

E no! questo è troppo, ma vadavia i ciapp!

Stremato da questi contrattempi, decido di spedire un pacco ad un amico col corriere BRT; apriti cielo!  Bisogna inserire nel modulo nome, cognome, indirizzo, telefono, altezza, numero di scarpe, se si hanno i capelli neri o grigi, se militesente, quantità di peli sul culo, se diabetico o celiaco, testimone di Geova, vegano, anlmalista, apolide o appartenente alla comunità LGBTQ plus…oh basta  per carità!… Gesù, salvaci tu!

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Profilo Autore: Ferruccio Frontini  

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tu
sai chi sei
dove vai
cosa fai
cosa vuoi?
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Profilo Autore: poetessalibera  

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Pubblico alcune riflessioni tratte dalla prosecuzione del romanzo "A Nord del Nadir". L'opera non ha ancora un titolo. 

La prossima probabile guerra sarà una doccia fredda per tutti quelli che vivono nella bambagia: in parte è giusto sia così. Gli edonisti e gli indifferenti meritano di perdere gli agi in cui si crogiolano, quando miliardi di esseri senzienti languono nella miseria, nella fame, nella sete, nelle malattie. Perché questa discriminazione? Ma sì, credo che ce lo meritiamo anche noi che ci riteniamo onesti, buoni, sinceri. E lo siamo, per Bacco! Sì, ma siamo del tutto innocenti? Vai a sapere: anche in modo involontario abbiamo ucciso o danneggiato gli altri. Magari anche solo aver schiacciato una zanzara molesta è un atto che va pagato prima o dopo con usura. Forse paghiamo il fio di azioni riprovevoli commesse in esistenze anteriori. Non lo so, forse esagero. Purtroppo il mondo è fatto male: per sopravvivere bisogna sopprimere. Quando ci nutriamo anche di un vegetale, non togliamo la vita? Senza dubbio esiste una gradazione dei delitti, dai più lievi ai più gravi, da quelli colposi a quelli volontari. E’ vero anche, però, che il destino o chiamiamolo come volete, non è che ci tratti ed abbia trattato con i guanti di velluto: ci getta nel mondo, in un mondo malvagio e storto, ci fa brillare delle stelle nel cielo per spegnerle subito dopo, ci inculca istinti e desideri che non possiamo quasi mai soddisfare e noi scivoliamo nella gola, nella lussuria, nell’avarizia, nella superbia, nell’ira, nell’accidia, nell’invidia, perennemente alla ricerca di una felicità irraggiungibile, mentre il tempo si consuma e ci consuma per spalancarci la porta della morte. Passano gli anni: li trascorriamo impiccati a profezie, moniti, minacce di castighi divini. Così siamo al tempo stesso vittime e carnefici, colpevoli ed innocenti, anche se il fato è sempre un aguzzino. A questi peccati si contrappongono le virtù, ma sono qualità che è facile sciorinare, difficile mettere in pratica.

Sono un ex cristiano. Un po’ alla volta mi allontanai dalla fede in Gesù. Le ragioni? Tante. In primo luogo mi avevano stuccato le interminabili e arroganti dispute tra i fedeli su come interpretare questo e quel precetto, questa o quella frase, inoltre, più passava il tempo e più la storia dell’Uomo-Dio che salva o condanna chi ha deciso di salvare o condannare “ab aeterno”, anche se gli ha donato il libero arbitrio, non mi convinceva. Insomma, amici, è una storia che non sta in piedi, piena di astruse contraddizioni, di assurdità. Non so, forse sono io ad essere limitato: ma che senso ha lo psicodramma della tradizione ebraico-cristiana? Così, assalito da mille dubbi, ho abbandonato la congregazione e ho fatto “parte per me stesso”, come dice il poeta. Non voglio essere frainteso: non sono i miracoli del Messia, l’idea della resurrezione dei corpi ad aver suscitato le mie perplessità: la realtà è irrazionale, piena di enigmi e di sorprese. Se un fotone può essere sia un corpuscolo sia un’onda, se una particella può nascere letteralmente dal nulla, se può interagire con sé stessa, insomma se accadono mille fenomeni bizzarri, se una pianta può generare un frutto solo con la luce ed il carbonio – la natura è un diorama di miracoli, piccoli e grandi – non vedo perché Gesù non avrebbe potuto trasformare il vino in acqua o per giunta resuscitare un morto. Sono altri gli aspetti che non mi persuadono: vedo il Male e resto impietrito, sia un uomo menomato da una malattia o da un incidente oppure un infelice morso dalla depressione, la mia mente va in cortocircuito. Allora tutte le spiegazioni, tutte le raffinate esegesi dei testi sacri, tutti gli insegnamenti esoterici, tutte le leggi scoperte dagli scienziati mi paiono formule vuote, parole scritte sull’acqua, mi sembra che mentre ci incaponiamo per capire noi stessi, gli altri, l’universo, stiamo solo tentando di afferrare il vento.

