a chi non sa sognare.
Come fai a parlare d'amore
a chi non sa amare.
Come puoi dare un bacio
a chi non sa baciare
e una carezza
a chi non sa accarezzare.
Come fai a dare un fiore
a chi non sente i profumi
e un abbraccio
a chi non ama il calore
e un sorriso
a chi non ama i sorrisi.
Come fai a dare tanto
a chi non merita nulla.
Non si dovrebbe, ma si può.
Non si potrebbe...ma si fa.
Il mondo è pieno di braccia
aperte...vuote di corpi.
La vita è piena di bocche
aperte...prive di cibo.
Il mondo è pieno
di strade da percorrere
senza braccia, né gambe.
Tanti uomini rincorrono prede
e tanti altri mangiano polvere.
Uomini simili ad altri uomini
non vedono con gli occhi,
non ascoltano con le orecchie,
ma con i denti
sbrandellano loro simili.
Siamo tutti esseri umani;
ma per colpa di alcuni uomini,
tanti uomini
vivono disumanamente.
Si finge sempre di più
e si ama sempre meno.
La bellezza è diventata più brutta,
ma nessuno se ne accorge.
Le risate più false,
ma nessuno ci fa caso.
La miseria più logorata,
ma nessuno la vede.
Si svuotano le tasche
di chi ha poco danaro.
Si cercano soldi
a chi ha già dato tutto.
Si chiede l'impossibile
a chi non ha più nulla.
E la gente sorride
e fa finta di niente.
Abbracci, baci e finzione...
come da copione...
e ovazioni a chi pretende
e a chi non merita.
Liberi ma oppressi
da invisibili catene
tanti umani incatenano
altri umani.
Mentre ordigni
sempre più potenti
seminano morte...
c'è chi raccoglie
vestiti senza corpi,
scarpe senza piedi.
corpi senza testa.
Laddove una coltre di fumo
cela braccia protese...
dietro un terrificante rumore di sparì
e un raccapricciante
tanfo di morte...
un lungo applauso copre il pianto.
Che delusione, l'umanità!!!
Incredibile, assurdo, che gli psicologi stessi non si chiedano il motivo di questo successo del "pelo facciale", che fino a pochi anni fa non piaceva a quasi nessuna donna (poi i gusti come hanno potuto ribaltarsi completamente???) e ora tutte sembrano impazzire per le facce d'orso. No, non si chiedono il motivo, il cervello lo hanno spento pure loro, si limitano a seguire obbedienti la moda come un gregge di pecorelle.
Che delusione, che amarezza!!!!
Nessuno usa più il cervello in modo indipendente e consapevole e io mi sgolo per cercare di risvegliare le persone da questo letargo cerebrale! C'è ancora qualcuno che usa il cervello in modo consapevole e indipendente?
Rette parallele?
L’universo è composto da miliardi di galassie al cui interno esistono miliardi di sistemi solari più o meno simili al nostro e, se pur pochi i pianeti che possono avere le caratteristiche necessarie ad ospitare la vita, con cifre del genere parliamo di almeno un milione di pianeti potenzialmente idonei. Possibile che viviamo in un immenso condominio e pensiamo di esserne gli unici inquilini? Come mai, allora, ancora non abbiamo incontrato civiltà aliene? “Dove sono tutte quante?” si chiedeva il premio Nobel Enrico Fermi, mettendo in discussione quello che era un calcolo statistico noto come “equazione di Drake”. Ecco, stiamo parlando del famoso “paradosso di Fermi”. Ci sono varie teorie proposte come soluzione. Intanto, perché si possano sviluppare forme di vita intelligenti su un pianeta occorrono diversi fattori che debbono combinarsi contemporaneamente: distanza dalla stella, durata dell’abitabilità del pianeta sufficientemente lunga da permettere lo sviluppo di una civiltà evoluta e così via. Per far si che poi due civiltà siano così tecnologicamente sviluppate da potersi trovare e comunicare tra loro occorrono tanti altri fattori, tra cui la contemporaneità, oltre che la relativa vicinanza, in termini di anni luce. In un universo che si stima abbia più di una dozzina di miliardi di anni potrebbe facilmente capitare che le civiltà più evolute non siano contemporanee, o che siano troppo distanti e quindi destinate a non incontrarsi mai. Come due rette parallele.
Ora, pensiamo per un attimo di applicare questi concetti nei rapporti umani e, in particolar modo, nell’amore.
Per gli stessi analoghi motivi, molte persone non trovano nella loro esistenza quello che molto romanticamente qualcuno definisce l’altra metà della mela, l’anima gemella, la persona ideale. Su un pianeta, dove ci sono più di sette miliardi e settecento milioni di abitanti, dov’è la nostra anima gemella? Il paradosso di Fermi dell’amore. Sicuramente per ognuno di noi c’è una persona giusta che può accompagnarci per tutto il cammino della nostra vita. Tuttavia in molti casi non la riconosciamo, o l’incontriamo troppo presto o troppo tardi, oppure semplicemente capita che non l’incontriamo affatto. Di nuovo rette parallele. Così molti trascorrono la loro vita in tentativi di vivere come rette coincidenti. Un po’ come fa il S.E.T.I., il programma di ricerca di vita intelligente voluto proprio da quel Frank Drake di cui sopra, nel 1960 e attivo ufficialmente dal 1974. Quarantacinque anni, una vita appunto.
