Del mio precedente “Questo odierno transumanar per verba” in sestine ABBACC, ripropongo con altro titolo una versione in terzine incatenate, più congrua con la fonte cui ho indegnamente attinto la mia ispirazione. Dedicato a tutti gli Autori di Club Poetico.
“Transumanar significar per verba (1)
non si porìa…” però chi poëtando
con anima ignuda e favella acerba
va alla fioca lucerna camminando,
transumanar persegue non in cielo
ma in questo mondo angoscioso e nefando
ove la Bibbia val, non il Vangelo.
Senza quel Dio qual il Poeta intende,
che di non riconoscer non fo velo,
speme illusoria tra miti e leggende,
transumanar è quest’imo desio
di trasfigurar pensieri e vicende
vive ancor o evocate dall’oblio
che l’anima c’impregnan vagabonde,
cui non abbiamo ancora detto addio,
che il cuore nutre ancor e in sé nasconde.
E di parole far sgarbi o carezze,
lazzi, canzoni o sinfonie profonde
tra poeti di complici prodezze
frequentatori d’un mondo virtuale
in cerca di stranezze o di certezze,
dimensione terrena o siderale
ove sperdersi e chiamare altre voci,
consonanza poetica amicale,
tra arcani percorsi e fatali incroci,
a far fitto reticolo tessuto
d’orditi e trame di delizie e croci
del breve tempo che abbiamo vissuto,
in questa irripetibil vita umana,
solo umana che abbiamo conosciuto
gentildonna talor, talor puttana.
(1): La Divina Commedia. Paradiso, Canto I, v.70
“Transumanar significar per verba (1)
non si porìa…” però chi poëtando
con anima ignuda e favella acerba
va alla fioca lucerna camminando,
transumanar persegue non in cielo
ma in questo mondo angoscioso e nefando
ove la Bibbia val, non il Vangelo.
Senza quel Dio qual il Poeta intende,
che di non riconoscer non fo velo,
speme illusoria tra miti e leggende,
transumanar è quest’imo desio
di trasfigurar pensieri e vicende
vive ancor o evocate dall’oblio
che l’anima c’impregnan vagabonde,
cui non abbiamo ancora detto addio,
che il cuore nutre ancor e in sé nasconde.
E di parole far sgarbi o carezze,
lazzi, canzoni o sinfonie profonde
tra poeti di complici prodezze
frequentatori d’un mondo virtuale
in cerca di stranezze o di certezze,
dimensione terrena o siderale
ove sperdersi e chiamare altre voci,
consonanza poetica amicale,
tra arcani percorsi e fatali incroci,
a far fitto reticolo tessuto
d’orditi e trame di delizie e croci
del breve tempo che abbiamo vissuto,
in questa irripetibil vita umana,
solo umana che abbiamo conosciuto
gentildonna talor, talor puttana.
(1): La Divina Commedia. Paradiso, Canto I, v.70
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