L’orrore è in ogni dove: l'altro giorno ho dato uno sguardo in alto. Che abominio! Almeno una volta, quando ero un ragazzo, andavo in collina con i miei amici e mi godevo l’aria balsamica, il cielo blu cobalto, le nuvole cotonose, i prati pieni di fiori e di farfalle… Oggi lassù è un andirivieni ininterrotto di Arpie che rilasciano le loro deiezioni. Non si stancano mai, avanti ed indietro! Fuori è un inferno, come dentro di noi. L’universo sarà pure un ologramma: se lo è, bisogna ammettere che suscita non poco ribrezzo. E poi chi ha creato questo diorama da circo di periferia? Chi ha creato il Male e perché? A me sembra che chiunque sia stato, abbia ecceduto. Ci raccontano le solite storielle: il peccato originale, il libero arbitrio, la punizione dei peccati, magari con destinazione la friggitoria dove sarai arrostito “in saecula saeculorum”. E poi Dio che, per definizione, è onnisciente, non sapeva che Adamo ed Eva avrebbero mangiato il frutto proibito con annessi e connessi? Allora a che pro tutto questo? Per metterci alla prova? Per temprarci? Per poter dire che ci è stato elargito il dono più prezioso, la libertà, dono di cui comunque non abbiamo saputo e non sappiamo far buon uso? A volte penso che gli esseri viventi siano i balocchi di Dio, giocattoli di cui Egli si stanca presto: ecco perché ha congegnato innumerevoli piante ed animali, ecco perché li fa nascere, si trastulla un po’ con loro, per poi sostituirli, una volta che sono morti, con altri esemplari e così all’infinito. Alla fine si ottengono le solite “risposte”: il Male dipende da Satana come è descritto nella Bibbia, salvo poi accorgersi che nell’Antico Testamento, Satana inteso come nemico cosmico dell’Altissimo non esiste, dato che i passi in cui gli autori sembrano adombrare il Principe delle tenebre, sono in realtà riferimenti a re medio-orientali, nemici di I***, esecrati per la loro superbia.

Altri sono convinti che il Male è intrinseco alla natura umana: anche questa idea è una petizione di principio, anzi una tautologia. L’uomo è corrotto, perché è corrotto. E l’uomo di oggi? Viviamo in un’età post-umana, anzi anti-umana. Nelle stanze dei bottoni una cricca allotria passa tutto il suo tempo letteralmente a complottare contro i popoli: architettano ogni sistema per renderci l’esistenza impossibile. Ci avvelenano con l’acqua fluorizzata, con il cibo pieno di additivi, con i farmaci, con i “pasticcini”, con i metalli delle scie ***, con i cosmetici, i detergenti, i dentifrici; ci costringono a lavorare in cantieri pericolosi, in stabilimenti malsani, nelle gallerie di miniere buie e anguste, in campi bruciati dal sole, se siamo fortunati in uffici irradiati con campi elettromagnetici nocivi: il tutto in cambio di compensi miseri per giunta tartassati con mille tributi e gabelle, il tutto in cambio di quattro soldi che spendiamo per acquistare gli alimenti tossici che essi producono e mettono in commercio o diavolerie con cui inebetirci, impedendoci di ritagliare cinque minuti al giorno per coltivare lo spirito. Non solo, fomentano conflitti, inculcando lo sciovinismo, il fanatismo religioso, mandano i soldati a farsi massacrare al fronte, mentre loro se la godono nelle loro ville principesche tra lauti banchetti e concubine procaci, progettano e costruiscono armi di ogni tipo che rendono invalidi, mutilati, ciechi, sordi.. Non solo, sguinzagliano mute di “giornalisti” e di disinformatori che, raccontando spudorate bugie, contaminano le menti e non so se sia più grave corrompere il corpo o l’anima. E Dio in questo marasma dov’è? Noi qui ad aspettare Godot o, se va bene, il soccorso di Pisa.