Ogni volta ci si illude di aver incontrato il segnale giusto, la retta coincidente, ma poi ci si accorge che era un segnale radio emesso da una radiosorgente qualsiasi.
Beh, diciamo che in amore è un po’ meno tragica ed estrema la cosa. C’è una pur piccola percentuale di coppie felici che restano insieme tra le onde gravitazionali della vita per tutto il tempo concesso dal loro orologio biologico. Per molti, però, non è così e le tipologie sono tante.
Ci sono alcuni che non si arrendono mai e cercano per tutta la loro esistenza, altri che si arrendono e trovano un proprio equilibrio di single a tal punto che se capita davvero di incontrare una potenziale persona giusta sono oramai chiusi al cambiamento, timorosi di rischiare inutilmente di perdere quell’equilibrio faticosamente raggiunto per un tentativo il cui esito è incertissimo. E poi ci sono quelli che si adattano. Non hanno trovato proprio un’altra civiltà evoluta, ma almeno è comunque una forma di vita. Un po’ come quelle vecchie zitelle, espressine inutilmente e stupidamente dispregiativa che ho sempre odiato, col cane o il gatto a fare da surrogato affettivo. Del resto la natura umana ci rende difficile l’anaffettività, inaridendoci come piante senz’acqua. E poi quelli che “lo faccio per i figli.”, poi tutta la casistica delle coppie omosessuali, le cui dinamiche presentano varie sfumature a causa della non accettazione piena nell’attuale società, e poi, e poi, e poi…
Insomma, concetti come l’equazione di Drake, il paradosso di Fermi o lo stesso progetto di ricerca S.E.T.I. finiscono per essere più semplici dell’amore. Questo perché si basano su un sistema binario: 0 o 1. O ci sono altre forme di vita o non ci sono.
In amore, invece, ci sono “cinquanta sfumature di grigio, di rosso e di nero” e le tipologie di casi possibili sono, perciò, innumerevoli. Niente sistema binario. Decimale sicuramente. Conosco tante coppie felici, tra gli amici o già semplicemente pensando ai miei genitori. Ma i nostri genitori, o almeno di chi è della mia generazione, facevano parte di quel periodo che precede la legge sul divorzio. In un rapporto Istat del settembre 2018 si rileva che i matrimoni sono in netto calo, mentre sono in netto aumento i divorzi e le unioni civili. Due epoche nettamente distinte che potremmo definire ante e post divorzio (a.d. e p.d.). Nell’epoca a.d., decisamente patriarcale, i matrimoni si accettavano e basta, come la religione. Con la legge sul divorzio tutto è progressivamente cambiato e si è sempre meno disposti a sopportare. Così accade che anche quelle rette che venivano spacciate per coincidenti, magari erano solo adiacenti, o addirittura parallele e, nel p.d., arriva il “Ti lascio” fatidico, a volte anche con eccessiva facilità.
Fra le tante tipologie di rapporti e di ricerche della persona giusta la più tragica, che tinge continuamente di rosso la cronaca, è quella del proprietario. Una violenta categoria nella quale rientrano tutte quelle persone che credono di aver trovato più che l’anima gemella l’oggetto giusto che, quindi, diventa di loro esclusiva proprietà. Concetto che quasi sempre viene ribadito con violenza, fisica e psicologica. Il termine femminicidio è stato coniato di proposito per indicare tutti quegli oggetti che hanno provato, al prezzo della vita, ad emanciparsi a persone. Una sorta di tante burattine di legno che cercavano disperatamente di diventare umane, come nella nota favola di Collodi, ma per le quali il loro personale finale non è quasi mai altrettanto a lieto fine. Anche su questo ci sarebbe da scrivere tanto.
Eppure, tra quasi otto miliardi di persone che consumano e inquinano il pianeta come una distesa enorme di cavallette, ci sarà pure una persona che fa per noi, no? Già, ma dove. Quando ero poco più che adolescente scrissi, speranzoso, con la mia tratto-pen rossa sul diario scolastico (chi non l’ha mai fatto?):
Come il primo giorno
Un amore è bello
quando resta come il primo giorno,
fino a che non diventa abitudine.
Poi diventa solitudine spesa in due.
Quel giorno l'amore morirà
fra i morbidi cuscini della sopportazione.
Fa che il nostro amore
non divenga mai abitudine e sopportazione.
Non so dire quel fa a chi fosse rivolto, né di quale amore parlassi, perché ancora non avevo avuto una ragazza. Avete presente l’adolescente della pubblicità che afferma orgoglioso “Mai avuto carie in vita mia!”? Ecco, una cosa del genere. Io magari con meno orgoglio. Forse fu solo una preghiera preventiva, “Hai visto mai che funziona…”, oppure una tragica intuizione. Chissà. So di averlo scritto a modo mio, con l’ottica di un adolescente che sognava l’Amore, quello con la A maiuscola, ma quanti hanno pensato la stessa cosa. Con il lavaggio del cervello che ci facevano con tutti quei film romantici e con l’esempio dei nostri genitori, come si poteva non pensare a concetti simili.
