Millantando di aver guadagnato un milione di euro in una causa di mobbing contro un manager di un maglificio di fine maglieria in mohair,
nel mese di marzo nel mantovano, mi meravigliai molto che una moltitudine di maniscalchi marsigliesi avesse manifestato molto più  interesse per i molluschi di Mentone che per i mitili del Mar Mediterraneo coltivati con metodi tipici del Marocco meridionale.
Mannaggia a me!
Meglio masticare melanzane alla molisana che mangiare marmellate di mango, mangrovia e mascarpone sopra un materasso memory  profumato alla menta in compagnia di una malafemmina di Merano maniaca della manicure e delle maglie in morbida mussola per mogli maltrattate da muscolosi mariti maneschi!
Meno male che, per una mia malcelata modestia, ho sempre mostrato moti di meraviglia verso le mini mutande manufatte con foglie di mango macerate nel miele di montagna della Marmolada, altrimenti sarei andato al massacro
mungendo una manza in un maso di Merano dopo un minuzioso massaggio con olio di mandorle, melissa e semi di miglio macinati nel mese di maggio su una mensola di marmo fino ad ottenerne un molle miscuglio.
Oh, Madonna mia!
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Profilo Autore: Ferruccio Frontini  

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Dalla piccola porticina di legno, un elfo è pronto a farci visita.
Ha lasciato il suo amato bosco, ma solo per le feste di Natale.
Tra le sue mani, una busta scritta con polvere magica di fata e una caramella rossa e frizzante che mastica più volte.
Lui è l' aiutante di Babbo Natale, osserva i comportamenti dei bambini, per vedere se meritano il regalo sotto l' albero.
È un po' birichino, può lasciare impronte piccole e bianche  simile a neve appena caduta e può spostare gli oggetti, fare disordine in casa.
Può nascondersi per scaldarsi vicino al camino, grattarsi la schiena con una molletta per il bucato e quando è stanco, russare come una minestra che sta per bollire.
Possiamo chiamarlo come preferiamo, lui è volenteroso e molto goloso.
Nel suo piccolo pancino, non mancano mai un pezzo di pane, una mela e il miele.
Babbo Natale lo ama per la sua bontà, anche se a volte prende sonno all' improvviso.
Basta solo un pò di zucchero sotto il naso e si sveglia, si stiracchia la schiena e spedisce un nuovo regalo, regalando ancora un dolce sorriso.
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Profilo Autore: Passione infinita  

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Praticamente mi procurai, con una particolare promozione, una serie di pentole a pressione col fondo in pirite piroclastica della Patagonia e, contento come una Pasqua, mi precipitai al palasport per presenziare alla prima dello spettacolo pirotecnico di un produttore di petardi di Pescasseroli con la messa in palio, tra l'altro, di un pacco di peli di puzzola plastificati, pretrattati al profumo di passiflora, particolarmente adatti per pediluvi e pruriti provocati da pappataci, nonché una parure di parrucchini posticci per pederasti palestrati.
Il giorno dopo mi presi un periodo di pausa, preoccupandomi soltanto di prenotare un tour in Papuasia, in compagnia di una paracadutista palestinese dalle poppe a pera piuttosto procaci ma, purtroppo, presi una pericolosa parassitosi alle papille del palato, che un praticone del posto cercò di curarmi con una portentosa pomata a base di polpa di prugna, papavero primaverile, pejote, pezzi di piloro di procione e palle di paguro pretrattate al Pernod!
Purtroppo tutto questo poutpourri mi procurò una pirosi intestinale di proporzioni paurose, provocando parecchie allucinazioni, tanto che mi apparvero sul lavandino una schiera di poeti e scrittori famosi...Pascoli, Petrarca, Papini, Palazzeschi, Pasternak e fu così che, preso da potente pulsione, gridai a pieni polmoni:
M'illumino di Imm..odium!
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Profilo Autore: Ferruccio Frontini  