Un collega di lavoro ha tentato di coinvolgermi nelle ricerche sulla Tartaria e sulla nuova cronologia di Fomenko, ma sono restio ad occuparmene, perché mi paiono trastulli da eruditi contrari al sistema, ma pur sempre eruditi: infatti, mentre ci si lambicca su date, fonti, personaggi storici, coincidenze, interpretazioni, il mondo, sia quello interno sia quello là fuori, continua ad essere un disastro indegno; molti continuano ad essere miseri, dilaniati da una granata o dalla disperazione. In che modo può influire sull’esistenza individuale sapere che, ad esempio, la figura di Cristo è stata creata a partire dalla figura di Andronìco Comneno, “basileus” dell’Impero romano d’Oriente? Ammesso e non concesso che ciò sia vero, tale risultato può solo incrinare la fede in chi ancora miracolosamente è riuscito a preservare un po’ di speranza nel Salvatore. Questi campi d’indagine sembrano solo diversivi escogitati dai poteri occulti o passatempi per oppositori “snob”.

Presto si constata quanto è orribile la “realtà”, una specie di incubo persino sognato da altri. Tutte le disquisizioni sulla legge di risonanza, sui prodigiosi poteri del pensiero quantico sono solo abbellimenti, orpelli, simili a quei monili corruschi, alle gale coloratissime che ornano macabri teschi degli antenati presso alcuni popoli, o assomigliano alla pacchiana bigiotteria, ai belletti pesanti, alle tinte improbabili con cui una donna attempata e infelice cerca di nascondere l’ingiuria del tempo: il doppio mento, le rughe profonde, le palpebre cascanti, la pelle vizza, i capelli diradati con le radici incanutite. Si può pontificare quanto si vuole di coscienza che crea, di tutto che è Uno, di sincronicità, di natura multidimensionale dell’uomo, di Anima che matura esperienze attraverso l’involucro del corpo e via discorrendo, ma un bambino mutilato da una mina, un dissidente cui i carnefici strappano le unghie e cavano gli occhi, un coscritto che combatte in una trincea umida e fangosa, assordato dai colpi dell’artiglieria, una madre che perde il figlio in una guerra provocata da cinici usurai internazionali, un infermo derelitto in un ospedale, umiliato nello spirito e sofferente per le piaghe da decubito, persino - e forse si tocca qui l’apogeo della disperazione, nonostante le apparenze - un uomo bello, ricco e famoso che si aggira inquieto nelle lussuose camere della sua villa principesca, con tanti soldi che non sa più neppure come scialacquarli, ma solo e senza un vero fine nella vita, sono forse sfiorati da codeste sublimi elucubrazioni, dall’afflato dell’ottimismo leibniziano?  

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Profilo Autore: Oudeis  

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Immagini perturbanti invadono
i miei spazi di addormentamento.

Figure femminili, acide, si aprono e si richiudono
ruotando su se stesse.

Imprevedibili.
Macchie scure come inchiostro
in una soluzione fluida.

Cerco di fissarle ma la mia attenzione è catturata
da bocche assassine che mi chiamano
e da occhi che ridisegnano ogni volta
forme distorte e terrificanti di volti,
per poi stracciarsi.

Nel buio più nero c'è sempre una creatura tentacolare
che dal suo fondo mi risucchia.

Quindi, chiedo, è così che andrà?

Mi anestetizzeranno, mi apriranno il torace
e collegheranno la circolazione sanguigna
ad una macchina.

Poi fermeranno il mio cuore
per sostituire le valvole che mi hanno accompagnato
in tutti questi anni.

Vedi come potrebbe essere facile,
a quel punto, lasciare questa vita zoppa(?)

perché, quando mi rianimeranno,
chi vi garantisce che io voglia tornare?

La prima volta ha prevalso l'istinto,
una sorta di azzardo,
ma questa volta c'è una consapevolezza diversa, piena,
di sapere la vita,
questa meravigliosa vita che vi conduce alla metafora del viaggio,
a sensi senza senso, ad un continuo eccetera eccetera,
lasciando conti in sospeso, passi stentati,
bianche puledre sciolte e letti chiavati.