Adesso non voglio stare qui a parlare delle rette e della geometria della mia vita personale. Trovo più interessante, invece, parlare delle combinazioni legate alle nostre scelte, che tutti i giorni compiamo nella vita, e che hanno un risvolto più o meno determinante sul nostro percorso. Di come queste scelte si ramificano in un groviglio di strade, nel quale a volte ci perdiamo, o che ci portano alla destinazione sperata. Si nasce e si entra in un labirinto che varia e si sviluppa in base alle porte che scegliamo di attraversare di volta in volta, al contesto familiare e sociale in cui cresciamo e a quanto siamo condizionabili da esso (parafrasando il paradosso dei gemelli, proposto nel vano tentativo di screditare la relatività ristretta, fate crescere due gemelli in due contesti socio-culturali diametralmente opposti e avrete due individui totalmente differenti).
Non pensate ad un labirinto bidimensionale. Pensate, piuttosto, a qualcosa come il labirinto di Escher, dove a volte le scelte ci portano in alto, ma altre volte in basso, sfidando le leggi della gravità. Ma questo labirinto non è preesistente. Come ho detto si sviluppa man mano che procediamo. Il caso stende il filo, l’Uomo ci cammina sopra, e non è che il filo vada sempre dritto, come quello su cui cammina un equilibrista, ma segue infinite traiettorie casuali. Se preferite, pensate al film di Peter Howitt “Sliding Doors”. Perdere o non perdere la metropolitana in una mattina qualunque cambia radicalmente la vita della protagonista.
La nostra vita è un continuo susseguirsi di Sliding Doors e le nostre scelte non sono sempre consapevoli del percorso a cui ci condurranno. Siamo obbligati a scegliere, spesso ipotizzando solo dove porterà quella scelta, oppure perché in quel momento ci appare la scelta migliore. Accettiamo o rifiutiamo un lavoro. Non notiamo il/la ragazzo/a bruttino/a delle medie inconsapevoli che potrebbe essere la persona giusta per noi, poi magari lo/la rincontriamo quarant’anni più tardi, per caso, e dopo una lunga chiacchierata davanti ad una pinta di birra tra vecchi compagni di scuola ci si apre un mondo. Ecco, mi piace pensare, e giocare a crederci, che, come nel film di Howitt, ogni nostra scelta dia inizio a tanti mondi alternativi per quante sono le scelte possibili. La nostra vita prosegue anche nelle direzioni non prese e così all’infinito. In almeno una di queste vite parallele c’è certamente un noi felice, che ha imbroccato la scelta giusta. La fortuna sta nel trovarsi nella realtà giusta tra tutte le infinite possibili.
In fondo, nella fisica teorica c’è una teoria che cerca di conciliare la relatività generale con la meccanica quantistica, ancora in fase di sviluppo, nota come “teoria delle stringhe” che, semplificando, porta alla teorizzazione di infiniti universi paralleli il cui insieme coesistente è definito Multiverso. In tutti questi universi ci sono tutte le scelte possibili sviluppate nello spazio-tempo. Fico, no? Magari c’è una dimensione nella quale il 4 maggio del 1949 il Fiat G.212 non si schianta contro la collina di Superga e il Grande Torino continua ad imperversare nel campionato italiano, vincendo tutti gli scudetti che, invece, in questa realtà, hanno vinto i cugini bianconeri. Magari in un’altra c’è un ragazzo che ha avuto il coraggio di affrontare la propria omosessualità e, invece di sposarsi, si dichiara al compagno di banco. Un’altra ancora dove due individui si incontrano trent’anni prima rispetto ad un’altra realtà, evitandosi una serie di disastri personali. “Come in cielo, così in terra.”, mi verrebbe da dire. Chissà. Magari. Tuttavia Hawking, nel suo ultimo lavoro, ha ipotizzato una sorta di limite all’infinità di possibili universi, raffreddando un po’ il mio entusiasmo.
Solo un esercizio mentale.
E se invece fosse tutto sbagliato? Non tanto tutto il filo del discorso. Sul nostro pianeta ci sono effettivamente quasi otto milioni di abitanti e l’universo è realmente popolato da milioni di potenziali pianeti che potrebbero ospitare la vita.
Se fosse il presupposto ad essere sbagliato? Non esiste la persona giusta in senso assoluto. Tutti possono essere potenziali anime gemelle. È il modo in cui interagiamo con gli altri, il modo di porci e di capire gli altri, il nostro livello di empatia e capacità di saper trasmettere ciò che realmente siamo a rendere un rapporto, una relazione, valida e duratura. Quanto sappiamo veramente chi e cosa vogliamo? Perché sembrerà scontato, ma non è così. Molti capiscono cosa vogliono realmente dalla vita quando si è già in là con gli anni e dopo tante delusioni. Potrebbe essere? In fondo, noi chi siamo? Come ci vedono gli altri? Come siamo davvero? Cosa ricorderanno di noi gli altri quando non ci saremo più oppure quando, ad esempio, il rapporto con alcuni sarà in qualche modo interrotto? Cosa sopravvive di noi? Come ci ricordano tutte quelle persone che per mille motivi abbiamo perso per strada?
