Solo ciò che è buono

Camminando su intrecci di liane sospese...nel vuoto incedo tentennando. Sotto di me c'è un incolmabile vuoto zeppo di fantasmi sbiaditi, che ipocritamente supportano e sostengono apparenze e finzioni. Fra santi imprecanti e madonne deperite e afflitte, cerco acqua nei deserti e calore negli animi freddi. Ora voglio affrontare i tumultuosi temporali della mia anima, burlarmi dei miei timori e andare alla ricerca di arcobaleni. Osservo intenerita merli dal becco giallo che intrecciano fili d'erba per farne nidi. Desiderando verdi aspettative, anch'io depongo le mie speranze nei rami della vita: covo freschi domani in attesa che si schiudano. Qualcosa di nuovo m'induce a camminare su archi di luce. Così lontani mi paiono vecchi carri di cartapesta che continuano invano a sfilare e a mostrarmi antiche allegorie. Rivedo i soliti volti mascherati di ipocrisia; ma non ne sono attratta: sono stanca di ascoltare bugie. M'incammino sul mio tappeto di cristalli e riflettendomi in esso, finalmente ritrovo la mia immagine. Indosso un paio d'ali e non temendo più il vuoto, spicco il volo. Plano sugli alberi del tempo e raccolgo frutta: sui rami qualche frutto è ancora troppo verde, (li coglierò domani) a terra frutta marcia (occasioni perse ieri.) Raccolgo solo ciò che è buono. Intanto che commedianti indossano abiti di scena e cambiano maschere, conformandosi alle circostanze; io vestita solo di me stessa e alleggerita da inutili zavorre, assaporo il dolce sapore della libertà di scegliere: senza ipocrisie, senza compromessi, né sotterfugi. Abbraccio il tempo che mi rimane e amo solo chi mi merita. Il mio tempo è prezioso: il superfluo lo lascio a chi ha tempo da perdere.
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Profilo Autore: Giovanna Balsamo  

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L'equilibrio quaternario surrogato da una sorta di catecumenismo cimiteriale fortemente forcaiolo, si stempera surrettiziamente in una dodecafonica quiescenza sesquipedale scevra, altresì, di paradigmatiche sostanzialità apotropaiche, con conseguenze esiziali sulle fenomenologie essudative dei piedi dei partecipanti alla maratona di New York che calzano scarpe Adidas taroccate di provenienza misto coreano-partenopea.
Dunque, la composizione ortostatica dei plantari
in gommapiuma riciclata provenienti dal nord del Bangladesh, ben si rapporta con la sussidiarietà pelosa di un certo sciovinismo svizzero ticinese, compenetrato, of course, da una parvenza di revanscismo prebolscevico di basso profilo merceologico socio economico... ecco, finalmente l'ho detto!
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Profilo Autore: Ferruccio Frontini  

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Paragonando la preparazione del fritto di paranza
di Pescasseroli con quella del piatto di panzanella di Posillipo, pare che si produca una probabile precipitazione parossistica perpendicolare nelle protuberanze parallele dei parametri piroclastici dei pupazzi di pezza pizzicati da pinze di plastica nei programmi preregistrati di Porta a Porta del preserale prima della pubblicità dei pannolini Pampers per poppanti particolarmente propensi alla pipi.
Purtroppo, la prolissità puerperale paradigmatica,
privilegia una certa promiscuità parentale paragonabile probabilmente al participio passato del verbo parafrasare, producendo quindi una pulsione persecutoria perequativa priva perciò di ripercussioni postelegrafoniche nel percorso pedonale preferenziale del tratto Piacenza-Padova privo di area di parcheggio per pulmann targati Polonia pieni di polacchi con i polacchini ai piedi...che peccato, però!
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Profilo Autore: Ferruccio Frontini  

