Entro sé ognuno reca quel mistero,
quell’enigma che giace in solitudine
nei fondali del tempo prigioniero,
di fantasmi dissolti in abitudine
ch’a rievocar emergono talora,
quel vissuto che fu, ch’a dir tuttora

inadeguate sono le parole,
ché sono pur le musiche svanite
e quel che gioia fu o che ancor duole,
ansie illusioni, speranze tradite
e infin gli inconfessabili segreti
ch’ebbrezze son dei lirici poeti.

Scenari rivissuti fuori scena
che la mente ha filtrato oppur distorto
e narra come un canto di sirena
ma t’ammalia evocando ciò ch’è morto
come fosse un romanzo condensato
la trama d’un autore emarginato.

Questa tua alterità dimenticata
ch’affiora da un remoto tuo recesso
diventa mia passione raffinata
che si placa soltanto nell’amplesso,
di possesso quel fremito fugace
che non scioglie di te il desio mordace.

Essere te vorrei per un istante
per immergermi nella tua malia
nell’infinito tuo inebriante,
poi provare a tradurlo in poësia
da tenere segreta in un cassetto
con la chiave nascosta dentro il petto.
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Profilo Autore: Sisifo Gioioso  

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Commenti  

ioffa
# ioffa 30-01-2025 20:40
Strofe in sesta rima (quindi rigorosamente in rime perfette ABABCC come da definizione di "sesta rima" o "sestina narrativa") di endecasillabi (anche questo è obbligo per le seste rime) tutti canonici (quasi tutti con ritmo a maiore senza forzature) con l'allegra presenza anche di endecasillabi sdruccioli (sempre a maiore in rima perfetta), tutte e 5 nettamente definite con significato chiaro, scorrevoli, cantabili, lievi, senza errori.
La sento fortemente "mia", l'ho riletta più volte volentieri riconoscendomic i (non nel ruolo dell'amata ovviamente ma in quello del cantore nascosto) ed emozionandomi.
Sisifo Gioioso
+1 # Sisifo Gioioso 30-01-2025 23:27
Grazie ioffa pei il puntuale intervento. Questo è forse il più intenso dei testi intimistici che costituiscono una parte consistente della mia produzione. Unisce elementi caratteristici della matura giovinezza (povero me se alla mia età fossi ancora soggetto a simili turbamenti!) alla maturità compositiva odierna. La versione originaria era addirittura in versi sciolti, che era allora il mio modo di comporre, anche se non ho mai sofferto di sindrome compulsiva del verso mozzato.
Ti dirò che sono stato tentato di allegare in calce quella lontana prima versione che, ne sono certo, sarebbe stata molto più apprezzata dalla maggioranza dei lettori, timorosi de dover assoggettare alla metrica la loro spontaneità espressiva.

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