Svolgimento:

Io mi trovo sempre
Casa, lavoro
Palestra, il massimo che mi concedo

Com'è utile la routine!
Salvo a perdermi in un mare
di parole leggere, grammatiche e sintassi

Poi ci sono le carezze, le mie
Lì ci sono tutta
...

Qual era il titolo?
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Profilo Autore: Lilith50  

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Ho pelato patate a palate e

parato palle a"pelota"ma

pulendo una pipa in opale, 

impilata su un'elica a pale,

ho potuto potare poponi 

al di sotto di un ponte a piloni.

Non potendo spolpare una pera,

ho spellato una suola di para,

tutta piena di porri di Piera 

tra una pila di polli da fiera.

Alla fine, togliendo ogni orpello,

ho spostato il processo in appello

del fratello gemello di Otello 

per il furto di un vecchio cammello.

Che bello!

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Profilo Autore: Ferruccio Frontini  

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Demenziale intelligenza artificiale

appari breve in una clip surreale,

tra tik tok e instagram che shock,

grottesco e virale, poco chic


nonsense originato da un prompt

riporti un po' di sense al tramont,

clip fulminante tra limpidi cieli,

post ironic nel mare ionic


alfabeto della generazione Alpha,

il significato del nulla nel web,

caos e leggerezza allo stato puro,

skibidi boppy il sorriso dei pioppi.

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Profilo Autore: Paolo Delladio*   Socio sostenitore del Club Poetico dal 12-05-2024

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Un fonema che giunge da lontano
pervasivo quand’anche usato invano,
e contagioso pur nella pochezza
d’ognun che compiacendosi l’apprezza.

Quel sussurro sentir detesto: “uau!”
ch’è per me come il ringhio d’un babau
che il cuor sgradevolmente mi spaventa
e comunque il buon gusto mio tormenta.

Lo dicono studenti e pur massaie
colletti bianchi e pur classi operaie
comun massimo denominatore
espression d’entusiasmo o di stupore.

Appare quando meno te lo aspetti
nei tanti spot, assilli maledetti,
lo si vede perfin detto in labiale,
qual coretto a chi recita in vocale,

una vocetta tacita ammiccante
messaggio analfabetico strisciante
invasivo ancor più di quell’occhèi
che io se fossi Trump sopprimerei.

Lo so, mi ritenete stronzo e snob,
radical chic cultor di Joan e Bob (*)
che pur mai si sarebbero sognati
d’esprimersi talmente omologati.

E poi che dire ancor? Sono italiano
quindi del bel parlar sono guardiano:
in questo irrefrenabile esultare,
cazzo o figa è difficil esclamare?


(*): Bob Dylan e Joan Baetz, mitici cantanti dei miei anni ‘60
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Profilo Autore: Sisifo Gioioso  

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Parlo in prima persona cercando di immedesimarmi in qualcun altro, un personaggio di fantasia che quindi non risulta tra gli Autori di Club Poetico

Voglio stare in cima alle classifiche
per avere uno sguardo panoramico
su sorti progressive e non magnifiche
di chi rival vuol essere dinamico

nell’insidiar le sorti mie mirifiche,
ché sol io rendo amore poligamico
a chi espressioni m’offre assai munifiche
per l’anima mia farmaco balsamico.

Qual d’infante che sta sul seggiolone
likki e lecchi per me sono balocchi
che incoraggian la mïa lallazione,

ch’esprimo in sussiegosi scarabocchi.
E se qualcun mi nega l’attenzione
da me s’aspetti solo bizze e blocchi.
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Profilo Autore: Sisifo Gioioso  

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Cretinata che nasce per partecipare ad un divertimento a cui si son lasciati andare testé in un sito gli autori Sisifo Gioioso e Dantaligo, metto anch’io qualche settenario tronco monorima in “e”, ma senza alcun perché, sol per dir “ioffa c’è”.


