Occorre che io trovi con urgenza
la più vicina e breve via di fuga
dal dedalo dei lemmi non graditi.

Piegati all’immagine regnante,
riadattati e sempre più abusati,
spediti vanno sulla via del male.

Son spade vili, mai rinfoderate,
con baricentro posto verso il basso,
forgiate nelle più cupe fucine.

Sarà perché vorrei esser poeta,
ho nostalgia di equilibri persi,
di buona mescolanza di parole

mai registrate nelle nostre menti
per una sorta di terror latente
di chiamare col nome lor le cose.

I primi giochi con la mia scrittura
son stati dadi che ho lanciato piano
sui colori di infinite parole.

Prudente, ho toccato sempre quelle
che, ballerine, andavano a strusciare
i fianchi prima e indi tutto il corpo

di vergini emozioni in divenire
nel magico scoprire il loro volto
e dar respiro subito all’invito

di perseguire quella dolce meta
che placa nel guadagno molto ambito
da chi il cuor raggiunge e poi l’ascolta.

Ballar con le parole, anche parlarci,
diviene conseguente preferenza.
Carezzarle, coccolarle, ascoltarle

ed infine a tal punto consacrarle
da sentirle voci della mia grafia,
mi dona il gusto osato nell’usarle.

Nessun speciale effetto da produrre,
soltanto un canto onesto offerto al tempo.

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Profilo Autore: Aurelio Zucchi*   Sostenitore del Club Poetico dal 04-03-2020

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Un giorno sul calendario cerchiato,
il tuo compleanno è finalmente arrivato,
messaggi superiori alla media giornaliera,
così si va avanti ringraziando fino a sera.

Poi un giro alla solita pasticceria,
una torta da pagare e portar via,
una foto con candela sul tuo telefonino,
qualche risata e un bicchier di vino.

Trascorrre così una giornata diversa,
l'aere di festa sembra tersa,
il dolce rimasto nel frigo finisce,
e lì ti accorgi che tutto svanisce.

Ognuno torna al proprio posto,
qualche regalo nel cassetto vien riposto,
la tua carta d'identità appar più sbiadita,
la maneggi perplesso tra le tue dita.

L'indomani ti svegli con un anno in più,
il solito caffè ti aspetta davanti la TV,
ma ecco la coda della festosa giornata,
far colazione con la torta avanzata.
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Profilo Autore: Stornello Meneghino  

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Divento diverso

Quando indosso gli occhiali

Vedo uomini, non colore

Vedo sguardi, non macchie

Sguardi di uomini ovunque

E guardano me.


Pura macchia di colore.

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Profilo Autore: Carboluka  

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L’Amore si spegne e resta muto
nel cuore del ragazzo sperduto,
che cerca salvezza dall’Animo caduto,
inginocchiato ed ormai perduto.

Troppi ricordi affiorano alla mente,
negarli e nasconderli è controproducente,
dall’affetto provato con la donna silente
al sorriso sincero di quella paziente.

Cerco aiuto a coloro che lo comprendono,
l’amore non fa per coloro che mentono
o per loro che non se ne servono,
chiedono pace a ciò che temono.

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Profilo Autore: Soul  

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Non parlare, ascolta:
È quando perdi tutto che la pace

Così finisce il mondo
Con gli occhi chiusi
Prima della fine
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Profilo Autore: Ealain  

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E hai un bel dire
"Come ridevamo"
"Come cantavamo".
Non riderete più della stessa risata
non canterete più le stesse canzoni.
Ti guardi il palmo della mano
e lo scopri ancora pieno
di inutili carezze 
e in trasparenza vedi
le disarmoniche macerie
del vostro amore sventrato e diroccato
(da dove è partita la crepa
mio Dio...dimmi da dove).
E hai un bel dire
"ma io l'amo ancora".
L'amo si è spezzato
l'ancora è dispersa
le vele flosce
e Puerto Escondido
non figura più sulle mappe.

Il crudele passaggio
dall'eterno al transitorio
ti toglie il respiro e la parola
ti lascia ai margini del sogno
a bussare a un portone inchiavardato.
Dovresti morire
ma ti punisci vivendo
nel ricordo delle sue labbra
attraversate dalla dissonante eco
di un intempestivo addio.
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Profilo Autore: Laura Bocci  

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Nel silenzio della notte
bubola la civetta posata su un tetto
con i suoi occhi gialli fissi nella tenebra.


Giace nel letto ogni pensiero,
e il rumore della calma é sempre più assordante.
L' aere si fa sempre più cupa,
solo silenzio e un bubolare soave,
che tiene compagnia alle mie notti insonni.


