Sviluppi, passaggi di stato, regressioni,
balzi del tempo, ancoraggi, fughe.
Decisivi episodi che sfuggono alla mente.
Fatti e vicende di cui non si ha coscienza.
Come fiume che viaggia sottoterra,
magari anche selvaggio, tracimante,
ma che non da segni di sé in superficie,
come altra vita che non si manifesta.
Eppure quel fiume, tutte quelle acque,
che scorrono in eterno movimento,
sono decisivi più di tutto il resto,
ti parlano con un linguaggio alternativo
come altra persona che vive nel tuo corpo,
la più sconosciuta, quella più distante,
un'altra persona a cui non dai risposta.
Altre strane e nobili esigenze trascurate.
Non esiste qualcosa che ti appartenga
più di quel fiume, più di quelle acque;
vivi immerso ma non te ne accorgi,
ti senti sempre asciutto, ma è tutto falso.
Non esistono in natura due fiumi uguali
- un po' come le impronte digitali -
non c'è definizione per quelle acque
il giudizio non vale, là nel profondo...
il bello e il brutto è di questo mondo.
Qualcuno dice di esserci arrivato,
di aver toccato e nuotato in quelle acque,
altri pensano che tutta quella roba sia l'inconscio.
Può darsi, io penso troppo, non miro ad arrivarci,
però ogni tanto sento degli spruzzi,
delle gocce che non sono solo acqua.
Mi capita (sempre) quando sono innamorato,
quando vedo delle parole scriversi su un foglio,
da quando vive con me un miracolo di donna;
anche stasera, quando ho preso per i capelli una poesia
che stava lottando contro la corrente,
per uscire fuori, farmi compagnia.
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