 

Io resto qui tra me,
mi scotto col caffè
alle otto e trentatré
che brucia ancor benché
attesi pressoché
mezz'ora in canapè…
forse era meglio un tè
preso in frigo testé.
Ora farò un bidet,
oggi il mercato c'è;
non cercherò gilet
ma ad euro ventitré
sandali nuovi, che
son rotti questi, ahimè.
Questo non è granché
ma solo a rime in "e"
non si farà un Cartier¹,
ammettilo anche te!
Con le lenti fumé
contro il sole ch'è re
come uno scimpanzé
mi muoverò finché
cappuccio con bignè
mi farò al bar… olé…
forza, muoviamo i piè
che senso non ce n'è…
Usciamo, poi, vabbè,
a pranzo avrò purè,
detto me l'han testé.


¹: nel senso di un gioiello.


09/07/2025


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Profilo Autore: ioffa  

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C’è chi è fuori luogo nel posto giusto

e chi è fuori orario appena in tempo,

c’è chi sta fuori dal coro in compagnia

e chi si trova fuori dal tunnel in galleria


è fuori dal comune chi sta in piazza,

è fuori gioco chi gioca a calcio,

è fuori dall’acqua il pesce in padella,

è fuorilegge chi legge in camporella.

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Profilo Autore: Paolo Delladio*   Socio sostenitore del Club Poetico dal 12-05-2024

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In risposta a un autore che circa un anno fa, su altro sito, diceva di sé: “mi sento un criceto in gabbia che non uscirà mai allo scoperto perché a nessuno dei grandi critici e letterati interessa leggere le tracce dei miei escrementi”.

Come si fa coi porci, dopo morti (1)
si pesano i poeti ed i mercanti,
e che ognuno di lor la suoni e canti
non serve a far valer diritti e (s)torti.

Chi sa d’esser poeta d’avanguardia,
di solito fa parte d’una lobby,
il che non è di chi scrive per hobby,
come fo io che son di retroguardia.

E quelli che son senz’albero buono
s’accontentan d’un nido sopra i siti
poeti naturali o costruiti,
che frequentano un regno senza trono.

C’è chi ha in poësia scopo di vita
e credo se la passi molto male,
chi scrive sol se ispirazion l’assale
quasi voce che sia dal cuor fuggita.

Chi vive sua passione con distacco,
chi la soffre e ha bisogno di consensi
e in classifiche cerca i propri incensi
e likki non aver diventa smacco. (2)

Non cale in poësia esser criceti
se il criceto si diverte sulla ruota,
nessun rischio, talora una carota
mangiar e ber, cacar, emetter peti.

Ma da uomini ognuno ha la sua storia,
nessun dev’esser quale Rodomonte,
ché già c’è dietro l’angolo Caronte,
inutile inseguir fallace gloria,

tanto più ch’ora c’è l’artificiale,
intelligenza intendo, che sarà
colei che poësia falcidierà,
idiozia simulando naturale,

e allor diventerà grand’affarone
artificiali emetter peti a iosa
e se un apologeta farà chiosa
ecco già prestigiosa un’edizione.

Sarà l’apologesi ardita scena (3)
difficile davver da contraffare,
ché arduo per l’I.A. è il perculare,
spacciar capolavor ciò che fa pena

senza far riconoscere l’inganno,
ché dote naturale è la menzogna,
voler, poter mentir senza vergogna
saper pontificar da un alto scranno.

(1) “Mercanti e porci si stimanu dopu cchi su morti” (proverbio calabrese)
(2) “likki” (o licchi), vuol essere una italianizzazione parodistica pluralizzata di “like”.
(3) “Apologesi” è termine di mia invenzione, al posto di apologia, per sottolinearne l’aspetto sistematico e procedurale.

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Profilo Autore: Sisifo Gioioso  

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Seguito del mio ultimo “Erotismo tra ricordo e fantasia”. Il passato e l’attuale contrappasso. Autoparodia tra reminiscenze leopardiane, dantesche e infine belliane.

Sempre caro mi fu l’ameno colle
che fu monte di Venere chiamato
laddove or la passion non più ribolle,
laddove ho dolcemente naufragato

ognor che un mio destin lieto lo volle
e il passero socievole ha cantato
ogni suo tono e diesis e bemolle,
con passere che in aere avea incontrato.

Or più armonia non erra in questa valle
e volge a sera il canto alla campagna
e qual per contrappasso è duro calle (*)

al passero salir in pompa magna
or che lui ccala e crescheno le palle (**)
e quel colle divien erta montagna.

