Sensi di colpa del prima e del poi
lame affilate anche quando non vuoi.
Son tredici i giri intorno ad un sole
vuoto silenzio: mancate parole.
Quello che resta alla fine del tempo
è un rotto orologio fermo in un lampo.
Lacrime nere su un bianco giaciglio,
sta nella testa un grigio groviglio.
Lenta la vita abbraccia la morte.
Incredula, guardi la perfida sorte:
occhi negli occhi, domande gridate
cadon nel vuoto, son vele bucate.
Ma tu sei qui, sempre forte mancanza,
piccola stella, delicata presenza.
Lasci l'amore e il tuo dolce ricordo,
come a dir: "siamo arte scritta sul bordo
d'un foglio bianco bagnato dal mare... "
Sei il mio sorriso tra lacrime amare.
Puro disegno, di un cuore materno,
rimani una bozza, dolore eterno.
rapido il buio ha interrotto la vita,
resti nel cuor sempre aperta ferita.
Scenderà:
la pioggia e bagnerà
il giardino dei miei ricordi
e le cose più belle
che il vento si è portato via
sarà poi la neve
a cancellare ogni traccia
lasciandomi con questa
maledetta malinconia.
E aspetterò:
che la primavera
sciolga il ghiaccio
nelle mie vene
poi col sole le foglie del mio giardino
riappariranno forti e più belle.
E salirà :
la voglia di andarmene via
prima che ritorni
un altro inverno
prima che ritornino i ricordi
senza dire una parola
piangere o pensare.
Non più trafitto da un raggio di sole
sono solo sul cuore della terra (*)
ove lungo i sentieri a primavera
rubai sterpaglie e fiori dalle aiole
di cui rimorso ancor oggi m’afferra,
fardello d’una vita avventuriera.
Ma fardello più ancor in cuor mi duole
dei fior non colti ma riposti in serra.
Ora che vivo quest’autunno tardo,
con freddo e scarsa luce nella stanza,
questo fardello appoggio sugli alari,
accendo il fuoco e nel silenzio guardo
fiamme e fiammelle far tremula danza
di ricordi e rimpianti dolceamari.
E mentre si dissolve questo giorno
e i rumori s’attenuano d’attorno
sembran più vive le luci e le voci
delle ore fuggite via veloci
e ogni volto m’appar, ogni fattezza,
di un’incompresa allor nuova bellezza
e i conversari assumono sembianze
d’or per allor rammarichi e doglianze
per le parole pensate e negate
per i baci e le carezze non date
per le amorose intenzioni dissolte
per le allusioni intese e non accolte
talora per accidia o per pudore
talor per fedeltà ad un altro amore
talora paventando sofferenza
e talora fingendo indifferenza.
Ed ora ciò che manca a questo appello
e che prolungherebbe ancora un poco
il residuo baglior di questo fuoco
è quel che dei rimpianti nel fardello
riposi, senza averlo mai vissuto,
un destino struggente e sconosciuto.
(*): Spunto dai versi finali di “Solitudini”, di Salvatore Quasimodo, poi diventati celebre testo autonomo (“Ed è subito sera”)
Ferirei il cielo coi tuoi sguardi
e fiorirebbero parole dimenticate,
lune stipate nell’animo infinito.
Abbracci di te
mi assaggiano dentro
come giochi d’alba
spesi a meravigliarmi
in un giorno d’inverno.
Ed allora abbracciami ancora
come fossi capitolo d’universo,
poesia socchiusa sulle labbra,
mare scalzo che ti scrive dentro,
perché un abbraccio
è giardino di cuore
che profuma di te soltanto.
Piove una notte di gennaio
sui caffè illuminati,
sulle strade ubriache d’inverno,
sugli sguardi degli innamorati,
sui silenzi appesi alle finestre,
sui comignoli addolorati
che sembran boccioli appassiti.
I tetti intirizziti
son fragili comete di neve,
merletti immacolati
e bianchi ritagli di cielo
a scrivermi di nuovo dentro.
Pianto d’orizzonte e pensieri
raccolgo fra le mani,
strade ubriache d’inverno
assaggiano il cuor mio
nel battito quieto dell’attesa.
le tue carezze sulla mia pelle,
fredde come la neve del tuo cuore.
