Giugno 2023 - La storia prende spunto dall'attuale contesto politico culturale italiano a seguito delle accese e discriminanti discussioni sulle congetture uomo, donna, coppia.
"L’amore verso una persona,
inteso come quell’incontrollabile sentimento
che nasce istintivamente dentro di noi,
alimentato dall’attrazione e dalla condivisione,
è fonte di felicità
e fa superare ogni ostacolo,
ogni pregiudizio,
ogni differenza,
ogni distanza,
senza regole,
senza limiti,
senza confini."
Amore Senza Confini - YouTube
Ricorderò sempre il giorno in cui l'ho vista per la prima volta, ero in viaggio per una conferenza in Olanda.
Fu un meeting di un certo livello e la fondazione organizzatrice aveva predisposto il mio alloggio presso il Grand Hotel Downtown di Amsterdam.
Non è la regola ma è successo che per un gesto di gentilezza feci un cordiale cenno d’intesa al concierge, questi fraintese e così dopo essere salito in camera sentii bussare alla porta, aprii, e trovai davanti a me una donna bella, elegante, slanciata, capelli biondi come l'oro, che restava lì immobile senza parlare.
Occhi dolci che cercavano una mia reazione.
Restai confuso, impietrito per la sua bellezza e la situazione che non mi aspettavo.
Lei prese l’iniziativa e senza dire una parola entrò, abbassò la luce e accese il sound system.
Il suo profumo aveva reso la stanza un prato fiorito e mentre la mia incapacità di agire impediva anche la mia consolidata loquacità lei si sedette sul letto e lentamente si tolse le scarpe e poi le calze, e avvertendo il mio palese imbarazzo si alzò, si avvicinò e mi bisbigliò qualcosa sottovoce all’orecchio.
Non capii cosa disse ma ricordo la sensazione che provai, come se mi avesse sfiorato con le labbra dietro il lobo dell’orecchio, è da lì che partì un brivido che attraversò tutto il mio corpo, così ruotai la testa quasi a voler assecondare il brivido stesso e magari prolungarlo.
La sua delicatezza, il suo fascino e la sua sensualità scatenavano in me continue tempeste emozionali e la mia mente era diventata un turbinio di pensieri e fantasie, non riuscivo a resistere alla sua seduzione.
Poi pensai perché resistere, così mi abbandonai alle sue iniziative.
Aveva il viso di un angelo ma era un demone per come conosceva tutti i miei punti sensibili, e anche se non consumammo mi fece vibrare come una corda di violino, una volta, due, fino a conquistarmi completamente prendendomi anche l’anima.
Desideravo tenerla tra le mie braccia e baciarla sulle labbra, cosa a cui lei si sottrasse.
Da non crederci, mi accorsi che mi ero innamorato all'istante, di una splendida sconosciuta.
Si, proprio un istante perché subito dopo rimasi attonito e sconcertato a guardarla mentre si rivestiva lentamente.
Mi alzai dal letto, la raggiunsi davanti alla porta, la abbracciai, la volevo fermare, le volevo dire che . . . e mentre stavo per esprimerle quanto provavo, lei mi mise il dito indice sulle labbra pronunciando ‘shhh’, non voleva che parlassi.
Mi guardò con i suoi dolci occhi verdi e con uno sguardo malinconico, mi sfiorò le labbra con le sue, quasi volesse farmi una carezza, aprì la porta, disse con voce fioca ed emozionata “it was wonderful for me too, but I really have to go.” e andò via.
Il mio meraviglioso sogno si trasformò in angoscia, cominciai ad avere un respiro ansimante proprio come se mi fossi svegliato da un incubo, mi rivestii e provai a rincorrerla, era sparita, scesi di corsa in reception e chiesi con insistenza al concierge di darmi un nome, un numero, qualunque cosa potesse permettermi di rintracciarla, mi rispose che non era possibile e che avrei potuto richiedere ancora compagnia ma sicuramente non la stessa persona.
Insistetti fin quanto Alric, così si chiamava il portiere, vedendo la mia addolorata insistenza mi spiegò che in Olanda la compagnia in camera è una legale professione e in questo lavoro farsi coinvolgere dai sentimenti non porta mai a niente di buono. Poi con tono amichevole quasi affettuoso nei confronti di lei mi disse: “Dimentica, non pensarci, ho letto sul suo viso una certa tristezza, credo ci sia stato coinvolgimento e questo non può che far del male ad entrambi. Dimentica”.
Tornato in Italia dalla convention provavo a illudermi che forse il mio non fosse amore ma solo i postumi di una intensa ora di passione, di giochi di corpi e sguardi senza parole, di quelle che si dimenticano la mattina dopo. Ma non fu così, la nostalgia di quella notte non mi abbandonava e mi divorava il cuore, restavo per ore a contemplare il soffitto della mia camera da letto che era diventato lo schermo su cui i ricordi proiettavano sequenze e immagini a volte nitide, a volte sfuocate, come pure mi risuonava nella mente la musica che ricordavo aver sentito più volte quella sera, dolci e nostalgiche sonorità Jazz.
La mia natura riflessiva e curiosa mi spinse a cercare delle risposte a quella che a mio stesso avviso stesse diventando una fissazione e mi imbattei negli studi sulla memoria di Kurt Lewin, Bluma Zeigarnik e John Baddeley secondo i quali l’interruzione di un’azione, quindi non conclusa, viene ricordata a lungo contrariamente a quelle compiute, più i soggetti sono coinvolti più a lungo ricordano i particolari restandone rapiti.