L’unica cosa che sopravvive di noi è il ricordo che lasciamo negli altri. In vita, come dopo la morte, ciò che più conta è l’immagine che diamo di noi, ma non sempre corrisponde a ciò che effettivamente siamo. Eppure quello che trasmettiamo agli altri è fondamentale e determinante e se non siamo capaci di esteriorizzare correttamente noi stessi, contribuiamo a lasciare di noi un’immagine sbagliata.
Ma basta? Tutto qui? Insomma, non troviamo altre forme di vita perché le cerchiamo a nostra immagine e somiglianza ed invece la vita ha infinite forme possibili? Forse, ma c’è da dire che nei rapporti di coppia, per definizione appunto, bisogna essere in due a porsi in un certo modo reciprocamente. L’amore si dimostra, non si proclama, ma a farlo bisogna essere in due. Altrimenti non funziona comunque.
Siamo punto e a capo. Qual è la verità?
Forse semplicemente che nell’universo niente è eterno né immutabile. Perché allora dovrebbe l’amore non rispettare le leggi inviolabili della fisica? Si tratta solo di questo? Tutto ha un inizio e una fine, dalle forme di vita alle civiltà evolute, dal più piccolo dei pianeti allo stesso universo. Nulla è per sempre. Neanche i diamanti, in fondo, se rapportati alla durata dell’universo così come lo conosciamo, sebbene una famosa pubblicità dica il contrario. Ma si sa, la pubblicità è ingannevole per natura come lo è spesso l’amore e l’impossibilità di essere anaffettivi gioca un ruolo fondamentale. Dunque anche i rapporti umani sono sottoposti a questa semplice legge. Nascono, crescono, invecchiano e finiscono. Come qualunque civiltà nella Storia, come qualunque essere umano. Quello che cambia è solo la durata. Per cui, ai nostri occhi mortali, alcune cose ci sembrano eterne, e forse anche i sentimenti. Ma non è così. Altre volte “il vero amore”, quello delle favole, dura quanto una rosa o una farfalla.
Per un giorno
Per un giorno soltanto
vorrei che per un attimo il mondo
si fermasse a guardarci, stupiti di tanto,
e convinti di un nuovo miracolo
prendesse ad imitarci.
Che un amore possa restare come il primo giorno, come scrivevo sul mio diario scolastico di seconda media superiore, è solo un romantico sogno adolescenziale. Prima o poi subentra l’abitudine, la sopportazione e la solitudine spesa in due e sul diario avrei fatto bene a limitarmi a scrivere i compiti per il giorno dopo.
Gli adolescenti. Son fatti così. Si riempiono la testa di mille cose, si innamorano di mille idoli che poi cercano nella vita reale e puntualmente restano delusi. Dalla vita reale ma, a volte, anche dagli idoli. Forse oggi, rispetto alla mia generazione, anche di più, giacché la vita reale ha uno spazio sempre più ridotto dai social e dai cellulari. Ma questa è un’altra storia.
Dunque ancora mi chiedo: che tipo di rette siamo? E che tipo di rette possiamo aspirare e sperare di essere? Almeno adiacenti? Rette in movimento? Mi sa che non esiste in geometria questo concetto. O no? Certo in fisica esiste la singolarità gravitazionale, che potremmo definire come un’eccezione alle regole così come le conosciamo. Almeno nella fisica di Einstein. Nei buchi neri ad esempio. Quindi anche in amore potrebbe esserci di tanto in tanto una singolarità, con la stessa frequenza con cui nell’universo ci sono i buchi neri. In realtà negli ultimi decenni la fisica teorica, attraverso la teoria della gravità quantistica a loop, si è cercato di mettere in discussione l’esistenza della singolarità, ma con scarso successo per ora. Ma qui andiamo troppo sul tecnico.
Insomma, sarebbe bello poter dire: ”Vado a vivere nell’universo accanto, che questo non mi garba.”, come farebbe chi lascia la città dove vive per trasferisi altrove.
Singolarità
L'amore
è l'unico sentimento
che giustifica l'esistenza
di un sé separato,
l'unione di due singolarità
che trovano in esso
il significato ultimo
dell'esistenza stessa.
Renato Dentice d’Accadia
Lettera ‘a Pulecenella
Stammatina, penzanno ‘e paisani mie, aggio pigliato carta ‘e penna e ho scritto ‘na lettera 'a Pulecenella.
Chella maschera dispettosa 'e allera, voce ‘e core 'e verità 'e passione, ca d’’a quanno ‘e natali avette ‘a Acerra,
p’'a genialità 'e Fiorillo, ha cuntato bruoglie 'e malefatte ‘e signuri 'e padroni...
'e comme se campava quanno lloro erano piccirilli: 'a chella epoca ce steve priezza 'e chiù onestà p’’e vvie,
sì pur 'a miseria se magnava; ‘na puteca 'a putive tenè araputa fin 'a tarda sera; putive durmì cuieto
ca porta d’’a casa aperta; ‘na passiata 'a putive fa senza piglià paura; 'e perzone se spartevano suonno, fantasia
e tuozzo 'e ppane.
‘Nvece mo teneno currivo, songo acetusi 'e ‘nfame.