E c'ho lavorato tanto su questa cosa della scrittura,
convinta che la poesia potrebbe essere l'unico motivo che valga la pena,
per non lasciare che tutto resti nel segreto
delle mie stanze.

Per correre ancora, non più col cuore in gola.

Se non avrete più notizie di me...
sappiate che vi ho amato senza pietà.

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Profilo Autore: Lilith50  

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"Che grande farsa è la vita! Nulla è come sembra: ogni verità ha sempre una sua piccola finzione. In fondo, siamo tutti attori: ognuno ha la sua parte da recitare, ognuno ha la sua storia da raccontare. Sulle tavole di questo enorme palcoscenico, cerchiamo applausi e consensi. Spesso inventiamo storie mirabolanti per impressionare la platea; a volte dimentichiamo le battute e proviamo imbarazzo. Troppo spesso facciamo salti troppo grossi per le nostre piccole gambe e così ci ritroviamo piagnucolanti e con il sedere a terra. Talvolta camminiamo carponi e facciamo fatica a rialzarci; ma poi, seppure doloranti e acciaccati, ci rimettiamo in piedi. Anche se spesso prendiamo più calci che carezze, non ci fermiamo mai. Quando siamo felici e ci pare di volare, ci viene chiesto di stare con i piedi per terra. Quando corriamo, ci dicono di frenare, perché potremmo farci male. Se stiamo fermi, ci chiedono di correre, perché a stare fermi non si va da nessuna parte. E noi andiamo... e spesso senza sapere dove. Ci invitano a fare cose mai viste e noi andiamo, anche se spesso brancoliamo nel buio. Ci chiedono di fare cose che non capiamo e noi lo facciamo senza neanche chiederci il "perché". Quando poi cala il sipario, ognuno si toglie gli abiti di scena e si ritrova con sé stesso... e intanto che aspetta, prepara il copione per affrontare l'indomani una nuova commedia. Così è ogni giorno... finché non si esce di scena. Che grande farsa è la vita: anche se non sei un grande attore, la tua parte la devi per forza fare. Non serve a nulla essere abili a recitare: il copione va continuamente riscritto... bisogna solo sapere improvvisare.
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Profilo Autore: Giovanna Balsamo  

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Che significato hanno quelle che chiamiamo “coincidenze”? Stiamo leggendo un testo e di colpo ci imbattiamo nella stessa parola che qualcuno in quel preciso momento pronuncia. Succede anche con vocaboli talmente rari che siamo tentati di escludere la casualità. Per molte ragioni almeno i sincronismi ci sorprendono: in primo luogo, perché ci pare che – come taluni amano ripetere – l’universo ci stia inviando un messaggio. Siamo dunque i destinatari di segni appartenenti ad un codice? Non è un piccolo privilegio essere coloro cui sono indirizzate importanti missive. Sono segni simili ai sogni, anch’essi enigmatici nella loro pregnanza ed inestricabilità semantica.

Pure i sogni sono comunicazioni che vengono da profondità arcane, inesplorate: manifestano, velandole, verità abissali. Rivelano, ossia velano di nuovo. Il cosmo tenta di instaurare un dialogo con noi, ma per riferirci che cosa? Se già è difficile interpretare le icone di questa dimensione spazio-temporale, è quasi impossibile decriptare quelle che la trascendono. I sincronismi sono smagliature nel tessuto del mondo, bulloni che stanno per saltare. Le convergenze ci stupiscono, anzi ci sgomentano, anche poiché possiedono alcunché di fatale: si ha l’impressione di essere delle puntine che inciampano in un granello di polvere sul microsolco definito “vita”.

Si avverte un senso di astratta irrealtà. Scrive John Keel: “La nostra realtà non è poi così reale come sembra. La profezia, l’arte di prevedere il futuro, sarebbe impossibile, se il futuro non esistesse già in qualche forma. E’ solo che ci mancano i giusti mezzi per definire e descrivere quella forma”. Probabilmente è così: il futuro esiste già e noi possiamo solo andargli incontro. Certo, meglio la razionalità del destino, per quanto nascosta ed incomprensibile, che l’illogicità, la follia del caso. Questo ci conforta, ci spinge a vedere nel quadro degli eventi, persino quelli più inaccettabili, un disegno, un filo che tutto unisce, di là dalle apparenti separazioni. In fondo, siamo all’interno di un gioco cosmico, anche se poi è diventato un giogo.