(*): Il contrappasso dantesco è un principio dell’inferno secondo il quale la pena è correlata al peccato commesso.
(**): “E pell’ultima bùggera der mazzo (e cquesta fa ppe’ voi, sor Gammatista), crescheno li cojjoni e ccala er cazzo”. Da: “La vecchiaglia”, di G.G. Belli.
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Profilo Autore: Sisifo Gioioso  

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Vorrei  sapere a chi è venuto in mente
proporre questo Spot da deficiente!

'Na coppia è apparecchiata al ristorante,
legge 'l Menù e s'appresta ad ordinare,
ma egli chiede, con enfasi allarmante:
"Facciamo alla Romana nel pagare?

Sale 'sto mese l'Assicurazione!"
Ella lo guarda quasi esterrefatta:
un Can propone già la soluzione!
Chi assiste a questa scena allora "sbratta":

"Chi te l'ha detto di far quest'invito?
Se i soldi non ce l'hai, stattene a casa!
Non puoi mettere limiti al convito!
Già lei pensa di far "tabula rasa"!


D'essere Splendido non  è occasione:
hai fatto la figura del Cencione!"
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Profilo Autore: catilo  

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Lo so, son ciclotimico, depresso
o forse son euforico più spesso,
talor vispo, talora cadaverico,
trascurabil però il tempo atmosferico.

S’è buono il vento, eccomi poetico
zuccheroso talor, talor acetico,
se sono allegro subito son comico
senz’aver alcun sintomo prodromico.

Se ispirazion poetica m’è lirica
presto mi giunge pur quella satirica
e senza abbisognar bacchetta magica
ché sempre detestai la forma tragica.

Amo saltabeccar di qua e di là
ché sempre stesso tema noia dà
e se l’ispirazion vien eroicomica
vo in cucina e la muto in gastronomica.

La culinaria è come poësia:
che non s’invecchi a tavola è magia
e poësia pur serba giovinezza,
ed hanno uguale d’onda la lunghezza.

Ma fa l’ispirazion spesso i capricci,
languono i testi o son raccogliticci,
e mentre sono triste e solitario
il tempo passa e scorre il calendario.
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Profilo Autore: Sisifo Gioioso  

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Dopo «Il peso del nulla» di ioffa, sonetto dal triste contenuto che ho poeticamente commentato, mi rivolgo anch’io alla mia bilancia, però in tono scherzoso e autoironico

SISIFO
Insomma! che mi dici tu bilancia
che segni vieppiù “giù”
mentre divien più grossa la mia pancia?

BILANCIA
Ma Sisifo! Ma guardati allo specchio!
ma non capisci tu
che giovane non sei, non sei che un vecchio?

SISIFO
E cosa c’entra il peso con l’età
se attento sto ancor più?
Or mangio poco più della metà.

BILANCIA
Del tuo digiun però tu poco sai:
se attivo non sei più
il tono muscolar tu perderai,

sicché la tua parete sarà moscia
e non sosterrà più
quello che dentro preme e che t’angoscia,

e smilzo tu sarai con il pancione
un po’ come un emù,
oppur come un asceta budellone.

Se poco mangi e pur batti la fiacca
non è proprio virtù
ma strategia sbagliata, un po’ vigliacca.

E sempre stai seduto a poetare
pensando a quel che fu,
da che cessato hai di lavorare.

SISIFO
Per esser quindi in forma cosa fare?
Il mio dilemma orsù
risolvimi: mangiare o non mangiare?

BILANCIA
Supino devi far gli addominali,
pur s’è una schiavitù
e non è panacèa per tutti i mali.

E mangia proteine, non dolciumi,
e fa “dolce su e giù” (*)
se hai ancora erotici barlumi.

SISIFO
Mi basta, e sai che dico, mia bilancia?
Io non mi peso più
e in dignità mi tengo la mia pancia,

e non per ch’io non fo “dolce su e giù”
o analogo menù,
ma perché più m’attizza la tivù

ove attrici cantanti e ballerine
ignude o col tutù
mi fingo far con me le biricchine.

Questo di tanto ardor oggi mi resta
dell’ex mia gioventù:
sempre più pancia, sempre meno cresta.