Posa la mia testa sul cuscino senza trovar riposo
allora mi alzo e mi affaccio dalla finestra
per respirare a pieni polmoni
il buio della notte.


Brilla nel cielo lontano
uno spicchio di luna
dai riflessi argentei
rosicchiato dal passare dei giorni,
e la civetta mi vede, mi guarda e mi fissa,
spicca il volo verso lo spicchio di luna.


Odo la quiete delle stanze segrete di una casa vuota,
il frusciare delle fronde al vento
e i rumori della notte risaltano nella sua placidità.


Tenebre e buio avvolgono il mondo,
fitte trame di uno scuro profondo,
rapaci posati cantano alla notte,
il canto della morte.
Riposano gli uomini stanchi,
sui loro cuscini di cotone bianchi,
girovago io, pieno di pensieri,
non riesco a prender sonno,
e più non sogno.


Ma presto la stanchezza mi vince e mi rapisce,
di soprassalto.
Ad un tratto non odo più nulla,
chiudo gli occhi pesanti,
adagio il capo sul cuscino,
ma continua il vecchio rapace
ad intonare il suo canto di terrore,
fino allo spuntar del mattino,
quando lascia il posto al passero e al rondinino.
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Profilo Autore: Antonio  

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Avrei voluto prendere una penna
e scriverti
ma il foglio bianco è rimasto bianco,
l'ho scritto solo nella mia mente.
Avrei voluto scriverti
ma non sapevo come fartelo leggere,
avrei voluto palarti
ma non me ne hai dato il tempo
e son passati gli anni,
tanti anni,
anni passati,
tempi che se ne sono andati
eravamo giovani e innamorati
ora i nostri capelli sono bianchi,
le nostre vite son cambiate,
mi sei sfuggito
e non ho potuto cercarti,
tu mi pensavi ma non hai voluto cercarmi
Ora mi hai cercata e trovata
le parole che non ti ho scritto 
ora me le leggi negli occhi,
ti parlo e tu mi ascolti,
ti scrivo e tu mi scrivi,
mi leggi e mi sai capire,
capisci quel che sento
sei nei miei pensieri ed io nei  tuoi,
il tempo è volato via
il sorriso è tornato sul mio viso
io non finirò mai di amarti,
finché avrò vita
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Profilo Autore: rosy d'agostino  

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'E ffacce d' 'e ffigliole ô mese 'e Maggio,
se pigliano 'o culore d' 'e ccerase.
Tignute 'e russo vucchelle bbelle e ttonne,
so ppronte p'essere culmate 'e vase.

Ddoje cerase ncopp'ê rrecchie d' 'e nnennelle,
quacche rubbino dint'a 'e jonne trezzelle.
Tant'acqua cade lesta 'into a 'e spaselle:
meliune 'e gocce tuculeano 'e cceraselle.

Nu fuje fuje generale: allucca 'o temporale!
Na cuppietta s'apparta 'into a nu casulare.
'E verde smeraldo ll'arbere se so' vvestute,
nu passero fa 'o nivo: ll'ha quase fernuto.

'Int'a na chiesiella na vecchia campana,
vucata d' 'o viento sona chianu chiano.
File d'evera mme ciuculéano 'e mmane,
'e tanta frutta fresca se regneno 'e rame.

Na figliola s'appoja ddoje ruselle nsino,
'O contadino venne cerase ncopp'ô carrettino.
A ll'intrasatto allucca forte nu tuono;
scenne nterra nu viulento acquazzone.

Ll'aria fresca frizzantea pe ddint'ê nase:
se ncupisce 'o cielo, tremmano 'e ccerase.
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Profilo Autore: Giovanna Balsamo  

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Treno che parte,

treno che arriva,

quanti ne vedo

 in questa stazione!

Gente che va,

gente che viene,

ma io resto sempre qui.

 

Questa è la mia casa,

questo è il mio mondo

che mi copre

dal vento e dalla pioggia.

Di sera,

la sala passeggeri,

è la mia camera da letto

dove riposarmi al caldo,

sotto una coperta.

 

Qui, sono una celebrità,

mi conoscono tutti

come il re della stazione,

anche se il mio destino

mi ha fatto un barbone.

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Profilo Autore: Antonio Crispino  

Questo autore ha pubblicato 15 articoli. Per maggiori informazioni cliccare sul nome.

 

 

Basamento del nostro vivere
è avere diritti di spessore diverso


- risultato del basare scelte
in direzione ogine (knaus o meno)
sparate da quei cannoni,
rotolanti calchi rutilanti,
di messa in media, oggi
come ieri, influencer che

 

influenzatore, in suono
come untore, portatore
di contagiosi virus, in italiano
avrebbe ben altre chance
ma, il modello inglese
incanta -

 

Integrato
dal fondamentale privilegio di libertà
che oramai contempla
l’essere privi di fondamenta


realizza
il palazzo della vita
a piani inclinati, giusto
per mantenerci in bilico e capire


se oltre pirla
siamo anche equilibristi.



