con animo fiacco
il portico del disagio
per raggiungere l'incertezza intarsiata sulla tua soglia
nel concedermi ristoro, svelando successivamente
la vera impronta
del tuo cuore
mentre incrociano
i miei occhi
nel scrutare le tue rime
tra le mani bascule
nell'accogliermi quiete,
o respingermi omettendo grovigli di gemiti
da scordare ipso facto,
oltre quella porta legnosa
decifrata in indifferenza
che gela il fiato!
Opzione ineludibile
tra albo e fosco.
Angeli di ferro battutti dal vento
all’ingresso di una chiesa
il crepuscolo è un attimo
che cancella per una notte
l’ultimo raggio di conoscenza
ali inossidabili continuano a vegliare
dall’alto del loro volo ammansiti mortali
i loro passi lenti sul sagrato
fendono la sera nella ricerca
di una speranza da abbracciare al risveglio
un’alba si intravede
al lume delle candele
che illuminano icone
adornate di sacro respiro
la notte è già passata
nonostante il buio lì fuori.
L'attesa!
Il mare crogiola nella sua acqua,
onda su onda ad infrangersi su riva.
La nave attende di salpare,
ed il gabbiano di volar oltre le scogliere.
il giorno attende la notte e
la notte il sole ad invigorir la vita.
La vita è attesa, racconto da fotografare,
storia da poter proseguire,
la vita attende di esser vissuta,
fermoposta da consegnare.
Attender qualcuno o qualcosa,
episodi da chiuder ed aprire.
Ed un vuoto da colmare.
Una spiaggia calpestata,
ed un pattino da salvataggio
in attesa di soccorso.
L'attesa non ha finalità di fine
ne logica, ne illogica,
è stasi di vita quotidiana!
Sotto l'orsa a studiar le carte
Vedevo tutto diverso
Come se nel cielo
Il lento muover delle stelle
Avesse cambiato verso.
Così rimembro io
La perduta voce
Di quell'amore che volle
Lasciarmi solo
Ma più tremendo
Insieme con il corso
Del cielo trepidante
Ed il filo d'erba che mi sostiene
Cambia al variare della stagione.
Mai nello stato di ghiaccio e fuoco
Mi affondano immaginando di immergermici dentro
Cantando sgolato e a denti stretti
Gelato su quell'isola senza germi
Quella lingua dura di mare tra mura
Zero nasi ficcati e zero noise
A forza di contatto con tanto schifo
Ma un pezzo di pazzo pensereste di me adesso
A chiedere asilo in quell'antro
Ebbene sogno soltanto, lasciatemelo fare
Spero che da qualche parte un faro
Ci sia in cui mi farò guardiano del mare
Tutto questo sognando ingenuamente
Certo non calda, ma sicuro candida
Spesso la parte concupiscibile di noi stessi ci porta a scegliere una beatitudine in apparenza luminosa, ma che poi si rivela una semplice allucinazione che non proietta nessuna luce propria. Dopo un periodo di falso giovamento ci si rende conto che stando nudi si incomincia ad avere freddo. Dunque dalla caverna tenebrosa costituita da miraggi luminosi apparenti veniamo liberati dalle catene che ci tenevano prigionieri e usciamo fuori da ciò che ci ha tenuto lontano dalla ragione per rivedere la luce e la realtà.
Dal tunnel nero scavato nella roccia
la corteccia si è schiusa
e ho ritrovato il lume dare ardore.
Ho rivisto il mio universo risplendere,
in seguito al viaggio nella caverna
portatrice di miraggi passeggeri,
e ho rivisto il sole.
i temporali tuoneggiano
illuminano d'aspetto
la forma spessa e legano
il clima sereno
a quel felice contado
in cui menano
poesia e canti
in tanti
come cauterio ameno.
Vivo giornate effimere,
al limite della soppravivenza
come chi non ha e brama avere
catarsi
e ci pensa
infatti lascia alla forma il suo aspetto
e lancia lenza
nel profondo per cercare una forma ideale:
nel suo ideale è donna
e decenza.
Così questo noto
ammira la sua amata
è infatuarsi e chiedersi:
"cosa può cambiare?"
Scrivo ed accetto
sia giusto per essere
ma non toglietemi la profondità
altrimenti non avrei materia
con cui perforare questa amata
e sentirla infinita e mia:
come l'ostro,
che biancheggia le nubi notturne
di lampi che fanno apparire al cielo
forme poco note
ed è la mia donna simile
- sempre nuova -
un chiaror vespertino
che viene e va
appare e sparisce
d'un tratto
e mi lascia
e mi lascia
parlare al silenzio
ed amar qualcosa di altro:
senz'altro fuoco e Ginevra.
l'orizzonte
si nota una lontana linea invisibile all'occhio umano
io, schiava dell'abitudine e dei negativi pensieri
guardo l'infinito,
ripensando i percorsi del mio cammino.
Ci sono buchi oscuri davanti ai miei occhi
oscillano come mosche in estate in cerca di cibo
poi si fermano come aver trovato il nido ben fatto.
Un colpo di luce piacevolmente, arriva senza preavviso
entra senza bussare,
sa che può farlo in quell'istante
tu notte,
compagna dei miei viaggi,
in silenzio te ne stai
e nel tuo silenzio,
hai acceso la luce della vita.
nelle fantasie di un giorno
che vola sulle ali di un sogno! È una forte brezza di libera volontà di vivere realmente quella libertà di esistere realizzando quella chimera che scorre nelle vene
senza arrestarsi mai, scalfendo il domani
con l'identità di chi
non teme sconfitte
del tempo trasversale, inondando sporadico
le vie del mio incedere armigero animosa di trionfi nel destino che traspira
umori contrastanti,
senza insabbiare mai
la dolce luce di rugiada
che vuol fulgere agli occhi della tenace speme
ciò che nel cuore urla
con veemenza
contro il turbine dell'ostilità,
a contrastare ciò che
nelle radici del karma
ha biforcato incastrando
ciò che contro ogni avversità deve ineluttabilmente originarsi come diadema
che cinge la sorridente anelata vittoria,
scettro tripudiato
contro sguardi travisati
da turpi stizze
a svelare amorfi bagliori
del loro ispide cuore
bisbigliando parole tonfe
gettate nel fango imposturo che veste la loro indole,
valorizzando solo
la stoffa del mio coraggio.
non è che uno scatto
immortalato nella prigione
dell'inafferrabile secondo
per liberare l'attimo
nella spontaneità
di un'ancestrale
ricordo utopico,
da portare dall'avito natio
dell'essere congruo
ampliandosi
nel rotocalco senza tempo
del cuor sensibile
in sua vita
a incensare la sua essenza,
una bella atavica
fotografia vintage
a cancellare talvolta
astrusi cacotopie
in un giorno futuro
tra le mani trasognanti,
quando asciugheranno
armoniosamente
nella tristizia tutte le lacrime
quelle gemme d'emozioni
che non appassiranno mai
tra vestigi e florilegi
decorati nel presente
che arranca,
ricamando senza sosta
istanti per cui vivere,
istanti per cui morire,
sul lembo del fato
che avvolge di stupori
da assaporare
con consapevole incontestabilità.
gorgheggia
la terra e riarsa
ed il sole abbacina
sembra la terra
bagnata ma è deserta
sembra la terra
nuova ma s'inchina...
Il nuovo sol discende
al meriggio
verso nuove terre
e sembra la sera
anch'essa leggera
e vicina ...
con essa sembra
nuova la notte
e più prossima
l'alba
a cui l'alma
s'inchina.