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Se quella lacrima fosse amore, allora vorrei sempre averla sulla guancia per accarezzarla dolcemente e ricordarmi che ci sei tu, che esisti nel mio mondo.
Come un angelo mi tieni per mano, mi dai coraggio, mi fai sorridere.
Perché una lacrima può essere non solo di tristezza, ma anche di felicità.
Il mio cuore galoppa e le emozioni percorrono ogni mio attimo.
Un bacio sa di zucchero filato e mi sento bambina e corro attraverso un grande prato.
Mi perdo nei tuoi abbracci, mentre una farfalla si posa sulla mia spalla delicatamente e tu, mi guardi con  occhi profondi.
Perché gli occhi diventano luce pura, come tante stelle nella notte.
Luce che brilla nella mia anima, sempre più.
Il respiro sembra fermarsi, il mio corpo trema, fino a che diventiamo un' unica cosa.
Anche nella tua guancia si forma una lacrima, la tocco e la farfalla passa dalla mia spalla al tuo viso.
Vola, tra i nostri baci e carezze, vola felice e spensierata.
Il cielo poi si riempie di farfalle di ogni colore! 
Anche loro hanno trovato l' amore!
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Profilo Autore: Passione infinita  

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Quando si odia, minutissime particelle di cuore cambiano colore: diventano scure e precipitano in un pozzo buio...dove tutto è nero. Quando si odia, si colpisce con ferocia un proprio simile, si chiede ad una mamma di coprirsi il seno mentre allatta il suo piccolo. si uccide un cane con i suoi cuccioli, si chiede ad un bambino di diventare presto grande, si deride un anziano a cui piace ancora giocare. Chi odia, stupra le donne, si arricchisce sulle miserie altrui, distrugge le famiglie. Quando si odia tanto, ma tanto tanto...si bruciano le chiese, si gettano bombe sui centri abitati, si chiudono gli ospedali, si demoliscono le scuole. Chi odia gli uomini, (i suoi simili) brucia i prati con i suoi fiori, gli alberi con i suoi frutti. Chi odia  ama le armi e distrugge l'amore. Chi odia...lascia che uomini che fuggono dalla guerra, muoiano in mare. Chi odia, rende l'aria irrespirabile: ammorbandola con polvere da sparo la rende irrespirabile. Chi odia non ama mai: non ha il tempo di farlo...è troppo impegnato ad odiare. Tutti noi per un po', nella nostra vita, proviamo odio...ma è un odio passeggero, è un odio che quando lo proviamo ci fa capire quanto sia importante l'amore. Ci sono persone che odiano sempre: lo fanno per primeggiare e non sanno che col passare del tempo, tanti pezzi di cuore vanno in frantumi e non si ricomporranno mai più. Chi odia, gioca con la vita degli altri e con la sua stessa vita. Chi odia ha nel petto un cannone che batte colpi di artiglieria. Per chi odia, ogni sparo è solo una vita in meno e ogni morto...un motivo di orgoglio in più. Potrei concludere dicendo che chi odia non ha il diritto di vivere; ma non lo dico...perché se così fosse, sarei anch'io una criminale. Potrei uccidere con le mie mani un assassino, ma io non so uccidere. Potrei sparare contro chi mi spara; ma così facendo darei seguito ad un'incessante guerra che produrrebbe solo morte. Nel mio petto c'è uno scrigno ove è racchiuso il mio cuore ed io non getterò pezzi del mio cuore nella pattumiera: ogni pezzetto di cuore ha una sua storia, ogni battito un'emozione, ogni lacrima un dolore, ogni sorriso una gioia. Io voglio che il mio cuore, anche se acciaccato dagli anni e mortificato da chi odia, mi accompagni fino all'ultimo battito...fino all'ultima ora, fino all'ultimo istante...e combatto ogni giorno perché voglio mantenerlo a lungo: bello, dolce, appassionato...e moralmente integro.
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Profilo Autore: Giovanna Balsamo  