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Profilo Autore: Bowil da Wilobi  

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Aucelluzzo ca 'e juorno cinguiette,
arreto a 'e sbarre 'e chesta caiulella.
Nun può gghjì pe ll'aria a vvulà,
p'egoismo t'hanno muzzato 'e sscelle.

'A quanno te si' affacciato â vita,
'int'a 'stu carcere t'hanno nzerrato.
No, tu nun hê fatto niente 'e male,
nun saje pecché staje mprigiunato.

Nun te può cercà na cumpagnella,
nun può ffa' nzieme a essa 'o nivo.
Cu tte 'a sciorta è stata poc'accorta:
haje 'a sta' ngalera nfin'a cche si' vvivo.

Nun saje comm'è ffatto 'o munno:
'int'a 'sti ggrate nun può avé nisciuna scola.
Nun te può ffa' nu giro pe ll'aria fresca,
nun può sapé chello ca vulanno se prova.

Nun 'o ssaje...comme 'o ppuò sapé,
nfin'a ddó vulanno avisse pututo arrivà.
Zumpiette sulo, cchiù 'e chesto nun può ffa',
nun cunosce 'o sapore doce d' 'a libertà.

Int'a cajola nchiuso d' 'a matina â sera,
nun saje quann'è vvierno e pprimmavera.
Passeno ll'ore, 'e juorne, 'e ssemmane,
ma tu nun 'o ssaje si è ogge o dimane.

Nu bbellu juorno 'o bbecco tujo nvecchiato
ntona na canzona triste e appassiunata.
Muove na scella ca 'int'a cajola se ncricca...
po' smierze 'a capa, guarde ncielo e ffaje: "cip."
"
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Profilo Autore: Giovanna Balsamo  

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M'inviterei lungo questa ghiaia vellutata.
E quel profumo amaro di medica agonizzante,
di formiche bruciate
dall'avidità del dover vedere.
L'alta marea d'una catinella:
o la fa la luna, o il buco nel tetto.
E lo sento, quel mostro timido in soffitta,
schioccare la bocca che non usa.
È notte, è giorno? Ormai chi lo sa?
La finestra è troppo spalancata per capire.
M'inviterei a rubare la bandiera
cosicché non possano più giocare,
m'inviterei all'essere complice
di quelle brezze assassine
che sanno fingere l'orgasmo
delle salicornie.
M'inviterei.
Ma non conosco più il mio indirizzo.
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Profilo Autore: Nicola Matteucci  

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A 1 anno il successo è camminare,
A 4 anni è pannolino non indossare,
A 8 anni è la via di casa ricordare,
A 12 anni aver amici con cui stare.

A 18 anni un auto poter guidare,
A 23 anni un titolo di studi da incorniciare,
A 30 anni una donna da sposare,
A 35  una prole da allevare.

A 45 anni il tuo lavor consolidare,
A 55 anni i tuoi figli lasciar andare,
A 65 anni una macchina da saper guidare,
A 70 aver ancor amici con cui stare.

A 75 anni la via di casa ricordare,
A 80 il pannolino non ancor indossare,
A 85 saper ancora camminare,
A 90 nulla di tutto ciò dimenticare.
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Profilo Autore: Stornello Meneghino  

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(Ispirata dal mondo fiabesco di Italo Calvino)
*

Le pagine dell’epoca moderna,
seppure sfavillanti di colori,
son spesse un po’, non facili a sfogliare.
Avverto tra le dita l’indolenza
nel rievocare dubbi mai risolti
sull’uomo che proporzion non trova.
Intendo quell’equilibrio eluso
per non saper decidere nel tempo
tra bene e male la scelta utile da fare.

Rifugio allora trovo nelle fiabe
che scrivo con l’intento di chi prova
ad inventare storie, sì, distanti
ma con grigiori all’oggi somiglianti.
Intanto che il narrare prende forma
il tutto accade nella leggerezza
tra sale dove i dorati specchi
riflettono del re virtù e vizi
e della folta Corte le apparenze.

I cavalieri e i nobili rampanti
si muovon come scacchi nel quadrante
alla ricerca d’una buona sorte
lontani loro dal preoccuparsi
dell’esser, prima ancor dell’apparire.
e mentre scrivo fiabeggiando un po’
ragion non voglio che si assenti tutta.

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Profilo Autore: Aurelio Zucchi*   Sostenitore del Club Poetico dal 04-03-2020

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