fatto di alti e bassi,
di gioie e tristezze ,di abbracci ,
di tempo di dolcezze ma anche
senza carezze.
Le onde del passato si fanno avanti
con prepotenza ,cerchi però
di cose belle solo a ricordare.
Le onde del passato avvolgono
l'anima ,davanti anche momenti
bui solo da dimenticare ,
ma poi con prepotenza
si fa avanti anche giorni
di tanta dolcezza .
La vita va avanti con
euforia ,cerchi di afferrare
solo le cose belle.
Mondo che ascolti questo
tempo così confuso ,
pensi che in fondo
non bisogna mai disperare
i giorni rispecchiano
ciò che sei ,ciò che siamo
Viva la vita tutto sommato
viva la vita abbasso il pianto.
.
va a rotoli,chi sono io in questo
tempo di dolore.
Un tempo di sofferenza
tra cielo e mare ,tra risvolti
di incredibile follia dove il
respiro sempre più affannoso
si intreccia nel cielo nuvoloso.
Chi sono io
dove I bimbi non trovano
più quella carezza ,quei
modi gentili , quell'abbraccio
sincero ,chi sono io ,
un punto nell'universo.
Parole disperse nel vento
nel cielo stellato ,
tra le onde del mare
tra un sospiro ormai
sempre più stanco.
Chi sono io mi domando
ma le risposte mai pace
troveranno,lassù tutto
splendente mentre il mondo
non sa più di niente.
Compare così triste
la tua allegra felicità
La vedo sfuggire gli sguardi
quando si sente osservata
Quando sui tuoi occhi sempre divertiti e divertenti
sembra che cali
un buio più nero di una notte
invernale.
Sei felice?
O giorno dopo giorno
tragicamente
rappresenti una te inesistente?
In questa commedia
vissuta sorridendo allo specchio che per non mentire non riflette il tuo volto.
Il ragazzo piange per casa,
il cielo scurisce ai miei occhi,
ormai tutto sembra più triste
niente migliora e non sono più felice.
Nell’animo sento un vuoto di un buco nero,
la natura è malata e non esiste il siero.
La tristezza affonda dentro ognuno,
io e voi siamo uniti in un tutt’uno.
Non trovo parole per consolarmi
ora che lei è andata non può aiutarmi,
non mi rimane che restare solo
e patire fin quando non muoio.
E’ il gusto dell’arte che rallegra,
l’arte semplice, pura e stratega,
che non trova riparo nella forma
e sorprende se stessa e chi la forma.
Ne più di aulicismi o retoriche la riempio,
perché l’arte è sentimento dello scempio,
il malessere che noi ormai viviamo
ed ogni giorno dal concepimento patiamo.
L’arte è la forma della semplicità,
colei che salva dalla malvagità,
che aiuta nei momenti di negatività
e salverà quando tutto crollerà.
Questa lode non sarà eterna,
domani la noia incomberà sulla terra,
ogni uomo ne sarà afflitto
ma chi vincitore e chi sconfitto.
Scenderà:
la pioggia e bagnerà
il giardino dei miei ricordi
e le cose più belle
che il vento si è portato via
sarà poi la neve
a cancellare ogni traccia
lasciandomi con questa
maledetta malinconia.
E aspetterò:
che la primavera
sciolga il ghiaccio
nelle mie vene
poi col sole le foglie del mio giardino
riappariranno forti e più belle.
E salirà :
la voglia di andarmene via
prima che ritorni
un altro inverno
prima che ritornino i ricordi
senza dire una parola
piangere o pensare.
Non più trafitto da un raggio di sole
sono solo sul cuore della terra (*)
ove lungo i sentieri a primavera
rubai sterpaglie e fiori dalle aiole
di cui rimorso ancor oggi m’afferra,
fardello d’una vita avventuriera.
Ma fardello più ancor in cuor mi duole
dei fior non colti ma riposti in serra.
Ora che vivo quest’autunno tardo,
con freddo e scarsa luce nella stanza,
questo fardello appoggio sugli alari,
accendo il fuoco e nel silenzio guardo
fiamme e fiammelle far tremula danza
di ricordi e rimpianti dolceamari.
E mentre si dissolve questo giorno
e i rumori s’attenuano d’attorno
sembran più vive le luci e le voci
delle ore fuggite via veloci
e ogni volto m’appar, ogni fattezza,
di un’incompresa allor nuova bellezza
e i conversari assumono sembianze
d’or per allor rammarichi e doglianze
per le parole pensate e negate
per i baci e le carezze non date
per le amorose intenzioni dissolte
per le allusioni intese e non accolte
talora per accidia o per pudore
talor per fedeltà ad un altro amore
talora paventando sofferenza
e talora fingendo indifferenza.
Ed ora ciò che manca a questo appello
e che prolungherebbe ancora un poco
il residuo baglior di questo fuoco
è quel che dei rimpianti nel fardello
deposi, senza averlo mai vissuto,
un destino struggente e sconosciuto.