Decisi allora di andare alla ricerca della mia bella sconosciuta.
Tornai al Downtown Hotel e chiesi di lei descrivendola, questa volta ebbi più fortuna una giovane donna alla reception mi disse di conoscerla e che non frequentava più l’Hotel, che si chiamava Hylke e che probabilmente lavorava in un ristorante in zona Duivendrecht. Ormai ero vicino, mi armai di coraggio, dovevo a tutti i costi ritrovarla.
Raggiunto il posto chiesi in giro di Hylke fino a entrare in un grazioso ristorante che si trovava in una piazzetta, entrai mi sedetti e ordinai qualcosa.
Cominciai ad essere cordiale e confidenziale con il cameriere fino a chiedere se conoscesse una certa Hylke e questi dopo un cenno di assenso andò verso il tavolino, quello dove di solito c’è il maître e scambiò qualche frase con questi.
Dalla mia posizione vedevo solo le spalle e i capelli raccolti a mo’ di cipolla sulla nuca. Cercavo di seguire con lo sguardo, e non nascondo con una certa apprensione, cosa succedeva. Dopo qualche istante il maître si girò e cominciò ad avvicinarsi al mio tavolo seguendo con confidenzialità e sorrisi i commensali ai tavoli, arrivato al mio, arricciò la fronte, mi osservò per qualche istante con una certa perplessità poi la sua faccia piano piano si rilassò, mi riguardò e mi disse: “Tell me, please “.
Io tardai a rispondere perché la mia elaborazione mentale non riusciva a collegare il suo volto, che comunque mi sembrava di riconoscere, con il mio ricordo, allora risposi: “Conobbi Hylke qualche anno fa al Grand Hotel Downtown in centro e mi avrebbe fatto piacere rivederla”.
Attimi di silenzio, sguardi che si incrociavano e cercavano di mettere a fuoco la situazione.
Il viso del maître cominciò a cambiare colore dapprima un bianco pallido per poi diventare rosa ed in fine rosso, allora sciolse la cipolla e scrollò la testa liberando i biondi e soffici capelli che dopo una semi rotazione caddero morbidamente sulle spalle, si tolse gli occhiali dalle lenti oscurate ed io rividi in tutto il suo fascino la mia bella sconosciuta.
Avrei voluto abbracciarla e stringerla forte a me ma il luogo e la circostanza mi inibirono.
Lei mi fece cenno di seguirla e mi condusse nella directory room, ci guardavamo con gli occhi che cercavano oltre le pupille per captare quell’emozione che solo l’amore riesce a dare.
Lentamente senza accorgerci ci avvicinammo, ci abbracciammo e ci baciammo.
Percepivo le pulsazioni del suo cuore che batteva forte, non c’era bisogno di parlare per capire che ci eravamo cercati per tanto tempo.
Dopo un lungo abbraccio mi fece accomodare, si sedette difronte a me e disse:
“Quella sera sono rimasta disorientata, la tua incertezza, la tua passione, la tua tenerezza mi hanno così coinvolta che pure io ho provato una forte emozione, che ha sconvolto la mia vita.
Non mi sentivo pulita per un sentimento sincero e duraturo ma ti ho pensato tanto, mi sono allontanata dal quel lavoro ed ho vissuto nella speranza di rincontrarti”.
Ero felice, radioso come un diciottenne che riceve in regalo la sua prima auto, e pensai che non avrei mai permesso a nessuno di separarci, così le risposi: “Ho amato quei pochi attimi insieme, ho amato bere champagne in tua compagnia. Sei arrivata inaspettata, sorprendente e ho amato ogni secondo passato con te”.
Lei in un evidente stato di disagio, lo sguardo malinconico, il respiro in affanno disse:
”Desidero che tu sappia . . .”, si ferma, indugia qualche secondo, gli occhi diventano lucidi, poi con visibile imbarazzo continua: “sono transgender”.
Hhhhhhhhh!
A quelle parole provai lo stesso effetto di un pugno allo stomaco e mi venne a mancare il respiro.
Ebbi un colpo al cuore . . .
Mi sentivo trafitto come quelle statue sacre con il pugnale al petto.
L’immagine che avevo appena costruito svaniva inesorabilmente.
In quei lunghi attimi di perplessità vivevo in continua alternanza il dolore della pugnalata, la disperazione provata dopo quella notte, lo stato nostalgico che aveva divorato il mio cuore fino ad allora, la voglia di rincontrarla, unitamente alla felicità che provavo nel parlarle, baciarla, tenerla ancora tra le mie braccia, e magari poterlo fare per tutta la vita.
Dopo qualche attimo, istintivamente mi alzai, le presi le mani, la strinsi a me e la baciai ancora con passione ed Hylke ricambiò con amore.
Compresi allora che l’amore verso una persona, inteso come quell’incontrollabile sentimento che nasce istintivamente dentro di noi, alimentato dall’attrazione e dalla condivisione, è fonte di felicità e fa superare ogni ostacolo, ogni pregiudizio, ogni differenza, ogni distanza, senza regole, senza limiti, senza confini.
Commenti
Ti dico di più: lo rileggerò.
Comprendo ed apprezzo anche il contenuto ed il valore intrinseco del tuo racconto... ma, in tutto questo, scusa la mia eccessiva curiosità, possiamo concludere che i due protagonisti " vissero insieme , per sempre, felici e contenti? "
Molto gradito l'accompagnamen to musicale!
Perdona la mia sincerità ma è una questione di gusti... cmq... molto bravo!
Ancora grazie, cari saluti.