Dopo lettura dell’opera omonima di Rachel Bespaloff, una riflessione, dissonante nei contenuti, sulla labilità dell’istante e sull’illusione della libertà
M’accosto, non per me banale sfida,
a Rachel Bespaloff e al suo mistero
che, maestra di musica e pensiero
perseguitata apolide suicida,
ho letto per quel titolo attrattivo
di temi esistenziali evocativo.
Non m’è facile cogliere l’istante,
di sguardi coincidenza del Bifronte,
innanzi e indietro miope l’orizzonte
in un presente instabile e mutante,
fragile inafferrabile certezza
qual la traccia che lascia una carezza,
ché sempre mi sovrasta la mia storia
gabbia ove vissi e vivo e che trascino
non so se in libertà o per destino,
non so quant’in oblio, quanto in memoria
che talor di rivivere ho il rovello,
ch’io son ciò che ho vissuto e solo quello.
Libertà ancor più ostico capire
ch’è per Rachel dimora nell’istante
mentr’io d’essa illusion sento costante,
far quelle scelte cui non so sfuggire,
scelte che sono senza alternative,
sian esse razionali od emotive,
dettate da un profondo ineludibile
di cui la volontà non è espressione
ma solo un accettar sottomissione,
adattamento a quello ch’è possibile,
e questo infin mi assolve e mi consola,
ché resta libertà dubbia parola.
Sereno è quest’occaso e c’è bonaccia,
l’istante è sol fuggevole momento
ove la libertà rincorre il vento.
D’ambedue dentro me lieve è la traccia,
è dell’anima a vista il navigare,
mie rotte senza bussola sul mare.
a Rachel Bespaloff e al suo mistero
che, maestra di musica e pensiero
perseguitata apolide suicida,
ho letto per quel titolo attrattivo
di temi esistenziali evocativo.
Non m’è facile cogliere l’istante,
di sguardi coincidenza del Bifronte,
innanzi e indietro miope l’orizzonte
in un presente instabile e mutante,
fragile inafferrabile certezza
qual la traccia che lascia una carezza,
ché sempre mi sovrasta la mia storia
gabbia ove vissi e vivo e che trascino
non so se in libertà o per destino,
non so quant’in oblio, quanto in memoria
che talor di rivivere ho il rovello,
ch’io son ciò che ho vissuto e solo quello.
Libertà ancor più ostico capire
ch’è per Rachel dimora nell’istante
mentr’io d’essa illusion sento costante,
far quelle scelte cui non so sfuggire,
scelte che sono senza alternative,
sian esse razionali od emotive,
dettate da un profondo ineludibile
di cui la volontà non è espressione
ma solo un accettar sottomissione,
adattamento a quello ch’è possibile,
e questo infin mi assolve e mi consola,
ché resta libertà dubbia parola.
Sereno è quest’occaso e c’è bonaccia,
l’istante è sol fuggevole momento
ove la libertà rincorre il vento.
D’ambedue dentro me lieve è la traccia,
è dell’anima a vista il navigare,
mie rotte senza bussola sul mare.
Commenti
Questione metrica. Sì la sestina ABBACC è quella che compositivament e parlando, ha il miglior (cioè più basso) rapporto costo/beneficio . E' come la più facile e petulante rima baciata, ma "a petulanza limitata", non so se mi sono spiegato: risultato arioso, non incalzante, a prezzo conveniente.
Anche sulla libertà concordo. Non sto a ripetere concetti già espressi nelle precedenti risposte. Tu forse ti riferisci più alla libertà nei rapporti interpersonali o sociali tout court. Per me è anche, e forse soprattutto, un fatto interiore. La "presa per il culo" c'è, ma siamo noi che la facciamo diventare tale.