sotto lo stesso contado,
abbiamo spinto le nostre radici
nella stessa calda terra fertile.
Tu cercavi il calore del sole,
io l’ombra del sollievo,
ma la gemma della linfa
era la stessa,
e ci parlava nel silenzio delle stagioni.
Ogni litigio era un pugno di vento
che spiegava i nostri rami,
disperdendo le nostre foglie colorate,
strappando i nostri frutti
maturi alla comprensione
del perdono,
ma non spezzava il tronco
che ci legava uniti, più forti,
contro le intemperie che ci sfidavano.
Ho imparato il tuo passo
nel buio dei giorni senza raccolto,
tu hai ascoltato il mio respiro
quando tacevo nel canto della vita.
Le nostre parole, pietre nel fiume,
hanno levigato il tempo
fino a diventare carezze
nella gioventù che ci abbozzava
fratelli per la vita che disegnava
pian piano le nostre rughe
tra i capelli bianchi degli anni.
Siamo stati tempesta e rifugio,
due fari che si cercano nella nebbia.
Ti porto addosso scolpito
come un odore d’infanzia,
invisibile ma eterno
come la pioggia sulla pelle.
Quando cadi, io tremo,
quando rido, tu mi abbracci
col calore dei tuoi occhi,
perché il legame di sangue
non conosce distanza che separa.
Crescere insieme è solo
un allontanarsi per ritrovarsi
con nuove vite al proprio fianco
senza spezzare mai
l’origine del cuore che pulsa affetto.
Siamo due rive che si guardano
nello stesso specchio d’acqua,
e quando il mondo farà silenzio,
resterà la nostra voce, sottovoce,
una radice che muore l’uno per l’altro.
di un’autentica amica,
è come il primo raggio di sole
che danza con grazia
tra le onde crespe
di un mare appena placato,
portando con sé la promessa
di un’alba serena nel suo azzurro
dopo il tumulto dell’inquietudine.
Il suo caldo bagliore,
fiamma di una scintilla d’oro
tra le giovani foglie,
fonde ogni ombra
di malinconia e tristezza,
come neve che si scioglie
sotto il primo tepore primaverile.
Riscalda quel terreno fertile
che si battezza amicizia,
quel curato giardino segreto
dove germogliano fiori
dai mille colori e forme senza parole,
nei nodi delle avventure,
veri e propri gioielli della natura:
la tenerezza, la gioia e la dolcezza.
In questo eden, la spensieratezza
e la comprensione fioriscono
come rose eterne di cristallo,
annodate silenziosamente
da una garza invisibile d’empatia,
forgiata nel fuoco del tempo.
Rincuora l’anima
come una dolce, antica melodia,
restituendo e ristabilendo
un vasto firmamento blu della notte,
nelle mani del fato che racconta
la serenità che regna sovrana, impavida e trionfante,
come faro luminoso
che guida il cuore
verso porti di pace e armonia,
nelle rughe delle pagine trascritte
con la mano dell’onda
della nostra vita condivisa negli anni.
Non leggo i necrologi sui giornali
ma di recente ho letto sopra un muro
di un caro amico lontano nel ricordo
che, lo confesso, affisso su quel muro,
all’improvviso mi tornò vicino.
.
Sul manifesto, firmato dalla moglie,
gli amici e tutta la genia della famiglia:
si compiange il caro estinto,
tanto rimpianto, per sempre,
con tanto amore, al caro Gino,
il buon marito, lo splendido padre,
fulgido esempio, gran lavoratore.
.
Poi camminando
ridevo dentro di me per quei grassetti.
Per fortuna mi dicevo, la morte esalta,
cela mancanze, i danni e poi cancella.
.
Ma nel caso del Gino, il vecchio Corsi
si stava veramente esagerando.
.
Allora ho scritto l'epitaffio giusto:
qui giace il Corsi grande puttaniere,
disoccupato cronico, grande bevitore,
mantenuto nei vizi dalla moglie,
amante dei cavalli e delle carte,
generoso con gli amici, con le donne,
mai con i figli che non credeva suoi.
.
Nessun pensiero diverso da se stesso.
.
Nella sua vita ha perso un patrimonio,
lasciato da sua madre, gran signora
un po’ bagascia forse. Intelligente,
attenta a come si sfrutta la bellezza
con ogni uomo anche se ammogliato
che, sanno tutti, non era solo uno,
ma visto che si parla di una morta:
saggia, brava mamma, religiosa, buona.
.
