A taccuino chiuso il destino
imbevuto riverbero d’arcano
posta in gioco librante molo
l’infantile desio d’unisono
dipinto puro sospeso al sono.
Ecco ch’ebbe incredulo invero
sospirato lume il mero sentiero
fino a giunger stasi di china
l’eco al fato sin in fauci riarse
schianto silente e matto
stretto al voluttuoso incastro
Lembo dal delicato piano
il cuore alleva il pegno
sulla punta passi in fiato
ridotti nugolo di maroso cielo.
Delicato l’alare gioco, fuoco
d’assolo incalza il volo
arride chi inseguito l’invito
tesse versi su gladioli muti
cedendo il passo a vecchi sentieri
trattenuti ai piedi di danzanti guadi
Invero sconfitto il fragile incesto
ritrovo l’opulenza al flusso
abbraccio l’ultimo capoverso
fuggitivo morso di ritorno
cadenzato inno ripetuto e snello.
Ora oso gesto senza nulla al caso
oso innesto soave di metamorfosi
rintano l’anima al materno stelo
abbraccio al dio il figlio cielo
così l’ amor mio con te accanto
innocente, consegnato inverno
ad esser miracolo di primavera
sogno viatico d’estrosa cura.