'Nzuonno vulesse campà chilli mumenti, 'e quanno ll'uocchie arapesso nu vulesse rimanè appucundruto,
ma vulesso ca Napule fosse chella sunnata.
Pulecenella 'a te m'affido!
Scetete, nu sta abbacchiato ‘e spaparanzat''o sole, va p’’e vvie sunanno 'o mandulino, fa ascì 'a dinto 'e corde
'a voce d''a speranza.
Smuov''a cuscienza 'e stu popolo, ca forze nun è tarde!
Speranzuolo c’’a cuscienza d’’a società ca facimmo parte nun sia morta.
La passione per gli aerei in partenza
non mi ha mai abbandonata.
Ironia della sorte,… non ho mai volato!
Se solo ci fosse una finestra
per affacciarci il cuore…
E mia nonna che diceva: - Hai trent’anni,
resterai zitella se non ti dai da fare! -
Ironia della sorte è rimanere zitella
perché ci si è date troppo…da fare…
Bell’affare!
Ma sarà affar mio?
E comunque non son zitella.
…Almeno un affare l’ho concluso!
Non ho mai capito il senso di questa vita
ma, ogni volta, davanti al mare,
mi ritorna l’eco della mia antica lingua
e i ricordi latrano.
ORA, TI CHIEDO SOLO DI AVERE LA PAZIENZA E LA CORTESIA DI DEDICARE UN POCO DEL TUO PREZIOSO TEMPO, ALLA LETTURA DI QUESTO MIO SCRITTO. Lo farai, almeno per...curiosità? O per mandarmi a quel paese, non importa;-) Noterai che a volte userò la rappresentazione grafica dell'occhiolino, come ho appena fatto (punto e virgola, trattino, parentesi) per evidenziare una mia battuta scherzosa.
Questo fenomeno di lasciarsi coprire la faccia di pelo, ha assunto dimensioni assurde, che nessun'altra moda ha mai raggiunto! Dovunque si è circondati da facce coperte di pelo, al punto che molti italiani sembrano immigrati extracomunitari, perché la loro barba, di solito scura, li fa sembrare nordafricani o asiatici. Non c'è assolutamente nulla di male nel sembrare extracomunitari, ma prendiamolo come spunto per riflettere sull'intensità di questo "fenomeno barba". Intere squadre sportive in cui non c'è più un singolo giocatore con il viso liscio: ma così non è un po' troppo? Sembra esistere una cortina di ferro intorno all'argomento "barba": se provi a dire gentilmente a una donna o a un uomo che non gradisci la barba, questa persona subito si mette in allarme e reagisce in modo aggressivo, come se gli stessi facendo un terribile affronto! Non ci credi? E' facile verificarlo. Scommetto che anche tu che stai leggendo, se ti sei fatto crescere la barba per seguire la moda, stai già cominciando a trovare le mie parole irritanti. Tutti sembrano ipnotizzati da questa moda della faccia pelosa. Trovi offensivo che io definisca la faccia barbuta "faccia pelosa"? Ma è esattamente quel che è! Le ascelle non rasate, cosa sono? Ascelle pelose! Le gambe non depilate, cosa sono? Gambe pelose! Perché per il viso non si può usare il termine "peloso"? Mi piace inoltre, alternare la parola "barba" con altre, perché usare sempre la stessa parola è...terribilmente barboso, non trovi? ;-)
Molte donne, attualmente sostengono che a loro la barba è sempre piaciuta, cosa assolutamente falsa: ricordate che, fino a pochi anni fa, gli uomini considerati belli (cantanti, attori, sportivi) non avevano quasi mai pelo sul viso e nella maggior parte dei casi avevano tratti del viso delicati? Io fino a pochi anni fa, non sentivo praticamente nessuna donna dedicare qualche parola di apprezzamento per la barba, al contrario, di solito, di fronte a un barbuto, storcevano quasi tutte il naso.
La barba, fino a pochi anni fa, era spesso usata nei film quando un attore doveva sembrare più vecchio o cattivo. I malfattori avevano quasi sempre la barba di qualche giorno (stile "banda Bassotti"!). I personaggi diabolici avevano quasi sempre il pizzetto nero. Nel linguaggio comune, solitamente la parola barba ha un significato negativo: "barboso" vuol dire "noioso", "barbaro" è colui che si comporta in modo violento (deriva dai barbari che invasero l'impero romano, come tutti sanno), "barbone" è il povero vagabondo dalla lunga barba, che vive di elemosina. Oggi, in strada, sono piuttosto frequenti i "barboni", ma prima di donare generosamente una moneta da due euro, assicurati che non siano hipster;-)
CONSIDERAZIONI ESTETICHE
La barba copre il viso: questo è un fatto evidente! La barba fa dimostrare più anni di quelli che si hanno: anche questo è un fatto assolutamente certo.
Se si ha un bel viso, perché coprirlo con il pelo?? Il pelo facciale non migliora mai il viso, lo copre, lo invecchia e lo rende più grezzo e selvatico. Aspetto selvaggio, da uomo della giungla, e...smartphone in mano! ;-)
Se si ha un viso "paffutello", la barba lo fa sembrare ancora più grosso.
