Dove si piega la schiena il vento tace.

Un colpo — il suono che spezza,
si piega il soldato, ginocchio nella polvere,
il braccio come ramo che cede,
chi ascolta il fruscio si volta dall'altra parte.

Dicono che il dolore divida,
ma basta un uomo in terra per farne un martire.
Le mani ancora sporche di ordini (e le dita linde)
si lavano con la stessa acqua dei perdenti.

C’è chi conta i caduti come semi,
chi li distribuisce tra le nervature
di giornali stropicciati, in fila per la cena.
Una scheggia sola può bastare.

Dietro lo schermo, dita che ticchettano,
lo schermo è il confine che decide.
Ci muoviamo veloci, senza peso,
chi cade si ripartisce.
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Profilo Autore: Nicola Matteucci  

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