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Col passare degli anni, non ti volti più a guardare indietro, ma preferisci andare avanti per capire quanto strada ti rimane ancora da percorrere. Spesso inciampi, fai fatica a rialzarti: con lo scorrere del tempo, tutto diventa più faticoso! Le ferite bruciano di più, gli occhi bruciano di più: tutto è più cocente e il tuo passo è più insicuro e malfermo. Così lasci che gli altri ti passino avanti, correre non ti interessa più. Se prima ambivi a gloriosi trofei, ora vuoi solo carezze. Se prima desideravi medaglie da appuntare sul tuo petto tronfio, ora vuoi solo abbracci. Col passare degli anni perdoni in fretta: il tempo è troppo prezioso per sprecarlo in inezie. Quando invecchi preferisci assaporare la vita a piccoli morsi: temi che mangiando in fretta, finisca subito ciò che stai gustando. Così, illudendoti di fermare il tempo, ti aggrappi con forza al passato: ritornare indietro nel tempo...ti aiuta a sentirti più giovane. Vecchie tradizioni, vecchi valori, pupazzi inanimati, scarpe rotte, bambole di pezza...che appartengono ad un passato che viene accantonato...riprendono magicamente vita. Malgrado la fretta ci imponga di cercare cose nuove, tu apri il tuo vecchio baule con dentro le tue vecchie cose e quando i tuoi ricordi cominciano a riaffiorare come ninfee sull'acqua di uno stagno, improvvisamente ti pare che tutto odori di nuovo. Così rinverdendo i tuoi ricordi, rammenti le domeniche trascorse in sala da pranzo: quella con il divano buono, dove riposavi avvolta in una coperta fatta a mano...che profumava di mamma. Quante cose infilate in un vecchio e scricchiolante baule. Ed ora? Mentre gli altri corrono, ti fermi in riva al mare ad ascoltare il chiacchiericcio delle onde e con quei suoni componi piccole sinfonie. Ora lasci che il sole ti scaldi e se un raggio ti abbaglia gli occhi, tu non lo scacci via infastidita; ma chiudi appena appena gli occhi e lasci che ti baci le ciglia. Un fiore, una pietra colorata, una conchiglia; rispetto a prima, tutto ti pare più bello: col tempo tutto acquisisce maggiore pregio e valore. Col passare degli anni, l'erba ti pare più verde, il sole più giallo, il dolore più forte, l'amore più grande e tu...tu ti senti piu saggia e...più vecchia: simile ad uno scricchiolante baule con dentro un mare di ricordi.
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Profilo Autore: Giovanna Balsamo  

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Credevo che i colori servissero per dipingere di azzurro il cielo e di celeste il mare. Mi ero illusa di dover adoperare i miei pastelli solo per disegnare fiori, foglie, montagne, mari e laghi. Conservavo la porporina in un vasetto e di tanto in tanto coi pennelli dipingevo di giallo il sole e di rosso qualche cuore sbiadito. Ero anche convinta che i fogli di carta colorati servissero solo ed esclusivamente per costruire i cappelli dei maghi e delle fate. Credevo che i coriandoli si lanciassero sulle giornate grigie per spargere allegria! Ero convinta che l'acqua servisse solamente per azionare mulini e che mugnai dalle spalle larghe sfornassero biscotti e pane per sfamare intere popolazioni. Mi illudevo che il sole riscaldasse tutto il mondo e che con le pietre si costruissero solo case e ponti. Credevo che le parole servissero per comunicare, le braccia per abbracciare, le labbra per baciare, i cuori per amare. Mi illudevo o almeno speravo, che l'uguaglianza non fosse solo una bella parola messa in una frase per fare bella figura...ma fosse un modo per comunicare agli esseri umani che tutti hanno gli stessi diritti. Non voglio rinunciare ai miei sogni: sognare fa bene alla mente...e forse, se si sogna spesso...prima o poi, qualche sogno si avvera. Però da un po' di tempo adopero solo gomme: sto cancellando tutti i fiori, le montagne, i mari, i laghi che ho disegnato. Nei miei fogli di carta più belli ci arrotolo le mie speranze disattese e in quelli stropicciati ci nascondo qualche pastello senza punta, un mozzicone di matita che non posso più temperare e qualche lacrima che è scesa giù senza che me ne accorgessi. Ora mi proteggo dal sole per evitare di scottarmi e uso le mani per farmi scudo dalle pietre che mi vengono scagliate da chi mi ferisce perché teme che possa contagiarlo con la mia voglia di cambiare il mondo. Spesso parlo; ma soventemente dico poco e quasi mai dico quello che penso: col tempo ho imparato che solo pochi ascoltano e spesso è meglio tacere. Quando allungo le braccia, lo faccio solo per difendermi. Spesso sento il gelo scivolarmi giù lungo la schiena. Le mie labbra sono diventate aride e la mia pelle ha tanto freddo! Ho smesso di illudermi: ma non voglio eliminare del tutto le mie matite colorate, i miei fogli bianchi, i miei pastelli, i miei pennelli. Li conservo in fondo all'ultimo cassetto del mio cuore, nel mio castello di zucchero filato. Li conservo lì, dove ho riposto i miei ricordi più belli. Per ora li ho chiusi a chiave, poi si vedrà. Quanto mi spiace però, non poter dare un tocco di blu a quell'angolo di cielo troppo pieno di nuvole! Credo proprio che gli darò un po' di colore che mi è rimasto appiccicato tra le mani: strano che non sia venuto via, con tutto il male che nel tempo ho dovuto cancellare! Ora do un piccolo ritocchino e poi...poi si vedrà. Nonostante tutto, io ci spero ancora.
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Profilo Autore: Giovanna Balsamo  