Dal romanzo filosofico e psicologico intitolato "A Nord del Nadir". 

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Profilo Autore: Oudeis  

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Ci sono vuoti che non si possono colmare:
ovali senza volto, corpi senza nome, anime senza vita che vagano errabondi...in attesa di incastrarsi in qualche puzzle dell'oblio, sparso nel nulla.
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Profilo Autore: Giovanna Balsamo  

Questo autore ha pubblicato 291 articoli. Per maggiori informazioni cliccare sul nome.

Solo allora lo capì finalmente,

solo allora lo capì, quel segreto:

l’amore, che ci guida occultamente,

della vita è recondito amuleto.

Tutto quanto ci affascina del mondo,

i mari, le pianure, le montagne,

con aurore e crepuscoli di sfondo,

boschi, fiumi, valli, laghi e campagne,

steppe e deserti, savane e pianure.

di più, cielo, tramonti e pur tempeste,

di più, città e umane architetture

nella quiete o quando il vento le investe,

tutte cose in sé vuote e indifferenti,

ma che senza che noi lo sospettiamo

si carican d’umani sentimenti

e fan sì che l’amor già percepiamo.

Quanto stupido davvero era stato

a non rendersene conto in passato.



Si tratta di una personale interpretazione in versi di un brano tratto da “Un amore”, romanzo di Dino Buzzati pubblicato nel 1963 da Mondadori, che lessi da ragazzo, qualche anno dopo. Un pezzo in prosa ma ad alto contenuto poetico, che riporto di seguito testualmente ma arbitrariamente suddiviso in versi. Basterebbe una compilazione in versi a legittimare il termine “poesia”? O si tratta, per usare un’espressione non mia, di sola “prosa verticale”? C’è una differenza e/o un confine tra poesia e prosa poetica quando quest’ultima venga solamente suddivisa in versi?

Solo adesso, finalmente,

si rendeva conto del segreto.

Un segreto molto semplice: l'amore.

Tutto ciò che ci affascina

nel mondo inanimato,

i boschi, le pianure,

i fiumi, le montagne,

i mari, le valli, le steppe,

di più, di più, le città,

i palazzi, le pietre, di più,

il cielo, i tramonti, le tempeste,

di più, la neve, di più, la notte,

le stelle, il vento, tutte queste cose,

di per sé vuote e indifferenti,

si caricano di significato umano

perché, senza che noi lo sospettiamo,

contengono un presentimento d'amore.

Quanto era stato stupido

a non rendersene conto finora.

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Profilo Autore: Sisifo Gioioso  

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Riflessione nata da un “messaggio d’addio” ricevuto (su un altro sito dedicato a lettura e scrittura, non qui) che mi lasciò tentennante: un autore mi scrisse che non mi avrebbe più rivolto la parola per un mio like ad un testo pubblicato da un altro autore.


A cosa serve un “like” concesso ad un testo? Per me solitamente vuol dire che di quel singolo, specifico testo (infatti parliamo di “like al testo”) ho apprezzato il contenuto, mi ha spinto a pensarci o addirittura lo condivido e contemporaneamente ne apprezzo stile e forma; se non entrambi gli aspetti (contenuto e forma), uno dei due almeno mi è piaciuto molto ed in quel caso cercavo di esplicitarlo in un commento, grazie al servizio¹ che purtroppo ora sul sito è temporaneamente bloccato. Comunque si tratta di un apprezzamento rivolto a quello specifico testo, magari perché si condividono molte delle idee/valutazioni che l’autore del testo stesso sta esplicitando proprio in quel testo. Non è un like ad una persona, non è una proposta di matrimonio nei confronti di quell’autore che addirittura, come nel caso specifico, può non piacermi per altri aspetti riguardanti altri suoi pensieri o suoi comportamenti che in quel singolo testo però io personalmente non sto ravvisando. Consequenzialmente resto basito quando l’indomani ricevo da altri messaggi privati di dichiarazione di revoca di “stima” / “amicizia” / “simpatia” / “credibilità” / addirittura “onore” motivati dall’essere diventato io “amico” o “complice” dell’autore di quel testo!

Resto basito e mi faccio mille domande sia sugli altri sia su me stesso, come se su me stesso non ne stessi già facendo troppe da troppo tempo!