Brucia la mia anima,
mentre arde d'amore al solo
tocco del tuo sguardo mentre sei qui.
Bagnate parole pronunci sottovoce,
prive di verità, spazzano come fiume
ogni speranza tra le mie mani.
Divampo al solo pensiero di perderti,
tra la lava del vulcano che erutta
parole di passione e sentimento,
messe a tappeto solo per te!
Sei acqua che quieta la mia ragione
senza spegnere la luce
di raggiungerti
per fondermi in eterno.
Sono fuoco che ti prosciuga,
divorandoti nel calore dei miei baci,
dolci e veraci, musica orchestrale.
Sono la futile parentesi indesiderata
nella tua stagione senza ancora
che mi voglia trattenere in te.
Sei tu per me, quel combustibile
che, acceso nella notte senza tempo,
brilla di scintille luminose
ad abbagliarmi il respiro che ti urla,
quel "ti amo da morire, da morire."
Sei calma acqua di mare
in superficie,
antartica come i tuoi gesti
che sprechi nella tua distrazione.
Io, io quel fuoco di fulmine
che si scaglia per amore bruciando
nell'acqua che non può bere
per goderne la sua essenza pura,
tu, il flusso della mia vitalità,
ristoro della mia sete senza fine,
agonia senza pace che consoli, mai.
All'ombra di un giorno disfatto,
sul cuore non cala il riposo,
vuol solo vibrare nel petto
con ritmo da folle curioso.
Sentire del volo il mistero,
giocare col fuoco notturno,
sperare di credere al vero,
viaggiar in un blu taciturno.
All'ombra di un giorno finito,
nel cuor v'è ricerca d'amore.
Sta cieco di fronte all'ardito
pensiero che emana calore.
Spezzando il dolore in frantumi,
percuote di luce la vita.
Le lacrime scorrono a fiumi
su quella guarita ferita.
disegna i confini
baciando il cielo
con la sua maestosità
Il mare
accoglie desideri sepolti
nei segreti
di chi è scappato
Il gabbiano
in cerca di orizzonti
traccia archi
di libertà infinita
L'uomo cammina
ma come aquila in volo
abbraccia la vita
con tutti i suoi colori
Divertissement acrostico in endecasillabi canonici contemporaneamente a minore e a maiore (accentati quindi in 4ª, 6ª e 10ª sillaba) a rima incatenata e chiusa ad anello ABABCBCAC scaturita subito dopo la lettura di un simpatico acrostico di un’autrice del Club.
Anche se chiede molto più lavoro,
C'è di sicuro più soddisfazione
Riuscendo a metter rime di straforo
Ottemperando pure a soluzione
Sicuramente in metrico conteggio
Tanto d'avere un ritmo e posizione
Imposta per avere un bel fraseggio
Cantilenando con sottil decoro
Ove vogliamo acrostico volteggio.
18/01/2025
Il calore di un camino
raccoglie i miei pensieri,
mentre nessuno mi é vicino
il fuoco consola i giorni più neri.
Stanco per le fatiche
di una lunga giornata,
rimembrando questioni antiche
cullate dallo scroscio di pioggia gelata.
Stagione eterna codesta
che va piano, incedendo mesta.
Avvolta in un manto di lana,
di solitudine, la primavera ancora lontana.
Nubi bianche velano il sole
che non scalda le tue parole,
troppo fredde come questa stagione
che isolano come in una prigione.
Dagli alberi spogli impara la speranza,
torneranno vivi, con la solita costanza.
Anche noi rinasceremo da questo inverno,
tornando a godere di ogni singolo fiore,
della bellezza della vita, di una storia d'amore.
Piove piove sulle foglie,
sopra i muri e sulle viole,
sopra l’amaca in giardino,
sopra i nidi e un sassolino.
Piove piove dentro il mare,
sulle aiuole e per le strade,
sugli ombrelli e sui lampioni,
sulle piazze, sopra i ponti,
sulle insegne dei negozi.
Piove piove giù dal cielo
sulle chiese e sulle case,
sui deserti e sulle vette,
sopra i campi e le foreste,
sulla notte e le sue stelle.
Piove piove giù dal cielo,
sopra i rami e il grattacielo,
la disegno sul quaderno
quanta pioggia in questo inverno!