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La sperequazione sinottica, edulcorata da una sclerotizzazione ortopedico saturnina, si compenetra diametralmente con una simbiosi ortogonale parossistica, inequivocabilmente surrogata da un compendio di tipo ellenistico condominiale privo, decisamente, di una deriva surretizia concrezionale, di stampo inesorabilmente scandalistico e tipicamente
giacobino. Tutto ciò si rapporta in maniera sesquipedale con una sorta di qualunquismo sanculottesco pregno, spiccatamente, di condizionamenti serotini di basso contenuto chiropratico.
Comunque, sempre meglio di un uovo oggi che di una gallina dopodomani mentre tre civette sul comò aspettano una rondine che non fa primavera! Oh, poveri noi!
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Profilo Autore: Ferruccio Frontini  

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In un porto franco in Francia, ho incontrato un certo Franco che era alquanto affranto perché stava affrancando con un francobollo una lettera per suo fratello Frescobaldo, un tipo un po' frivolo,
che si era fratturato un femore giocando a fresbee e che ora abitava a Fregene tra freschi orti di fragole e fertili  terre coltivate a frumento, foraggio favoloso per mucche frisone importate da Friburgo. Così, frastornato da codeste frescacce, preso fa un irrefrenabile furore e da un fraudolento menefreghismo, mi feci un bel frullato di frutta fresca con fragole di Fossombrone accompagnato da friselle fritte e dei fichi fioroni in fricassea da favola. Quindi, fremente come un formichiere sopra un formicaio brulicante, mi fiondai sopra un morbido futon e mi assopii sognando frivole fanciulle friulane con svolazzanti abiti
fru-fru... viva la f... isarmonica!
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Profilo Autore: Ferruccio Frontini  

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Paturnie e piaceri

Per un certo periodo ho provato a proporre un posto di parastatale ad un povero peruviano di Palenque particolarmente patito per le pentole a pressione in Pirex, per la pizza patate e porri e per i poster di Peppa Pig che fa Pilates in palestra.
Purtroppo mi ha detto che preferiva un posto di pasticcere per produrre panettoni sperimentali
alla paprica e al peperoncino con cuore di polenta e purea di pere in una pirofila di porcellana a forma di piramide senza la presenza di particelle di permanganato di potassio.
Non mi preoccupai più di tanto e, in preda ad una pulsante pressione, mi precipitai al porto di Posillipo per partecipare ad una battuta di pesca al palombo su un peschereccio privato in partenza per Procida in compagnia del padre putativo di un certo Pippo il "pantegana" provetto pescatore professionista.
Passai un periodo particolarmente piacevole ma poi, facendo un pediluvio in mare, fui punto da un polipo proteiforme che mi causò una piaga purulenta che dovetti curare prontamente con una pomata particolare a base di passato di piloro di pernice, polpa di porri e pinoli, petali di papavero e pomodoro pachino pestato insieme alla polvere pirica.
Passate queste paturnie piuttosto pesanti, mi presentai presso il provveditorato agli studi di Pavia per un posto di portiere part-time, solo al pomeriggio, con un portafoglio di poche palanche ma, in compenso potevo praticare un corso di pole-dance nella palestra del posto con una procace professoressa con due poppe come due poponi del basso Polesine ed un bel popò da primato!

... pace a tutti e pensieri positivi...
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Profilo Autore: Ferruccio Frontini  

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Il tempo è come una pagina vuota

che ti lascia riempirla con cosa vuoi,

ma attenzione alle scelte, perché solo

le scelte migliori la faranno diventare 

un documento di un valore inestimabile.