Mentre sembra essere apprezzato il viso coperto di pelo, sta impazzando allo stesso tempo, la depilazione del corpo anche maschile. Faccia pelosa e ascelle lisce: sinceramente non lo capisco!
Che effetto fanno i ragazzini di 15 anni, col viso ancora semi-infantile, con quei peli sulla faccia che ancora non possono definirsi una vera barba? Se proprio si vuole avere la faccia pelosa, non sarebbe meglio aspettare di avere almeno 20 anni, quando l'aspetto da uomo è più definito?
E gli uomini più maturi d'età? Oggi un uomo di 50, 55, anche 60 anni, può essere ancora attraente e giovanile, ma che peccato che, coprendosi di pelo brizzolato, si riduca a dimostrare almeno 70 anni! Se poi il pelo è tutto bianco, sembra il nonno di Heidi;-)
Se si decide di tingersi i capelli, si deve tingere anche la barba per non avere l'effetto bicolore.
CONSIDERAZIONI IGIENICO-PRATICHE
A livello igienico e pratico, avere la barba comporta sicuramente qualche problema: quando si mangia e si beve, può sporcarsi, per non parlare di quando si verifica un episodio di vomito, col quale può imbrattarsi. Occorre sicuramente fare un lavaggio dopo alcuni tipi di pratiche sessuali. In estate, o quando si fa sport o lavori faticosi, si inzuppa di sudore (ma non è fastidiosa quando fa caldo??). In piscina, è obbligatoria la cuffia sui capelli, mentre la barba, anche lunga, può stare tranquillamente a mollo (non è contraddittorio?). I peli della barba, trovandosi nella parte anteriore del viso, sono più soggetti, rispetto ai capelli, di cadere nel piatto o nel bicchiere in cui si sta mangiando. Trovo che questo sia inaccettabile per chi lavora nel settore ristorazione (i peli della barba di cuochi e camerieri possono finire in ciò che si beve e si mangia) e nel settore sanitario, in cui si portano mascherine che coprono solo parzialmente la parte pelosa di viso e collo. Quando si bacia una persona con le guance pelose, si bacia il pelo, con la conseguenza che alcuni peli possono restare appiccicati alle labbra. Quando ci si lava il viso al mattino, o ci si sciacqua per rinfrescarsi, poi occorre asciugare la barba, e se è lunga, serve il phon.
L'uomo che non ha seguito la moda della barba, oltre a dimostrare meno anni dei suoi coetanei barbuti, ha un aspetto più fresco e curato, e dimostra di avere maggiore consapevolezza e indipendenza nelle sue scelte. L'indipendenza, non è solo quella di tipo economico, è anche e soprattutto quella mentale: chi non sa più fare le proprie scelte senza farsi influenzare dalle mode e dalle azioni delle altre persone, ha perso la sua libertà e si è reso schiavo. Concordi con me su questo? Tu, fai le tue scelte in modo indipendente? Magari puoi chiedere consiglio alle persone di cui ti fidi, ma alla fine, sei tu che devi decidere per te stesso, non i tuoi amici o parenti, e men che meno i personaggi spesso discutibili che si vedono in tv.
E poi...non trovi che seguire la moda sia terribilmente...barboso???;-)
OBIEZIONI E DOMANDE
Ora vi presento le mie risposte ad alcune (giustissime) obiezioni e domande che mi sono state poste da chi vuole difendere a tutti i costi la moda della barba. Lo propongo come un aiuto per riflettere, porsi delle domande, darsi delle risposte sincere e divenire più consapevoli delle proprie scelte.
-Tu chi credi di essere per giudicare le scelte degli altri?
Io non credo di essere superiore agli altri, sono "solo" una persona (donna) che cerca di usare il cervello, si guarda attorno osservando il mondo e chiedendosi sempre il perché delle cose. Lotto per conservare la mia lucidità e indipendenza mentale, sempre e comunque. Non accetto nulla come scontato, voglio sempre andare a fondo e capire. Osservo i comportamenti altrui senza imitarli, cerco di comprenderli, e quando mi sembra che un certo modo di fare potrebbe essere utile e positivo anche per me, allora lo faccio anch'io, ma delle mode me ne sono sempre infischiata: non portano nulla di utile, al contrario, seguire la moda in modo automatico, porta a diventare meno riflessivi e originali.
-Tu dici che fino a qualche anno fa, alle donne non piaceva la barba. Ma col tempo le cose cambiano!
Sì, certamente con il tempo le cose cambiano, ma che quasi tutte le donne, in pochissimo tempo e in contemporanea, abbiano letteralmente ribaltato i propri gusti, è un fatto alquanto sospetto. Provate a pensarci: fino a pochi anni fa, gli uomini considerati belli (attori, cantanti, sportivi, o uomini qualunque) quasi mai avevano pelo sulla faccia, e se lo avevano non era mai una barba completa o lunga. Avevano successo soprattutto gli uomini con un viso dai tratti regolari, di una bellezza quasi femminea (che non vuol dire sembrare femmine!). La sola spiegazione per questo brusco cambiamento, è che sia stato messo in atto un forte condizionamento da parte dei mass media, tramite la pubblicità e i programmi spazzatura in cui un pugno di vip (pagati fior di quattrini) hanno mostrato la loro faccia pelosa, facendo di tutto per convincere le persone che fosse attraente. Le persone credono di aver cambiato idea, in realtà questa idea è stata loro imposta con abili tecniche di manipolazione mentale.