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Era vissuto sempre solo.
Gli anni erano passati sereni, senza grandi drammi sino all’età di settant’anni. Poi, inaspettatamente, la sua vita cambiò. Un giorno d’estate, mentre andava a spasso per piazza S. Pietro in Roma, si trovò di fronte una persona che mai avrebbe immaginato di incontrare.
Quel giorno Francesco compiva proprio i settant’anni e sembrava una strana coincidenza incontrare quella persona, quasi che il destino avesse combinato quell’incontro.
- Ma tu sei Giovanna… ma non so… forse mi sbaglio - disse Francesco senza mai togliere lo sguardo da quegli occhi sorridenti e che forse avevano tanta voglia di raccontare.
- Sì sono io… Giovanna Alvisi e… tu se Francesco Rinaldi o… forse sbaglio? – rispose la donna con accento toscano e con modi fini ed educati. Giovanna non sbagliava.
Era proprio quel tale Francesco a cui aveva dato il primo bacio, le sue prime attenzioni… da innamorata. Poi, dopo l’Università si erano divisi. Ognuno aveva preso la propria strada; Giovanna un medico abbastanza noto nella capitale mentre Francesco lo era altrettanto nel campo legale.
Quel giorno il loro incontro fu veramente come un nuovo colpo di fulmine. Come due innamorati si presero per mano e quasi furtivamente si dettero un bacio. Giovanna e Francesco non erano sposati. Il lavoro aveva assorbito le loro giornate e non avevano mai pensato di crearsi una famiglia. Erano anni che non si vedevano. Forse erano passati quarant’anni. C’era stato sì un precedente incontro ma nessuno dei due aveva voluto dare una particolare attenzione all’altro. Quell’incontro in Piazza S. Pietro, diciamo, aveva favorito una decisione importante. Passarono così, nell’assoluta felicità tanti e tanti mesi. Il loro frequentarsi era continuo che ad un certo punto Francesco prese coraggio e le fece la proposta di matrimonio.
- Giovanna vuoi sposami? - disse Francesco tradendo un po' di emozione. La sua "fidanzata" non credeva a ciò che sentiva. Le sembrava impossibile che a quella età dovesse ricevere una proposta di matrimonio. Ma l’amore non ha età. Volevano mettere su famiglia. Crearsi un nido d’amore nonostante gli anni. In fin dei conti non c’era nessun impedimento. Anzi, l’amore avrebbe dato un aspetto decisamente diverso alla loro unione e alla loro vita da " pensionati". La cerimonia non fu sontuosa anzi tutto aveva il sapore della semplicità e della genuinità, quella vera che è assai difficile trovare. Amici da una parte e dall’altra e un pranzo intimo, quindi, con poche persone. Avevano poi scelto di vivere nel centro storico di Roma. Un decoroso appartamentino era il loro nido. Vissero ancora insieme per tantissimi anni sempre d’amore e d’accordo. Vissero molto intensamente che alla fine, per l’inevitabile disegno della vita, uno dopo l’altro si lasciarono. Avevano scritto un biglietto prima di "andarsene" forse per suggellare a loro stessi, per un senso di amorevolezza reciproca, quel loro volersi bene. Senz’altro si erano voluti veramente bene.
Gli amici trovarono i loro biglietti in un cassetto.
"Francesco, sei stato sempre un adorabile sposo.
La tua Giovanna".