Ma alla fine, i rapporti con gli altri si debbono basare solo sulla misurazione delle presunte simpatie o amicizie che a costoro vogliamo attribuire?

Lasciare un “like” ad un testo (non ad una persona) non potrebbe essere utile anche quando dissentiamo dall’autore del testo per altri suoi scritti o atteggiamenti? Non può essere un nostro piccolo contributo nei confronti di quella persona per aiutarlo a capire quando e come ci risulta più piacevole (almeno dal nostro singolo personale punto di vista, per quel che può valere)? Poi concretamente quell’autore potrà non coglierne il senso, ma non pensavo che averci provato volesse significare essere condannato alla “damnatio memoriae” da parte di quanti prima mi seguivano o addirittura mi si dichiaravano “amici”.

Ovviamente immagino di essere nel torto, come in tutto; del resto viviamo in un pianeta in cui il conflitto, a qualsiasi livello, sembra essere la linea guida della vita: quella che i biologi chiamano “competizione spermatica” e che non è legata banalmente al sesso e in realtà neanche ad una singola specie vivente; la base per dividere in amici e nemici, creare gruppi chiusi e giustificare guerre. Ma ora sto divagando troppo, il senso di questo scritto era solo far sapere a me stesso, ma volendo anche a chi nonostante tutto continua a leggermi, che son basito! Per la conseguenza del mio “like” ad un testo o due che mi hanno interessato.

Intanto fuori dalla finestra s’è scatenato un temporale con fulmini che rendono intermittente (per ora, spero non peggiori) la connessione internet e che abbagliano nel buio di una mattinata dal cielo nero mentre l’acqua che vien giù senza nessun freno pare intenzionata a sommergere questa valle di lacrime; e mi vien da pensare che allora forse un dio esiste ed ha deciso di scatenare l’apocalisse per punirmi del “like” che ho messo. Temo possa anche passare una tromba d’aria… ho vaghissimi ricordi di quando ero ancora vivo a tutti gli effetti che associano il trombare a qualcosa di piacevole, ma forse non erano le trombe d’aria! Del resto se qualcuno qui mi chiama Alzheimer, un motivo ci sarà!

¹: funzionalità dei commenti che in quel sito nella 2ª metà di agosto 2024 fu in “manutenzione” per delle modifiche.

20/08/2024

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Profilo Autore: ioffa  

Questo autore ha pubblicato 617 articoli. Per maggiori informazioni cliccare sul nome.
La sporcacciona: tutti la criticano...ma tutti la amano
e chi sporcacciona non è cosa deve fare per farsi amare?
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Profilo Autore: poetessalibera  

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Il Presente è un soffio...
si corre di giorno in giorno e quando si sono ammucchiati i mesi, che fanno il Passato,
si dice: "Mamma mia, pare ieri!
Il Passato è esperienza, errori compresi, si spera saggezza in accumulo
che ci servirà nel Futuro; chimera lenta e piena di mistero,
tanto che a volte ci succede quello che non ci saremmo mai aspettato.
La vita è proiettata nel Futuro ma il futuro, saprà attenderci?
Il Passato, inoltre, sono cicatrici, tante;
ed ogni cicatrice è il solco scavato dalla strada percorsa;
sulla quale passeranno i nostri successori e,
se abbiamo seminato bene, servirà da lezione.
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Profilo Autore: sasha  

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Vari pensieri

1) Tutti i gatti amano le coccole... il mio preferisce le croccole.
2) Gli uomini primitivi respiravano aria pura non inquinata, mangiavano solo cibi naturali e facevano molto movimento per procurarseli, però morivano a trent'anni.
3) Un cinese è andato a visitare la Svezia... ed è rimasto velamente di Malmo!
4) Sono andato a vedere una mostra di Francis Bacon... e stranamente non c'era nessun vegetariano!
5) Un postino cade dalla bici e si rompe un piede:frattura con posta.
6) Ciao Mario, come va? Eh, non troppo bene:l'altra sera sono andato in pizzeria con la mia fidanzata ma abbiamo litigato e lei se n'è andata piantandomi in asso: e tu come l'hai presa? Prosciutto e funghi. 
7) Ma le rose senza spine vanno a batteria?
8)Quando si svegliano i musulmani?
Allahalba...
9) Luigi piange sempre al lavoro... fa il commosso
in un negozio di cipolle.

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Profilo Autore: Ferruccio Frontini  

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