(*): per i meno giovani:”il dolce su e giù”(the old in-out in-out”) è un’espressione che compare nel film “Arancia Meccanica” (Stanley Kubrick, 1971, giunto in Italia l’anno successivo)
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Profilo Autore: Sisifo Gioioso  

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Avevo una Musa virtuale che per qualche tempo si ecclissò. Le scrissi questa poesia scherzosa sperando di farla ricomparire. Cosa che avvenne

Soave adorabile Musa
virtuale nell’etere adusa
a farmi poetiche fusa,
la porta tua sento ch’è chiusa.

Sei tu forse ormai disillusa,
da questo poeta matusa
che spera tu non sia delusa,
che tutte le colpe ricusa?

Nell’anima mia un’intrusa
ti senti oppur forse un’esclusa
oppur ancor peggio reclusa
col vecchio marpione collusa?

Se fosse così chiedo scusa,
assolvimi d'ogni tua accusa
e insieme fuggiamo a Ragusa
fingiam che ci sia Montelusa
e che non ci sia Lampedusa
e pur visitiam Siracusa,
guardiamo la Fonte Aretusa,
se vuoi ce ne andiam in Val Susa
la toma a mangiar, meglio fusa
ché meglio il mio naso l’annusa,
se vuoi con me vieni negli USA.

Insieme suoniam cornamusa,
cantiamo una nenia tungusa,
cantiamo di Karol la “Tusa”,
balliamo una danza andalusa,
tuo naso col mio che s’ammusa,
tenendo una luce soffusa
ma sol dopo tolta la blusa
e aver leggiadria tua dischiusa,
triangol d’umana barbusa
sul pube la sua ipotenusa,
così avrò mia brama conclusa
qual fu a Poseidòn per Medusa
nel tempio ove Atena fu elusa
e a lei fe’ scontare l’accusa. (*)

E dopo che in me avrai trasfusa
l’ambrosia che tieni in cambusa,
dell'anima mia pure abusa
da un trauma d’amore contusa,
ma pria che sia tarda ed ottusa
mia mente dal sonno confusa
in questa mia bubbola astrusa
pensata allorché dormir s’usa.

(*): per far tante rime fu inclusa
’sta ciancia ch’è sol da me allusa
di mitologia alla rinfusa,
che in lingua vo’ dir siculusa:
Medusa era bedda e sticchiusa
picciotta mutata ‘n zuzzusa
da Atena piccata e gilusa.
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Profilo Autore: Sisifo Gioioso  

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Checché ne dica Chicco

... che cacchio centra un cric

caduto da un cocchio

con un grande schiocco

su una noce di cocco di

un crucco di Cracovia

dedito al crack insieme

ad una cricca di 

crumiri di Crema

durante una serie

di crapule incredibili

a base di crauti in crosta

secondo una ricetta

di Carlo Cracco?

Oh, cribbio!

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Profilo Autore: Ferruccio Frontini  

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Sonetto sgorgato al volo appena letto un commento di un alter ego al testo di un autore che si sta lamentando contemporaneamente del fatto che alcuni (non tutti possono tra l’altro) interagiscano commentandolo e che altri invece non ricambino commenti e like; poi si complimenta con se stesso per la sincerità… e niente, è piacevole, è la barzelletta che mette allegria al mattino; ora non importa chi sia lui e chi sia l’alter e quale sia il sito, è il concetto generico ed universale della vicenda che è divertente!
Ok, qui posso sbilanciarmi: non è successo in ClubPoetico. Ma fa niente, quel che conta non è dove/chi ma cosa/come per ridere un po'.


 

Mentre lo leggo, un tuono squarcia il cielo
(giuro, non è finzione letteraria:
rapidamente volge al nero l'aria
di nubi in coltre e non sottile velo).

Chi possa èsser certo non lo svelo
ma la faccenda è proprio leggendaria:
comicità del tutto involontaria
nel commentar se stesso per vangelo!

È cominciata bene la giornata
leggendo quel commento e il paternostro
che hanno ispirato amara una risata:

lo ricordiam che il sito non è "nostro"?
L'interazione come programmata
non rende per assenza o eccesso "mostro"!


26/04/2025


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Profilo Autore: ioffa  

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