Preferisco le rose di campo
a quelle che si piegano su un foglio,
alle fioriture in pieno inverno,
ai petali macchiati ambiguamente,
alle piogge che chiudono un amore,
agli aridi deserti ornamentali.
Nella mia vita
quella puttana sotto casa mia,
ormai arresa accanto ad un lampione,
vale tutto l'oro del suo peso,
più dei miei versi quando fanno finta
di essere un viaggio trascendente.
La voglia di ricchezza di mio figlio,
del suo viaggio nelle differenze,
brilla di luce che ancora non ho visto,
ha il sapore di tutte le parole
che penna non possiede e che non trova.
La cintura d'Orione, Giove che sorge,
la luna che si spegne poco a poco
come donna che parte e non ritorna,
sono aldilà di ciò che chiamo amore,
ben aldilà dei fogli che consumo.
Sono quel che è, nonostante me stesso.
Il suono delle sfere intransigenti,
la matematica imperfetta della luce,
le ombre che al giorno danno vita,
quello che volevo e che non vive
sono i miei testimoni preferiti.
Il tempo,
i calli nelle mani, le rughe,
i miei capelli corti,
bianchi d'esperienza e d'ignoranza,
sono i miei tratti distintivi
più dei miei sogni arroganti,
più di quanto io possa credere,
più di quanto inutile io sia
oggi.
Per tutto questo scrivo.
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