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Profilo Autore: Maddalena  

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Un ragazzo e una ragazza che qualche anno prima si erano amati, si incontrano per caso in una piazza cittadina dopo tanto tempo che non si vedevano. I due, pur avendo avuto incomprensioni tra di loro, non si erano lasciati in malo modo, perciò questo incontro inaspettato è una bella sorpresa per loro.
"Ciao Carlotta! Sono felice di rivederti! Come stai?" chiede lui, felice di rivedere la sua ex.
"Caro Giulio, è bello rivederti. Purtroppo a me le cose non vanno molto bene."
"Oh, mi dispiace, spero nulla di grave! Vieni, andiamo a sederci su quella panchina, così potremo parlare un po', se ti fa piacere" le dice lui, premurosamente.
Carlotta accetta la proposta e i due giovani si siedono.
"Se ti va, puoi parlarmi dei tuoi problemi. Sai che io sono sempre stato un ragazzo dal cuore grande. Cerco sempre di aiutare gli altri, se posso"
Carlotta guarda Giulio intensamente negli occhi. Ricordando i tempi in cui erano insieme, decide di aprirgli il suo cuore, mentre calde lacrime iniziano a bagnare il suo dolce viso.
"Giulio...sono disperata!" dice Carlotta tra i singhiozzi.
"Non fare così, cerca di calmarti! Ora ci sono io! Dimmi tutto e cercherò di aiutarti come posso!" 
"Grazie. Sai, è un periodo terribile per me: tutte le persone a cui volevo più bene al mondo, hanno tradito la mia fiducia!"
A questo punto, Giulio sente una stretta al cuore. Anche se non vedeva Carlotta da anni, gli fa male vederla ridotta così. Nonostante la loro storia sia finita da anni, egli nutre ancora affetto per lei.
"Amica mia, non fare così, ora ci sono io! Te la senti di spiegarmi cosa è accaduto?"
"Sì Giulio" mormora la ragazza continuando a lacrimare.
"Dopo che io e te ci siamo persi di vista, ho passato un periodo da single in cui dicevo a me stessa che non mi interessava avere un fidanzato, che stavo molto meglio da sola. Poi, un giorno, in palestra ho conosciuto un ragazzo che mi è subito piaciuto. Abbiamo cominciato a uscire insieme e ci siamo fidanzati."
Giulio, nell'ascoltare il racconto della sua amica, comincia a provare un vago senso di rimpianto, e anche un pizzico di gelosia.
"E poi, cosa è successo? Avete avuto dei problemi?"
"Lui era tutto per me! Non ho mai amato nessun altro uomo intensamente quanto lui!"
Giulio, nell'ascoltare queste parole di Carlotta,  diventa sempre più cupo. Il pensiero di questo ragazzo che la sua ex aveva tanto amato dopo di lui, lo irrita un po', ma cerca di non darlo a vedere a Carlotta.
"Vai avanti..." le dice.
"Ebbene...ho da poco fatto una scoperta...terribile..."
Ora Carlotta piange talmente tanto da non riuscire più a parlare.
"Coraggio Carlotta, io ti voglio ancora bene, sono tuo amico, di me puoi fidarti! Dimmi tutto!"
Le dice lui stringendo dolcemente le mani di lei tra le sue.
"Ecco, vedi...la mia...la mia migliore amica...è...incinta del mio fidanzato!"
Dopo questa dichiarazione, Carlotta torna a singhiozzare ininterrottamente. La ragazza appoggia la fronte sulla spalla di Giulio, per cercare conforto. Giulio non sa cosa dire. Si rende conto che per Carlotta è davvero un colpo durissimo. 
"Carlotta, mi dispiace! Immagino che brutta delusione per te, ma non devi disperarti così..." le sussurra lui all'orecchio.
"Ah, non devo disperarmi?" dice lei alzando la testa dalla sua spalla e interrompendo improvvisamente il suo pianto.
"Lo sai che anche mia sorella minore aspetta un figlio da lui?"
A questo punto, Giulio sente salirgli un senso di rabbia verso questo ragazzo che tradisce la fidanzata con persone a lei care, e la fa soffrire così tanto!"
"Carlotta...è davvero una situazione incresciosa..." le dice."
E non ti ho detto ancora tutto: anche mia sorella maggiore è in stato interessante! Indovina chi è il padre del bambino?" 
"E'...è...sempre il tuo ragazzo?" chiede Giulio titubante.
"Certo, è lui!"
Giulio, ora, oltre che arrabbiato comincia ad essere perplesso. 
"Carlotta, ma..." 
La ragazza non gli permette di continuare la frase e prosegue con le scottanti rivelazioni: 
"E lo vuoi sapere? Lo vuoi davvero sapere cos'altro ha combinato questo porco?"
Ora il tono di Carlotta è  aggressivo. Ella ormai non piange più, la disperazione ha lasciato il posto alla rabbia, è tutta rossa in viso, una vera furia!
"Certo, dimmi tutto" risponde Giulio quasi impaurito.
"Ha osato persino mettere incinta...mia cugina! La cugina a cui sono più affezionata!"
"Accidenti, Carlotta, ma questo tipo è tremendo!"
Ma il racconto di Carlotta non è ancora finito! Ella ha ancora altro da aggiungere. Si calma un po', assumendo un'espressione molto seria e dice:
"Giulio, forse ora non ci crederai, ma...ha messa incinta anche mia zia Graziella!"
Giulio ormai non sa più cosa pensare. Ricorda di avere conosciuto la zia di Carlotta. Non sapendo cosa dire, dice soltanto
"Ah, tua zia Graziella, è ancora abbastanza giovane, me la ricordo"
"Già! Ma la vuoi sapere un'altra cosa ancora? La vuoi sapere?"
"Certo!" risponde Giulio, ormai rassegnato.
"Anche mia madre sta aspettando un figlio suo!"
A queste parole Giulio non resiste: gli viene spontaneo chiedere a Carlotta:
"E tuo padre? Tuo padre non è incinto del tuo ragazzo?"
"Mi ha chiesto di andare in farmacia a comprargli il test di gravidanza!"
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Profilo Autore: poetessalibera  