-Io non sto seguendo la moda, mi sono fatto crescere la barba per mia scelta indipendente.
Curiosa coincidenza davvero! Se finché non si è diffusa questa moda, ti radevi ogni mattino o quasi, poi, proprio in corrispondenza dell'esplosione del fenomeno barba, hai sentito dentro di te l'impulso di cambiare look e gettare via il rasoio, sei proprio sicuro che sia una tua scelta indipendente? Se invece portavi la barba da prima che andasse di moda, il discorso cambia.
-Io sono donna, col diffondersi di questa moda ho scoperto che la barba mi piace davvero. Quando anni fa dicevo che non mi piaceva, era perché non ci avevo mai pensato veramente.
Anche questa è una curiosa coincidenza! Hai avuto tutta la vita per capire se la barba ti piaceva o no, perché comunque, anche prima della moda qualche barbuto c'era, quindi non è che non l'avevi mai vista, ma hai cambiato idea proprio in corrispondenza del diffondersi della moda della faccia barbuta...un tempismo perfetto!
-In effetti, ci vuole un po' per abituarsi a portare la barba, ma dopo che ti sei abituato, la barba comincia a piacerti e non dà più fastidio.
E' vero che l'abitudine porta all'accettazione. C'è ad esempio tanta gente che prende il caffè al mattino solo per tradizione, per abitudine, non perché lo gradisca particolarmente. Il caffè per molte persone, è un più un "gusto acquisito" che un piacere. Ma ricorda che non te lo ha ordinato il dottore di abituarti alla barba, stai solo seguendo una banale moda. Abituarsi a qualcosa, anche a costo di soffrire un po' nei primi tempi, vale la pena per cose che apportano un cambiamento positivo nella vita, come alzarsi presto al mattino, mangiare sano, fare sport...Invece, doversi per forza adeguare ad una stupida moda, lo trovo decisamente sciocco.
-Anche radersi era una moda.
Non la definirei una moda, perché ormai era da più di un secolo che la grande maggioranza degli uomini usava radersi la barba. Va tenuto presente che, prima del ventesimo secolo, radersi non era agevole come oggi: i rasoi erano più rudimentali, non si aveva luce e acqua in casa. Dai primi anni del ventesimo secolo, in coincidenza con l'invenzione e la diffusione dei cinema, le donne hanno mostrato di preferire l'uomo dal viso liscio: ne è una conferma il fatto che anche gli attori del cinema muto considerati belli, non avevano la barba, ma al massimo i baffi, che almeno non coprono il viso!
-Senza barba sono tutti uguali.
Noi donne, che non abbiamo la barba, siamo tutte uguali? Ognuna di noi ha il proprio viso e i propri tratti personali, lo stesso vale per gli uomini. E' invece la barba che rende tutti i volti simili, rendendo più difficile distinguere un uomo dall'altro (nelle foto piccole poi, un viso barbuto appare solo come una macchia scura), radendosi, invece, ogni uomo è differente dall'altro! Evviva la varietà!
-Ma come ti permetti, tu almeno sei bella?
Non penso di essere particolarmente bella, però sto attenta a non fare cose che potrebbero peggiorare il mio aspetto fisico. Alcune mode non abbelliscono, allora perché seguirle? Inoltre, è ovvio che non tutti i modi di acconciarsi e vestirsi sono adatti a tutti. Ad esempio, una donna con gambe stortissime, starebbe bene con la minigonna? A quel punto, meglio tenere coperte delle gambe non proprio perfette, anziché mostrarle. Se la minigonna fosse di moda, la donna in questione risulterebbe meno attraente con la minigonna, non vi pare? Poi, ovviamente, ognuno è libero di gestire il proprio aspetto come ritiene giusto, questo è sacrosanto in un paese libero!
-La barba è virile.
E' virile? Il viso di uomo coperto di peli, fa pensare più a un lupo o ad un orso che ad un uomo. Oppure ad un uomo preistorico, che non poteva radersi. Ci sono tuttavia alcune tribù, in varie zone del mondo, che ancora vivono in uno stato primitivo, eppure anche tra loro non è in uso lasciarsi crescere il pelo facciale. E poi, cosa è esattamente la virilità? Un uomo che fosse naturalmente privo di pelo facciale (qualcuno ne esiste, personalmente ne conosco un paio) non può considerarsi virile? E' il pelo che fa l'uomo? E allora, perché i peli del corpo, invece, sono così bistrattati e oggi molti uomini si depilano? Perché le donne non considerano altrettanto virili i peli del corpo? Radersi il viso è un gesto puramente umano che rappresenta civiltà, cura di se stessi e desiderio di mostrare al mondo il proprio viso, unico e irripetibile, senza nasconderlo sotto uno strato di pelo. Trovo che il radersi il viso sia l'atto più virile in un uomo, perché è un gesto tipicamente maschile. Personalmente trovo molto sexy l'uomo nell'atto del radersi, o appena rasato, quando esce dal bagno profumato di dopobarba, con le guance lisce. Vien voglia di baciarlo, invece, quelle guace coperte di pelo, quella bocca seminascosta dal pelo...mi fanno l'effetto opposto...
