Un
jolly
calato
per
strada
senza
preavviso
dal
mazzo
corrotto
dello
sconforto,
la
sua
spirale
sentivo
scivolare,
strisciare
dentro
di
me.
Si
ciba
senza
pudore
alcuno
delle
nostre
recondite
paure,
le
mastica
per
accontentare
i
suoi
famelici
appetiti.
Finito
il
pasto
ci
vomita
addosso
il
terrore
e
la
sua
gabbia
per
imprigionare
il
coraggio
dell'ardire.
Deambulavo
le
gambe
intente
a
digerire
l'asfalto
bruciato
per
non
incorrere
in
una
lenta
congestione.
Da
quando
in
quel
chiaro
del
mattino
ero
sputato
fuori
dal
portone
di
casa,
Baldios
Robot,
assemblato
da
un
coro
di
bambini,
vigilava
alle
mie
spalle.
Nessun
araldo
si
è
presentato.
Sbucato
da
un
medioevo
collassato
nel
presente,
per
annunciare
la
caduta
delle
comete
sulla
mia
schiena
spezzata
provata.
Appiattire
così
le
poche
sicurezze
con
la
faccia
schiacciata
nella
nuda
terra
dove
tutto
è
microscopico,
ma
le
bestie
nere
sono
gigantesche.
Una
visione
della
durata
di
qualche
secondo
appena
i
miei
cari
genitori
in
posa
dentro
un’immagine
proiettata
da
una
camera
oscura
che
gli
strumenti
ottici
del
cervello
mi
facevano
sfiorare;
Sentivo
il
velluto
dei
loro
visi
nelle
mie
mani
tremanti,
mentre
incominciavo
a
spargere
acqua
per
la
sementa
delle
spine.
Il
coro
dei
bambini
acquisiti,
impresso
come
una
speranza
nelle
piaghe
del
mio
inconscio,
diventò
in
quel
preciso
istante
una
risorsa
di
Baldios
per
prendere
tra
le
dita
il
jolly
e
scaraventarlo
in faccia
al
mazziere
feroce
intessuto
d'ombra.
Baldios
Robot,
trasportato
via
dal
coro
leggiadro
dei
bambini,
l'infanzia
mai
tradita,
amata
come
una
sposa
in
tutte
le
sue
forme
d'anime
nel
Giaciglio
della
dedizione.
L'acqua,
portata
via
da
un
paio
di
ali
celesti
come
dono
ai
giardini
dei
campi
elisi.
Le
spine
convertite
dal
sospiro
della
natura
in
una
collana
di
conchiglie
da
offrire
a
una
dama
del
mare.
jolly
calato
per
strada
senza
preavviso
dal
mazzo
corrotto
dello
sconforto,
la
sua
spirale
sentivo
scivolare,
strisciare
dentro
di
me.
Si
ciba
senza
pudore
alcuno
delle
nostre
recondite
paure,
le
mastica
per
accontentare
i
suoi
famelici
appetiti.
Finito
il
pasto
ci
vomita
addosso
il
terrore
e
la
sua
gabbia
per
imprigionare
il
coraggio
dell'ardire.
Deambulavo
le
gambe
intente
a
digerire
l'asfalto
bruciato
per
non
incorrere
in
una
lenta
congestione.
Da
quando
in
quel
chiaro
del
mattino
ero
sputato
fuori
dal
portone
di
casa,
Baldios
Robot,
assemblato
da
un
coro
di
bambini,
vigilava
alle
mie
spalle.
Nessun
araldo
si
è
presentato.
Sbucato
da
un
medioevo
collassato
nel
presente,
per
annunciare
la
caduta
delle
comete
sulla
mia
schiena
spezzata
provata.
Appiattire
così
le
poche
sicurezze
con
la
faccia
schiacciata
nella
nuda
terra
dove
tutto
è
microscopico,
ma
le
bestie
nere
sono
gigantesche.
Una
visione
della
durata
di
qualche
secondo
appena
i
miei
cari
genitori
in
posa
dentro
un’immagine
proiettata
da
una
camera
oscura
che
gli
strumenti
ottici
del
cervello
mi
facevano
sfiorare;
Sentivo
il
velluto
dei
loro
visi
nelle
mie
mani
tremanti,
mentre
incominciavo
a
spargere
acqua
per
la
sementa
delle
spine.
Il
coro
dei
bambini
acquisiti,
impresso
come
una
speranza
nelle
piaghe
del
mio
inconscio,
diventò
in
quel
preciso
istante
una
risorsa
di
Baldios
per
prendere
tra
le
dita
il
jolly
e
scaraventarlo
in faccia
al
mazziere
feroce
intessuto
d'ombra.
Baldios
Robot,
trasportato
via
dal
coro
leggiadro
dei
bambini,
l'infanzia
mai
tradita,
amata
come
una
sposa
in
tutte
le
sue
forme
d'anime
nel
Giaciglio
della
dedizione.
L'acqua,
portata
via
da
un
paio
di
ali
celesti
come
dono
ai
giardini
dei
campi
elisi.
Le
spine
convertite
dal
sospiro
della
natura
in
una
collana
di
conchiglie
da
offrire
a
una
dama
del
mare.