Nel giaciglio d’ombre delle lacrime, 
la mia pena vegliava insonne, 
e il corpo emaciato 
sbucava, tremula candela bianca, 
sul punto di spegnersi al fato. 
Ma dal caldo fuoco del cuore, 
più duro d’una rocca antica, 
s’innalzò favilla di brama in speme, 
che vinse la tenebra al soffio di luce. 
Come antenata quercia piegata 
da venti sgarbati senza sentiero, 
restai saldo, come radice di speme 
nel grembo della terra feconda. 
Il male fu drago nelle mie carni, 
il sangue, mia spada trionfante, 
lo spirito, scudo di guarigione, 
temprato nel pianto di liberazione. 
Ora cammino sulle mie certezze, 
pellegrino di luce tra le crepe, 
con la fronte alta alla velata vita 
e col petto ardente di brama d’amore, 
tessendo una corona di volontà, 
forgiata nelle fiamme dell’angustia, 
che non mi ha consumato l’anima, 
ma, restituendomela, io rinaqui.
1 1 1 1 1
clicca sulle stelle per valorizzare il testo
Profilo Autore: Laura Lapietra  

Questo autore ha pubblicato 416 articoli. Per maggiori informazioni cliccare sul nome.

Collegati o registrati per lasciare un commento.

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie.
Per maggiori informazioni sui cookie e per gestire le preferenze sui cookie (di prima e/o terza parte) si invitano gli utenti a visitare anche la piattaforma www.youronlinechoices.com. Si ricorda però che la disabilitazione dei cookie di navigazione o quelli funzionali può causare il malfunzionamento del Sito e/o limitare il servizio.