Poeta in giovinezza, un silenzio di quasi mezzo secolo e mi rinnovo poeta nel virtuale
Quel giovin non son più nel novecento
solitario poeta nel mio mondo,
cantor silente sol per me facondo
senz’eco d’un fuggevole momento.
Or cammino movendo cauti passi
a tentoni giocando a mosca cieca
e l’anima consegno in ipoteca
ad angeli e talora a satanassi,
a lettori ed autor che non conosco
dei quali ignoro il volto e la dimora
cui, come avessi eterëa Interflora,
invio fiori raccolti nel mio bosco.
Le parole che affido a cotal vento,
frecce o carezze ch’ho lanciato in cielo,
evanescenti in quello che rivelo
in gioia, indifferenza, o in un lamento,
corron per questa che mi par magia,
un virtuale ch’è pur tempo reale
e pei sentier di tanti cuor risale.
È avventuriera oggi la poesia,
per me che mi ritrovo attor di scena
istrïone dal volto mascherato,
perché ad affabular m’ha affabulato
qual luce che ha ammaliato una falena.
Quel giovin non son più nel novecento
solitario poeta nel mio mondo,
cantor silente sol per me facondo
senz’eco d’un fuggevole momento.
Or cammino movendo cauti passi
a tentoni giocando a mosca cieca
e l’anima consegno in ipoteca
ad angeli e talora a satanassi,
a lettori ed autor che non conosco
dei quali ignoro il volto e la dimora
cui, come avessi eterëa Interflora,
invio fiori raccolti nel mio bosco.
Le parole che affido a cotal vento,
frecce o carezze ch’ho lanciato in cielo,
evanescenti in quello che rivelo
in gioia, indifferenza, o in un lamento,
corron per questa che mi par magia,
un virtuale ch’è pur tempo reale
e pei sentier di tanti cuor risale.
È avventuriera oggi la poesia,
per me che mi ritrovo attor di scena
istrïone dal volto mascherato,
perché ad affabular m’ha affabulato
qual luce che ha ammaliato una falena.
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Forma perfetta, sento diverse affinità: anch’io feci i primi scarabocchi nel secolo scorso, dal 2° al 4° anno del liceo, eran tutti fogli che consegnavo ad una compagna di classe per la quale avevo una megacotta, lei li conservava mentre io non ho nulla perché non facevo brutte copie, rimavo direttamente sul foglio che davo a lei e la cosa era nota ma non mi sfotteva nessuno perché ero comunque quello che aiutava un po’ tutti nello studio (non ero un secchione, ma me la cavavo ed ero collaborativo, quindi mi si voleva bene perché in caso di difficoltà c’ero per tutti). Smisi perché mi arresi al fatto che diventammo amici, ottimi amici ma “solo” amici… fu la prima cicatrice del mio sfigato cuoricino. Tolta qualcuna a fine secolo per la prima vera fidanzata, non per conquistarla ma per sfogarmi che era una situazione disastrosa, ho ricominciato solo dopo essere approdato qui inizialmente come lettore, ma con l’anonimato che mi salva dalle brutte figure ho poi ripreso a scrivere col cuore completamente in mano, senza remore, senza imbarazzi, proprio perché chi mi legge non sa chi io in effetti sia e non può venire sotto casa a ridermi in faccia o scatenare drammi familiari svelando a mio padre che mi dà disagio. Insomma, un anonimato, una virtualità che consentono maggiore immediatezza e piena sincerità.