la mia pena vegliava insonne,
e il corpo emaciato
sbucava, tremula candela bianca,
sul punto di spegnersi al fato.
Ma dal caldo fuoco del cuore,
più duro d’una rocca antica,
s’innalzò favilla di brama in speme,
che vinse la tenebra al soffio di luce.
Come antenata quercia piegata
da venti sgarbati senza sentiero,
restai saldo, come radice di speme
nel grembo della terra feconda.
Il male fu drago nelle mie carni,
il sangue, mia spada trionfante,
lo spirito, scudo di guarigione,
temprato nel pianto di liberazione.
Ora cammino sulle mie certezze,
pellegrino di luce tra le crepe,
con la fronte alta alla velata vita
e col petto ardente di brama d’amore,
tessendo una corona di volontà,
forgiata nelle fiamme dell’angustia,
che non mi ha consumato l’anima,
ma, restituendomela, io rinaqui.
Son fuoco di scintilla,
un'orfana d'incendio,
un rogo che sfavilla,
un niente e il suo compendio.
Bruciando meraviglia,
arrocco su uno scoglio.
Il vento m'aggroviglia
pensieri che non voglio.
Ho visto il tutto in niente.
Lo zucchero e l'arsenico
confondono la mente.
Un nudo palcoscenico.
Non resto più scoperta:
indosso il tuo silenzio
sull'anima deserta,
ma fiamma mia potenzio.
In freddo abisso scuro
con luce mi difendo.
Son fuoco senza muro.
In me di vita splendo.
ad un lontano giorno d’autunno,
quando mi ritrovai nei silenzi
della mia solitudine
che stringevano il cuore;
il silenzio non ha suoni
ma è di mille parole.
Ma tu conducimi su strade luminose
prendendomi per mano,
portami nei mondi dell’infinito
insieme a te a contemplare
giorni luminosi, d’amore intrisi,
per capire il perché tu,
non hai potuto
rimanermi accanto.
Straziante è il dolore
che tormenta il cuore
quando il destino
s’impadronisce dei giorni
mentre tu te ne andavi
lasciandomi sola,
ora, devastata dal dolore,
vorrei dirti resta con me
ed invece ti lascerò andare
sul cammino deciso per te,
ovunque ti porterà il tuo destino.
Non fare caso a me che nel mio egoismo
ti vorrei trattenere in questo mondo,
tu vai, segui la tua luce.
che non conosce ombre.
È una nuda fiamma che arde
senza maschere di cera.
Quel fiume che scava la roccia
senza chiedere permesso.
È un filo d’oro che non teme
l’usura del tempo.
Il deserto che non offre miraggi
ma solo verità accecante.
Un albero che piega i rami
ma non finge radici.
Quel cielo che non cela le tempeste dietro le nuvole minacciose.
È una lama che recide le menzogne con taglio netto.
La campana che vibra solitaria
nella propria nota nel deserto.
Il faro che illumina anche quando ferisce gli occhi.
È una ferita che sanguina nonostante
il sole che schiarisce bugie.
Un giuramento inciso su scoglio
tra distorti bisbigli di sabbia.
È un libro di coralli pelle d'angelo
che non tollera pagine bianche.
Quella luce di stella che folgora
senza mendicare lo sguardo.
È quel mio respiro di veracità
che non sa fingere né silenzi di pace,
né cigolii di mendacia che insidiano.
nella vetrina della breccia di rancore,
che ramifica frustate di silenzi
sulla mia schiena, tremula al dolore.
Passi stanchi rincorrono memorie,
frantumate sul suolo di verità svelate,
tra figlie di lacrime, assetate di luce.
Dov’è il tuo sguardo d’amore per me,
che, travolgente, mi rapiva in estasi?
Estraneo, il tuo viso
ora mi sommerge,
senza respiro mansueto che scaldi
l’anima e il cuore, senza primavera.
Dondola la sedia vuota, senza calore,
nella tua ombra, che aleggia nel buio,
l’attesa senza fiato, che pronunci
la fine della dolce brezza d’alba,
dove ogni istante era eterno paradiso,
scalzo e fiero, nell’amore che cingeva.
quel bacio,
e le ore si fermarono
come sul mare
improvviso uno scroscio.
Oggi
dalla terrazza
sul mare, il vino
è la sola amara carezza.
I pensieri come accatastati
in un vecchio magazzino,
lo gnomone nient'altro
che l'ombra
s’un muro a mattone pieno.
(da Aghi di luce dalla coda)
la solitudine s’adagia,
tra veli di silenzio
e sospiri che non trovano casa,
come eco lontano
su scogli di desiderio,
levigati dal tempo
e dalla sete di ciò che non fu.
S’inarca l’anima in spire di vetro,
fragile architettura
di sogni spezzati,
mentre galassie d’inquietudine brillano fievoli,
come occhi di stelle
che piangono nel vuoto.
Custode di silenzi,
il cuore anela,
tra battiti incerti
e memorie che graffiano,
cercando tra miraggi
un balsamo di luce,
una carezza che spezzi
il gelo dell’attesa.
Mentre il tempo,
pittore di nostalgie,
con dita d’oro e polvere d’oblio,
disegna universi
di eterno smarrimento,
dove ogni istante
è un frammento che si dissolve.
Ma nell’abisso,
un sussurro si leva non voce,
ma vertigine che incendia il vuoto,
una scintilla che sfida l’oblio.
E l’ombra,
stanca di essere ombra,
diventa sogno
che osa farsi carne,
e nel suo battito
nasce un dio dimenticato.
le vertebre sottili come lacrime di sale
mi travolge la bocca un acido inodore
alle mie spalle un' illusoria presenza ancestrale
ha nell'incavo degli occhi un vuoto siderale
un sorriso materno con la sua mano nella mia divora il mio corpo in un vortice di male ed vinge su di lui un controllo eterno.
L'eco del mio dolore si disperde nell'immensità dell'universo
in ogni grammo di nutrimento rifiutato
in ogni chilo perso
mi lascia senza fiato quest' esistenza sorda
ma tornerò a vivere
risorgendo sinuosa come un' onda .
Lucidas portat conchas mare auream in oram,
undarum dona, lumine alma meo.
Inanes, mi vani animi in languido corde.
Misera vita hominist: is lacrimis oritur.
Lū́cīdā́s pōrtā́t cōnchā́s mărĕ⁔ ā́urĕam‿ĭn ṓram,
SSSD
ū́ndārū́m dōnā́, lū́mĭnĕ⁔ā́lmă mĕó.
SS—|DD—
Ī́nānḗs, mī vā́ni‿ănĭmī́⁔ īn lā́nguĭdŏ cṓrde.
SSDS
Mī́sĕră vī́ta‿hŏmĭnī́st: ī́s lăcrĭmī́s ŏrĭtúr.
DD—|DD—
Il mare porta splendide conchiglie sulla spiaggia dorata,
doni delle onde, datrici di vita per gli occhi.
(Ma sono) vuote, come i vani ricordi nel cuore stanco.
Vita infelice ha l’uomo: egli nasce per le lacrime.
2
All'albeggiare di un nuovo giorno,
appena l'aurora si affaccia in uno spicchio di mondo.
I pensieri prendono voce
Sono dell'aura che invade il corpo fisico la foce,
Sono filamenti eterei e inconsistenti.
I pensieri prendono voce
Talvolta nelle convinzioni limitanti delle umane menti.
I pensieri prendono voce
Quando sono ispirati dai Cherubini
che silenti al nostro fianco emanano sapienza e consapevolezza,
Ecco che siamo in connessione col nostro vero sentire
e percepiamo del Creatore la paterna carezza.