gocce di male
seccano il terreno
tra i panni sporchi e lerci
lucenti mani rosso sangue

un emisfero più scuro
la nostra terra cela
chi non vuol vedere
segue pifferai silenziosi
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Profilo Autore: Michael S.  

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Giugno 2023 - La storia prende spunto dall'attuale contesto politico culturale italiano a seguito delle accese e discriminanti discussioni sulle congetture uomo, donna, coppia.

"L’amore verso una persona,
inteso come quell’incontrollabile sentimento
che nasce istintivamente dentro di noi,
alimentato dall’attrazione e dalla condivisione,
è fonte di felicità
e fa superare ogni ostacolo,
ogni pregiudizio,
ogni differenza,
ogni distanza,
senza regole,
senza limiti,
senza confini."


Amore Senza Confini - YouTube

Ricorderò sempre il giorno in cui l'ho vista per la prima volta, ero in viaggio per una conferenza in Olanda.
Fu un meeting di un certo livello e la fondazione organizzatrice aveva predisposto il mio alloggio presso il Grand Hotel Downtown di Amsterdam.

Non è la regola ma è successo che per un gesto di gentilezza feci un cordiale cenno d’intesa al concierge, questi fraintese e così dopo essere salito in camera sentii bussare alla porta, aprii, e trovai davanti a me una donna bella, elegante, slanciata, capelli biondi come l'oro, che restava lì immobile senza parlare.
Occhi dolci che cercavano una mia reazione.  
Restai confuso, impietrito per la sua bellezza e la situazione che non mi aspettavo.
Lei prese l’iniziativa e senza dire una parola entrò, abbassò la luce e accese il sound system.
Il suo profumo aveva reso la stanza un prato fiorito e mentre la mia incapacità di agire impediva anche la mia consolidata loquacità lei si sedette sul letto e lentamente si tolse le scarpe e poi le calze, e avvertendo il mio palese imbarazzo si alzò, si avvicinò e mi bisbigliò qualcosa sottovoce all’orecchio.
Non capii cosa disse ma ricordo la sensazione che provai, come se mi avesse sfiorato con le labbra dietro il lobo dell’orecchio, è da lì che partì un brivido che attraversò tutto il mio corpo, così ruotai la testa quasi a voler assecondare il brivido stesso e magari prolungarlo.

La sua delicatezza, il suo fascino e la sua sensualità scatenavano in me continue tempeste emozionali e la mia mente era diventata un turbinio di pensieri e fantasie, non riuscivo a resistere alla sua seduzione.
Poi pensai perché resistere, così mi abbandonai alle sue iniziative. 
Aveva il viso di un angelo ma era un demone per come conosceva tutti i miei punti sensibili, e anche se non consumammo mi fece vibrare come una corda di violino, una volta, due, fino a conquistarmi completamente prendendomi anche l’anima.
Desideravo tenerla tra le mie braccia e baciarla sulle labbra, cosa a cui lei si sottrasse. 
Da non crederci, mi accorsi che mi ero innamorato all'istante, di una splendida sconosciuta.
Si, proprio un istante perché subito dopo rimasi attonito e sconcertato a guardarla mentre si rivestiva lentamente.
Mi alzai dal letto, la raggiunsi davanti alla porta, la abbracciai, la volevo fermare, le volevo dire che . . . e mentre stavo per esprimerle quanto provavo, lei mi mise il dito indice sulle labbra pronunciando ‘shhh’, non voleva che parlassi.
Mi guardò con i suoi dolci occhi verdi e con uno sguardo malinconico, mi sfiorò le labbra con le sue, quasi volesse farmi una carezza, aprì la porta, disse con voce fioca ed emozionata “it was wonderful for me too, but I really have to go.”  e andò via.

Il mio meraviglioso sogno si trasformò in angoscia, cominciai ad avere un respiro ansimante proprio come se mi fossi svegliato da un incubo, mi rivestii e provai a rincorrerla, era sparita, scesi di corsa in reception e chiesi con insistenza al concierge di darmi un nome, un numero, qualunque cosa potesse permettermi di rintracciarla, mi rispose che non era possibile e che avrei potuto richiedere ancora compagnia ma sicuramente non la stessa persona.
Insistetti fin quanto Alric, così si chiamava il portiere, vedendo la mia addolorata insistenza mi spiegò che in Olanda la compagnia in camera è una legale professione e in questo lavoro farsi coinvolgere dai sentimenti non porta mai a niente di buono. Poi con tono amichevole quasi affettuoso nei confronti di lei mi disse: “Dimentica, non pensarci, ho letto sul suo viso una certa tristezza, credo ci sia stato coinvolgimento e questo non può che far del male ad entrambi. Dimentica”.

Tornato in Italia dalla convention provavo a illudermi che forse il mio non fosse amore ma solo i postumi di una intensa ora di passione, di giochi di corpi e sguardi senza parole, di quelle che si dimenticano la mattina dopo. Ma non fu così, la nostalgia di quella notte non mi abbandonava e mi divorava il cuore, restavo per ore a contemplare il soffitto della mia camera da letto che era diventato lo schermo su cui i ricordi proiettavano sequenze e immagini a volte nitide, a volte sfuocate, come pure mi risuonava nella mente la musica che ricordavo aver sentito più volte quella sera, dolci e nostalgiche sonorità Jazz.

