Camminando su intrecci di liane sospese...nel vuoto incedo tentennando. Sotto di me c'è un incolmabile vuoto zeppo di fantasmi sbiaditi, che ipocritamente supportano e sostengono apparenze e finzioni. Fra santi imprecanti e madonne deperite e afflitte, cerco acqua nei deserti e calore negli animi freddi. Ora voglio affrontare i tumultuosi temporali della mia anima, burlarmi dei miei timori e andare alla ricerca di arcobaleni. Osservo intenerita merli dal becco giallo che intrecciano fili d'erba per farne nidi. Desiderando verdi aspettative, anch'io depongo le mie speranze nei rami della vita: covo freschi domani in attesa che si schiudano. Qualcosa di nuovo m'induce a camminare su archi di luce. Così lontani mi paiono vecchi carri di cartapesta che continuano invano a sfilare e a mostrarmi antiche allegorie. Rivedo i soliti volti mascherati di ipocrisia; ma non ne sono attratta: sono stanca di ascoltare bugie. M'incammino sul mio tappeto di cristalli e riflettendomi in esso, finalmente ritrovo la mia immagine. Indosso un paio d'ali e non temendo più il vuoto, spicco il volo. Plano sugli alberi del tempo e raccolgo frutta: sui rami qualche frutto è ancora troppo verde, (li coglierò domani) a terra frutta marcia (occasioni perse ieri.) Raccolgo solo ciò che è buono. Intanto che commedianti indossano abiti di scena e cambiano maschere, conformandosi alle circostanze; io vestita solo di me stessa e alleggerita da inutili zavorre, assaporo il dolce sapore della libertà di scegliere: senza ipocrisie, senza compromessi, né sotterfugi. Abbraccio il tempo che mi rimane e amo solo chi mi merita. Il mio tempo è prezioso: il superfluo lo lascio a chi ha tempo da perdere.
Dunque, la composizione ortostatica dei plantari
in gommapiuma riciclata provenienti dal nord del Bangladesh, ben si rapporta con la sussidiarietà pelosa di un certo sciovinismo svizzero ticinese, compenetrato, of course, da una parvenza di revanscismo prebolscevico di basso profilo merceologico socio economico... ecco, finalmente l'ho detto!
Paragonando la preparazione del fritto di paranza
di Pescasseroli con quella del piatto di panzanella di Posillipo, pare che si produca una probabile precipitazione parossistica perpendicolare nelle protuberanze parallele dei parametri piroclastici dei pupazzi di pezza pizzicati da pinze di plastica nei programmi preregistrati di Porta a Porta del preserale prima della pubblicità dei pannolini Pampers per poppanti particolarmente propensi alla pipi.
Purtroppo, la prolissità puerperale paradigmatica,
privilegia una certa promiscuità parentale paragonabile probabilmente al participio passato del verbo parafrasare, producendo quindi una pulsione persecutoria perequativa priva perciò di ripercussioni postelegrafoniche nel percorso pedonale preferenziale del tratto Piacenza-Padova privo di area di parcheggio per pulmann targati Polonia pieni di polacchi con i polacchini ai piedi...che peccato, però!
Come un angelo mi tieni per mano, mi dai coraggio, mi fai sorridere.
Perché una lacrima può essere non solo di tristezza, ma anche di felicità.
Il mio cuore galoppa e le emozioni percorrono ogni mio attimo.
Un bacio sa di zucchero filato e mi sento bambina e corro attraverso un grande prato.
Mi perdo nei tuoi abbracci, mentre una farfalla si posa sulla mia spalla delicatamente e tu, mi guardi con occhi profondi.
Perché gli occhi diventano luce pura, come tante stelle nella notte.
Luce che brilla nella mia anima, sempre più.
Il respiro sembra fermarsi, il mio corpo trema, fino a che diventiamo un' unica cosa.
Anche nella tua guancia si forma una lacrima, la tocco e la farfalla passa dalla mia spalla al tuo viso.
Vola, tra i nostri baci e carezze, vola felice e spensierata.
Il cielo poi si riempie di farfalle di ogni colore!
Anche loro hanno trovato l' amore!
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Era vissuto sempre solo. "Giovanna, sei stata sempre la mia gioiosa compagna. |
Vivo chiuso nella mia stanza, spesso chiuso anche dentro me stesso.
A volte vorrei solo un pianto bambino, ma non riesco a piangere.
Credo che ognuno abbia la sua vocazione.
La mia è essere pazzo. La conferma è l'antipsicotico che prendo ogni sera. Invece di fare quello che vorrei, me ne sto qui sul letto tutto il giorno, rapito da un cronico torpore che mi ancora al materasso. La mia anima è questa cimice che vola vorticosamente intorno alla luce e poi sbatte al suolo. So cosa c’è al confine dei miei occhi e non mi piace. So cosa c’è oltre questa finzione (la vita) e non mi piace. Non c'è giorno che io mi chieda se sono schizofrenico, o bipolare, o chissà che altro. Ho rabbia, questo sì!
Non riesco ad oppormi alla rabbia. Non so nemmeno esattamente cosa la scateni. I muscoli cominciano ad irrigidirsi e le mani, tremanti, si chiudono a pugno. È la mia strategia per non saltare giù dal letto e spaccare tutto. Ormai le porte delle camere e il muro d'ingresso hanno ben impresso nella loro memoria il mio gancio destro.
Verso sera le mie percezioni si amplificano.
Il giorno è caos.
La sera è più nitida, più ordinata.
Io, però, funziono inversamente proporzionale. Invece di essere più pacato, scateno un’energia che mi distrugge. Impegno troppo la testa e poi vado in sovraccarico.
La notte deforma le ore e i pensieri, le parole disegnano geometrie mostruose e le ombre bramano il mio corpo. Anche il bisbiglìo proveniente dall'altra parte della casa assume connotazioni surreali. Squadroni di insetti si impadroniscono delle mie orecchie, mi parlano di me e mi gridano: - Uccidi, uccidi…! -
La bocca si schiude alla bava e questi scarabei che mi dilatano le palpebre con le loro zampette pungenti, … quanto male fanno!
Per fortuna mia madre entra in camera a salvarmi. Mi porta il farmaco e usa parole che mi distolgono dalle mie ruminazioni.
Lentamente mi addormento.
Lei è più folle di me, crede ancora che io possa guarire ed ogni mattina viene a svegliarmi come se dovessi andare a scuola...ma io ho mollato la scuola.
Diverso tempo fa!