"Giovanna, sei stata sempre la mia gioiosa compagna.
Il tuo Francesco".

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Profilo Autore: franco  

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Miserabile è chi alimenta il fuoco dell'approssimazione e della superficialità. Miserabile è chi dà alle fiamme nobili princìpi per produrre cenere. Miserabile è chi affama i popoli per arricchire chi ha già tutto. Miserabile è colui che tenta di sopprimere chi lotta per la giustizia. Miserabile è chi pensa solo al proprio tornaconto. Miserabile è chi distrugge ciò che gli altri costruiscono...e lo fa col becero intento di produrre miseria. Miserabili sono coloro che vengono soggiogati da chi ha brama di potere. Non è miserabile chi è costretto a vivere ai margini, per colpa di una società corrotta e malata. Non è miserabile chi lotta per sopravvivere. Non è miserabile chi è costretto a condurre una vita grama. Spesso si è avari con chi non ha nulla e generosi verso i miserabili. Spesso chi ti punta il dito è colpevole; ma viene supportato da facoltosi miserabili. Chi alimenta e produce miseria è un miserabile, chi la subisce è una vittima...ma purtroppo vogliono farci credere il contrario. Il nostro è un mondo pieno di miserabili "pecché 'o munno s'è avutato sotto è ncoppa." Riportare le cose al posto giusto è difficile, ma non impossibile...vale sempre la pena provarci.
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Profilo Autore: Giovanna Balsamo  

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Ho mollato la scuola diverso tempo fa.
Vivo chiuso nella mia stanza, spesso chiuso anche dentro me stesso.
A volte vorrei solo un pianto bambino, ma non riesco a piangere.

Credo che ognuno abbia la sua vocazione.
La mia è essere pazzo. La conferma è l'antipsicotico che prendo ogni sera. Invece di fare quello che vorrei, me ne sto qui sul letto tutto il giorno, rapito da un cronico torpore che mi ancora al materasso. La mia anima è questa cimice che vola vorticosamente intorno alla luce e poi sbatte al suolo. So cosa c’è al confine dei miei occhi e non mi piace. So cosa c’è oltre questa finzione (la vita) e non mi piace. Non c'è giorno che io mi chieda se sono schizofrenico, o bipolare, o chissà che altro. Ho rabbia, questo sì!
Non riesco ad oppormi alla rabbia. Non so nemmeno esattamente cosa la scateni. I muscoli cominciano ad irrigidirsi e le mani, tremanti, si chiudono a pugno. È la mia strategia per non saltare giù dal letto e spaccare tutto. Ormai le porte delle camere e il muro d'ingresso hanno ben impresso nella loro memoria il mio gancio destro.
Verso sera le mie percezioni si amplificano.
Il giorno è caos.
La sera è più nitida, più ordinata.
Io, però, funziono inversamente proporzionale. Invece di essere più pacato, scateno un’energia che mi distrugge. Impegno troppo la testa e poi vado in sovraccarico.
La notte deforma le ore e i pensieri, le parole disegnano geometrie mostruose e le ombre bramano il mio corpo. Anche il bisbiglìo proveniente dall'altra parte della casa assume connotazioni surreali. Squadroni di insetti si impadroniscono delle mie orecchie, mi parlano di me e mi gridano: - Uccidi, uccidi…! -
La bocca si schiude alla bava e questi scarabei che mi dilatano le palpebre con le loro zampette pungenti, … quanto male fanno!
Per fortuna mia madre entra in camera a salvarmi. Mi porta il farmaco e usa parole che mi distolgono dalle mie ruminazioni.
Lentamente mi addormento.

Lei è più folle di me, crede ancora che io possa guarire ed ogni mattina viene a svegliarmi come se dovessi andare a scuola...ma io ho mollato la scuola.
Diverso tempo fa!
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Profilo Autore: Lilith50  

Questo autore ha pubblicato 28 articoli. Per maggiori informazioni cliccare sul nome.
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