(*): Spunto dai versi finali di “Solitudini”, di Salvatore Quasimodo, poi diventati celebre testo autonomo (“Ed è subito sera”)
Soffia un forte vento
sui miei liquidi pensieri,
trascinati come morte foglie
in questo vortice di vita.
E in questo saliscendi di emozioni,
scorro giorni a inscatolar ricordi,
perso nel limbo di passate storie.
La vita e un diaframma che si chiude
…poi di noi resterà solo una foto…
che m’avvolgi,
dama velata,
compagna fedele,
al mio fianco
mai t’assopisci,
non per errore,
non per benevolenza.
Nelle tue braccia
ogni gioia si spegne,
e d’ombra il cuore si veste,
spezzando il ritmo
della vita che corre,
sotto la luna,
pallida e cortese.
Il mondo si copre
d’un manto stellato,
il vento bisbiglia
lingue straniere.
Pian piano si spengono
le luci delle case,
restano i lampioni,
solitari custodi.
Tutto è così dolente
nel cuore solo.
Che io sia in un castello
di antichi splendori,
o in una nave a solcare
oceani senza fine,
o alla scoperta della foresta
oscura e misteriosa,
il tuo sussurro,
lieve e inesorabile,
sempre riecheggia.
Nessun banchetto,
né risate felici,
né ardite avventure
possono dissolvere
la tua cruda pece.
Oh, mai mi abbandoni,
solitudine.
L’amore mi ha lasciato
a disseccarmi,
e tu, leggiadra,
mi avvolgi e mi attacchi.
Ora soltanto il passo
rimbomba,
tra queste mura
di pietra infranta.
Dama delle lacrime,
in te trovo un’eco
d’un sapore d’antico,
una profonda lezione,
un monito silente.
Il vuoto m’insegna
un oro d’antico valore,
l’essenza d’essere,
l’umile ragione.
Perché se il nulla
regna sovrano,
l’anima libera
cerca il divino,
per ritrovare
vita che risorge.
Nel silenzio,
l’eterno lontano
può tornare a parlare,
con un accento
d’amore e di speranza.
Sollevo lo sguardo al cielo,
ti supplico " SIGNORE ",
dedico quest'attimo sublime
che svanisce sulle alture
di un pensiero.
Racconto una storia,
assopita nell'immaginazione,
sfumo le scene, estasi ad invader il cuore,
vibra , nebulizza al sole e mistiche risonanze,
invadono l'anima ed infondono lo spirito.
Una luce espande il suo potere,
in nome del Signore illumina d'amore
e lievemente, impercettibilmente
depone sulla corolla di un fiore
per lasciarsi evaporare.
2007
Chi sono? Ci si chiede
scrutando dentro un volto,
con gli occhi non si vede
il mondo capovolto.
Chi sono? Oggi lo dico:
bruciando sono fuoco,
la noia è il mio nemico.
Pedina del mio gioco.
Son acqua che percorre
determinata e cheta,
accoglie e non rincorre,
per giungere alla meta.
Col vento sulla faccia
son aria che volteggia
e stringo tra le braccia
il cielo mentre albeggia.
Con ali per volare
afferro nubi e stelle.
Ho gambe per scalare,
di terra è la mia pelle.
Ho visto nel dolore
il sole sanguinare.
Il buio senza odore
nel mare respirare.
Chi sono? Oggi lo credo:
son ombra e sono luce.
Profonda in ciò che vedo
nel cuor, che mi conduce
a semplici dettagli,
son fari nella notte.
Mi copro con gli sbagli.
Ipocrite e corrotte,
le bocche giudicanti,
di lividi e di sputi
ricoprono diamanti.
Ma gli occhi gridan muti.
La vita non aspetta,
il tempo ci consuma,
Chi sono? Non perfetta.
Mutante come schiuma
che sulla riva attende
quell'onda che l'assaggia.
L'amor non si pretende.
Son sabbia sulla spiaggia.
l'aria sussurra segreti,
la notte canta il suo ritmo
sulle pareti.
Un abissale e leggero
respiro. Scandisce l'ora
il folle vero pensiero:
sogna l'aurora.
E, nel cassetto, ribelli
emozioni restan chiuse,
celate nel buio come
pallide scuse.
Lo sguardo dentro alla luna:
siam sassi appesi alle stelle.
Senza fortuna dal cielo,
siam solo pelle.
Avrei voluto
dirti tante cose
farti vedere
il mare, il sole la luna
regalarti milioni di sorrisi.
Avrei voluto
farti vedere come nascono le rose
i colori dell'arcobaleno
dopo un incessante pioggia
il profumo della primavera
il sapore limpido d'estate.
Avrei fatto tante cose con te.
T'avrei fatto scoprire
quanto è grande il cielo
che poi la notte lo trasforma
rendendolo immenso, pieno di stelle.
Avrei voluto tutto questo
ed anche altro
che un momento così
non mi vengono in mente.