Il Caro Gino,
l’uomo più indebitato del quartiere:
pago dopo, diceva, paga la Bruna!
E sua moglie pagava tornando dal lavoro.
.
Caro il mio Corsi, ci si fermava a bere,
che grandi sbornie, poi si scommetteva.
Te lo ricordi quel cavallo grigio?
E quella tipa amica di tua moglie
che è stata la tua amante per trent’anni?
.
Certo la vita te la sei goduta,
l’hai presa sempre per il verso giusto,
“tanto si muore tutti senza tasche”
la tua filosofia da quattro soldi.
.
Eppure,
leggendo su quel muro il manifesto
la dedica che ti fanno tutti in coro,
l’amore di tua moglie e dei suoi figli,
devo per forza essere d’accordo
e convenire che sei stato un giusto.
.
Se uno come te, un perdigiorno,
diventa un uomo esemplare,
un quasi santo,
degno di esser citato ai quattro venti,
hai fatto bene ad essere te stesso.
.
Magari non sarai in Paradiso!
Ti dedicheranno un bel Viale
dove la gente porta a spasso i cani
o forse una Piazza dietro un’osteria.
Quindi è vero che te ne vai?
Pensavo non l'avresti fatto mai.
Invece questa volta sei risoluta,
la tua decisione irremovibile, assoluta.
Vorrei dirti che da adesso
tutto continuerà ad essere lo stesso.
Ma mentirei spudoratamente
dicendoti che passerà, che non è niente.
Certo! Sono felice per te, questo è vero.
Non potrebbe essere altrimenti ad essere sincero.
Per la tua fortuna che questa volta è mutata,
per la tua vita di punto in bianco migliorata.
Ma la mia invece? È sempre la stessa
una monotonia costante, che mi logora, mi stressa.
Ma almeno fin'ora c'eri tu ad edulcorare
questa vita che è una montagna da scalare.
Con te era tutto diverso
ogni cosa prendeva colore,
eri parte del mio universo.
E ora quanto dolore...
Eravamo satelliti di uno stesso pianeta,
io e te: ed ecco la nostra esistenza completa.
Perché a volte due amici sono più di due amanti,
rendono la vita preziosa più di mille diamanti.
Ma ora che vai via da questa nostra realtà dura,
io sarò solo, e al pensiero di tal solitudine
la mia anima trema, si spaura.
Non sarà possibile farci l'abitudine.
Allora dammi qualcosa di te
che potrà farti sentire ancora con me.
Un ricordo, un simbolo, un pensiero
che mi ricordi del tuo affetto sincero.
Ti chiedo soltanto di non dimenticarti
della nostra amicizia, di noi...
so che saprai ricordarti,
che lo farai solo se vuoi.
E ricorda: la felicità apparente può essere qua o là
nella nostra o in un'altra realtà.
Ma la gioia vera, quella che cerchi
la puoi trovare solo in fondo al tuo cuore
una volta spogliato di ogni rancore,
di ogni superfluo dolore.
spiegazione: la poesia tratta del rapporto che l'autore ha con un suo amico, il quale è tanto intelligente quanto spericolato. Descrive la preoccupazione dell'autore verso l'amico.
Ogni amico è una stella,
un’altalena in riva al mare
a cullare i regali del silenzio,
un apostrofo di vita
seduto ad abitarti il cuore.
Fra le passeggiate dei ricordi
ogni amico dipinge i tuoi giorni,
rammenda un diario di speranze,
raggomitola sogni senza confine,
scrive la tua felicità
impressa sulle porte del suo cuore.
Ogni amico si accoccola nell’anima
e come la perla più preziosa
di una invidiabile collana
stringe il tuo io e la tua storia
come il più bello dei tesori.
Nei giorni senza testo
un amico disegna per te
il confine della luna,
raccoglie i fiori dell’anima
nei pomeriggi dei ricordi,
divide il suo sguardo
con la linea dei tuoi orizzonti.
Un amico ferisce la tristezza
con abbracci di parole,
racconta del vostro tempo
alle segreterie del cuore,
un amico
è il dono più prezioso
dell’intera eternità.
Amico,
se con te condivido
questo diario di cielo
caduto sul nostro tempo
come petali di un girasole
a lacrimare al tramonto,
così colora pure
i miei giorni difficili,
quei lembi di vita solitari,
la malinconia di un abbraccio perduto.
Amico,
truffiamo insieme
il viale spoglio dei ricordi,
la tristezza di un respiro ferito
con una nevicata di sorrisi
a stringerci sull’uscio del cuore.