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L’onda corteggiava la rena, una mattina di
sole, in spiaggia. 
Sembravano i Tropici.
Io costruivo castelli di sabbia e incontrai Lucio.

Veniva dal mare con uno slip nero addosso e la sua canotta natural. Si avvicinò ad una panca in legno grezzo, un po’ più su alla battigia, sulla quale vi era adagiata una giacca da direttore d’orchestra e una valigetta.
Mi guardò con i suoi occhi curiosi e mi sorrise:
- È già arrivato Ciccio? -
Io feci spallucce come a far capire che di questo Ciccio non ne sapevo niente.

Non potevo fare a meno di mostrarmi divertita e sorpresa nel guardarlo: era più peloso di mio padre.
Ancora grondante, infilò la giacca.
Trasse fuori dalla valigetta un clarinetto, lo svitò in due parti e cominciò a fare dei gorgheggi come se avesse dell’acqua nella bocca: - Aaaaah, uuuuh, ah ah agrrr…uuuuuh! Sciompi…lezgo….
Ah ihe, bruuum ihe!
Sai come fa il vino rosso quando stappi la bottiglia? -

Poi si voltò verso il mare e cominciò a dirigere una sinfonia immersa nei verseggi gutturali che venivano fuori dalla sua cassa di risonanza.
L’onda parve venirgli incontro e il mare iniziò a muoversi a tempo. Quella musica mi invase.
Erano gli anni in cui mia nonna scriveva la lista della spesa sulla carta del pane ed io credevo che Banana Republic fosse un gusto gelato per pochi eletti.

L’onda corteggiava la rena in una mattina di sole in spiaggia.
Io costruivo castelli di sabbia e incontrai Lucio Dalla. 
Ero una piccola sognatrice o lo sono ancora, o è questa nebbia mattutina che viene fuori dai tombini e Lucio è come una musica che oggi mi gira intorno.

(Non escludo di essermi inventata ogni cosa)
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Profilo Autore: Lilith50  

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Cosa saremmo in grado di fare se fosse un raggio di oscurità ad illuminarci?

La verità è che l’oscurità ci mina dall’interno. È come un cancro. Non lo sai fino a quando non si manifesta in superficie, in qualche modo. A volte, quando viene fuori, è ormai troppo tardi.

Forse anche l’amore è un cancro.

                         ***

- Dei miei mai compiuti amori…

dei miei mai compiuti amor…mai…mai…miei… -

Lo ripeteva ogni volta lungo la strada, mentre ammazzava il tempo avanti e indietro, per la via principale. Aveva il passo un po’ dinoccolato e quando arrivava in piazza  la gente lo indicava.

Nelle sere d’estate c’era sempre qualcuno al paese che non sapeva chi fosse quel tipo molto stravagante che andava in giro vestito da pistolero del farwest. 

Enrico lo riconoscevi dal cappello scuro da cowboy e dai lunghi capelli raccolti in una coda. Chi lo conosceva da parecchio diceva di lui che un tempo fosse stato persino bello.  Qualcuno ricordava che avesse vissuto a Roma per un periodo. La famiglia aveva preferito allontanarlo per un po’. La malattia lo aveva reso osceno nei tratti del volto, ma nessuno sapeva quale fosse la sua malattia.