-La barba è naturale.
Sì, ma anche i peli sono naturali, e ne abbiamo anche noi donne. Allora perché ci depiliamo? Perché le gambe pelose non piacciono a nessuno? Definire il concetto di "naturale", nel caso dell'aspetto fisico non è semplice, cosa vuol dire esattamente? Essere "come natura crea"? Allora non dovremmo neanche pettinarci, vestirci (gli animali, in natura, non si vestono) portare occhiali, gioielli...Anche puzzare si può definire naturale, perché lavarci? E cosa dire allora dei tatuaggi, del piercing e della chirurgia plastica, sono naturali? lasciar crescere la barba per avere un aspetto "naturale" e poi farsi tatuaggi e piercing, non è contraddittorio? Anche tatuaggi e piercing non sono altro che una moda, e chi li fa spesso si illude di essere anticonformista, mentre è esattamente il contrario: più si segue le mode, più si è conformista.
-La barba incornicia il viso.
Questo potrebbe quasi essere vero nel caso in cui, ci si rada la zona centrale del viso e si lasci il pelo soltanto nella parte più esterna. Non sta certamente bene a tutti, ma almeno non si ha la faccia ricoperta e i baci sulle guance si possono dare. Personalmente però, preferisco il viso completamente liscio.
-Se in così tanti si sono fatti crescere la barba, un motivo ci sarà!
Sì, certo, i motivi sono: manipolazione mentale da parte dei mass media, emulazione, paura di apparire fuori moda, dormire qualche minuto di più al mattino.
-Alle mie amiche piaccio di più con la barba.
Ne sei davvero sicuro? Prova a mostrare loro una tua foto di qualche anno fa, quando avevi il viso liscio. Magari sono passati solo 5 anni e sembra che ne siano passati 15 (la barba invecchia molto una persona). Le donne stanno risentendo fortemente dell'influenza dei mass media, inoltre, molte di loro preferiscono fingere di apprezzare la faccia pelosa per non offendere i loro amici o apparire all'antica.
-La barba dona quel "tocco in più"!
Se ce l'hanno quasi tutti, come può essere un "tocco in più"? Cosa vuol dire "tocco in più"? E' semmai, un "tocco in meno", perché coprendo i tratti del volto, lo rende meno unico!
-Al mattino, se non mi rado, posso dormire qualche minuto in più!
A parte il fatto che non è detto che ci si debba radere necessariamente al mattino (mio padre si radeva la sera), è davvero così tragico per te, puntare la sveglia qualche minuto prima per prenderti cura del tuo bel viso e mantenerlo liscio, fresco e baciabile? E' così sexy l'uomo nell'atto di radersi il viso, peccato rinunciare a questa bella cerimonia mattutina, che i padri insegnavano ai figli, come un vero e proprio rito di iniziazione alla vita adulta! Sono i minuti meglio spesi nella giornata di un uomo! Perché non provi ad immaginare che il rasoio siano le dita di una bella donna che ti sta accarezzando il viso? A me piace accarezzare i volti lisci, appena rasati. I volti a grattugia o impellicciati, invece, non li trovo accattivanti...Comunque, per far prima, puoi usare un rasoio elettrico, anche se quello non è molto sexy;-)
ULTIMA DOMANDA, MA NON PER IMPORTANZA, anzi, forse quella che tutti stavate aspettando:
-Hai mai pensato di andare da uno psichiatra? Ne hai bisogno!
Davvero? Ci andrò volentieri da uno psicoterapeuta, quando ne troverò uno che non ha seguito la moda come fosse un teen ager! Uno psicoterapeuta competente e coraggioso, che sia stato capace di mantenere la sua indipendenza mentale, senza uniformarsi alla massa solo per mostrare di essere "alla moda", ritenendo, in questo modo, di poter attirare più persone nel suo studio. E' davvero sorprendente e deludente che un professionista della psiche, un profondo conoscitore della mente umana, si comporti in questo modo infantile e superficiale, "in barba" alla sua sapienza e professionalità! Parlo di terapisti uomini, ovviamente.
Confido, caro lettore, che hai avuto la pazienza e la gentilezza di leggere questo mio scritto fino in fondo, che vorrai almeno riflettere un po', con onestà, sulle mie parole. Forse mi avrai già mandata quel paese, ma almeno PROVA a riflettere sui concetti che ho espresso, e vedi se trovi qualcosa di condivisibile, ok? Chi segue una moda senza prima riflettere, facendolo solo per sentirsi alla moda, non sta sfruttando pienamente la sua intelligenza. Una moda ha senso seguirla solo se piace e se è adatta al proprio fisico e alla propria personalità, altrimenti si rinnega se stessi, peggiorando il proprio aspetto ed annullando la propria individualità. Ogni essere umano è unico e irripetibile: conformarsi, emulare, imitare, sono comportamenti che sviliscono la persona e la rendono più simile a una pecora che segue il gregge, anziché ad un essere dotato di intelligenza ben superiore a quella di una pecora, senza offesa per le pecore! Prima di seguire una moda, pensate se fa davvero al caso vostro: PENSARE E' GRATIS, almeno per ora;-)