- T’hai cangiat ’ ‘a capa stasera, Enri’? - , lo sbeffeggiava qualcuno, e lui:
- Scusa un attimo, ho il cell che suona,…pronto, Enrico sono! EH!…non sento…ahahahah! Che hai detto, maledetto? C’ho ‘na tacca,…nu me fa’ ‘ncazzá ‘! …Nun te sentooo…aho, è matto questo! -

Spegneva il telefonino, o meglio il pacchetto di Merit blu che spacciava per iPhone davanti a tutti e proseguiva senza dare seguito agli sberleffi che gli giungevano.

- Eeeh, nun facitelo arraggiare che vi spara, ahahahah! - gridava qualcuno dalle gradinate del municipio.

Ricordo una sera, tornando a casa, me lo ritrovai davanti svoltando l’angolo.

Ebbi un sussulto. 

Forse sbiancai.

Lui avvertì il mio spavento:

- Signora bella di Milano buonasera! Mi sembra che abbia visto un fantasma! Sarò pazzo ma non pericoloso, quello no! -

Sapeva che non ero del paese e lesse la mia meraviglia: - Che c’è? Sei sorpresa? Enrico sa di tutti…le mie orecchie hanno tante storie da raccontare di chi va e resta e di chi torna in questa terra che non è più di nessuno. Anche la lingua è cambiata! -

Sembrava diverso, si offrì di accompagnarmi lungo la via.

- Sei in una botte di ferro con me, Signo’! E chi si avvicina con me?-

Non riuscii a trattenere la risata.

Lui mi guardò e fermò il nostro passo afferrandomi il polso:

- Bella!…era bella lei,…anche io lo ero ma lei…! E quando rideva le luccicavano i denti, come una fila di perle di fiume e il mio cuore si tramutava. Mi scriveva lettere d’amore…Una la tengo qui, nel taschino del gilè, sotto l’impermeabile nero! -
Aprí l’impermeabile e me la mostrò. 

- I binari delle nostre vite si erano intrecciati. Oooh, saremmo deragliati ben bene io e la mia Lena! Cosa darei per rivederla! 

Cosa farebbe il mio cuore nell’averla vicino?

Potrei scivolarle tra le braccia, …mi stringerebbe? Ogni sua ruga sarebbe mia e la mia carezza cancellerebbe dalla sua fronte il tempo passato!

Il denaro,…quello me l’ha portata via! Lena…! -

Chiuse gli occhi e rimase così.

Ero immobile, non volevo rovinare la poesia di quel momento con interventi maldestri.

Non ebbi il coraggio di aprire quella lettera. Già mi aveva aperto il suo cuore.

Come avrei potuto trafiggerlo, profanando ciò che per lui era sacro? 

Gliela porsi.
La ripose nel taschino.

- Dolce pulzella, sei arrivata a destinazione. Io vado, …ce se becca! -

Già stava cambiando eppure, per un attimo, io avevo visto l’uomo dietro i suoi occhi lucidi.

Quel vento secco d’estate li aveva asciugati in fretta come asciuga addosso l'acqua marina, trasformando il sale in merletti. Ed era proprio il sale che si era rappreso tra le sue ciglia. È lì che restano imbrigliati gli amori mai compiuti.

-Aaah, gli amori mai compiuti sono sale tra le ciglia,…dei miei mai compiuti amori…mai…mai miei, …pronto! A matto!…è caduta la linea, aspé’! -

Era tornato l’Enrico di sempre.

Svoltò l’angolo, dopo la discesa.

Il vento si era leggermente rinforzato e smuoveva le fronde, con dolce violenza, i rami sembravano braccia, lunghe e spaventose.

L’ombra delle foglie di un ulivo proiettava uno strano disegno sull’asfalto, somigliante ad una graticola e che importanza può avere se si riconduca l’immagine a dei carboni ardenti o a sbarre di cella. Senza lei era stato comunque un lento morire in quegli anni.

- Ahh, bastardi! Vigliacchi, anche gli agguati mi tendete…piun piun…tutti vi accoppo…tutti …fuocooo!…FUOCO! -

Poi prese a scendere, lo sguardo intorbidito dalle sue nebbie interiori.

In paese si diceva che nascondesse nella fondina una pistola vera, scarica, ma vera.

Il latrato di un cane se lo portò via.

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Profilo Autore: Lilith50  

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