La mia natura riflessiva e curiosa mi spinse a cercare delle risposte a quella che a mio stesso avviso stesse diventando una fissazione e mi imbattei negli studi sulla memoria di Kurt Lewin, Bluma Zeigarnik e John Baddeley secondo i quali l’interruzione di un’azione, quindi non conclusa, viene ricordata a lungo contrariamente a quelle compiute, più i soggetti sono coinvolti più a lungo ricordano i particolari restandone rapiti.
Decisi allora di andare alla ricerca della mia bella sconosciuta.
Tornai al Downtown Hotel e chiesi di lei descrivendola, questa volta ebbi più fortuna una giovane donna alla reception mi disse di conoscerla e che non frequentava più l’Hotel, che si chiamava Hylke e che probabilmente lavorava in un ristorante in zona Duivendrecht. Ormai ero vicino, mi armai di coraggio, dovevo a tutti i costi ritrovarla.

Raggiunto il posto chiesi in giro di Hylke fino a entrare in un grazioso ristorante che si trovava in una piazzetta, entrai mi sedetti e ordinai qualcosa.  
Cominciai ad essere cordiale e confidenziale con il cameriere fino a chiedere se conoscesse una certa Hylke e questi dopo un cenno di assenso andò verso il tavolino, quello dove di solito c’è il maître e scambiò qualche frase con questi. 
Dalla mia posizione vedevo solo le spalle e i capelli raccolti a mo’ di cipolla sulla nuca. Cercavo di seguire con lo sguardo, e non nascondo con una certa apprensione, cosa succedeva. Dopo qualche istante il maître si girò e cominciò ad avvicinarsi al mio tavolo seguendo con confidenzialità e sorrisi i commensali ai tavoli, arrivato al mio, arricciò la fronte, mi osservò per qualche istante con una certa perplessità poi la sua faccia piano piano si rilassò, mi riguardò e mi disse: “Tell me, please “.
Io tardai a rispondere perché la mia elaborazione mentale non riusciva a collegare il suo volto, che comunque mi sembrava di riconoscere, con il mio ricordo, allora risposi: “Conobbi Hylke qualche anno fa al Grand Hotel Downtown in centro e mi avrebbe fatto piacere rivederla”.
Attimi di silenzio, sguardi che si incrociavano e cercavano di mettere a fuoco la situazione.
Il viso del maître cominciò a cambiare colore dapprima un bianco pallido per poi diventare rosa ed in fine rosso, allora sciolse la cipolla e scrollò la testa liberando i biondi e soffici capelli che dopo una semi rotazione caddero morbidamente sulle spalle, si tolse gli occhiali dalle lenti oscurate ed io rividi in tutto il suo fascino la mia bella sconosciuta.
Avrei voluto abbracciarla e stringerla forte a me ma il luogo e la circostanza mi inibirono.
Lei mi fece cenno di seguirla e mi condusse nella directory room, ci guardavamo con gli occhi che cercavano oltre le pupille per captare quell’emozione che solo l’amore riesce a dare.
Lentamente senza accorgerci ci avvicinammo, ci abbracciammo e ci baciammo.
Percepivo le pulsazioni del suo cuore che batteva forte, non c’era bisogno di parlare per capire che ci eravamo cercati per tanto tempo.

Dopo un lungo abbraccio mi fece accomodare, si sedette difronte a me e disse:
“Quella sera sono rimasta disorientata, la tua incertezza, la tua passione, la tua tenerezza mi hanno così coinvolta che pure io ho provato una forte emozione, che ha sconvolto la mia vita.
Non mi sentivo pulita per un sentimento sincero e duraturo ma ti ho pensato tanto, mi sono allontanata dal quel lavoro ed ho vissuto nella speranza di rincontrarti”.
Ero felice, radioso come un diciottenne che riceve in regalo la sua prima auto, e pensai che non avrei mai permesso a nessuno di separarci, così le risposi: “Ho amato quei pochi attimi insieme, ho amato bere champagne in tua compagnia. Sei arrivata inaspettata, sorprendente e ho amato ogni secondo passato con te”. 

Lei in un evidente stato di disagio, lo sguardo malinconico, il respiro in affanno disse:
”Desidero che tu sappia . . .”, si ferma, indugia qualche secondo, gli occhi diventano lucidi, poi con visibile imbarazzo continua: “sono transgender”.
Hhhhhhhhh!
A quelle parole provai lo stesso effetto di un pugno allo stomaco e mi venne a mancare il respiro.
Ebbi un colpo al cuore . . .
Mi sentivo trafitto come quelle statue sacre con il pugnale al petto.
L’immagine che avevo appena costruito svaniva inesorabilmente.
In quei lunghi attimi di perplessità vivevo in continua alternanza il dolore della pugnalata, la disperazione provata dopo quella notte, lo stato nostalgico che aveva divorato il mio cuore fino ad allora, la voglia di rincontrarla, unitamente alla felicità che provavo nel parlarle, baciarla, tenerla ancora tra le mie braccia, e magari poterlo fare per tutta la vita.

Dopo qualche attimo, istintivamente mi alzai, le presi le mani, la strinsi a me e la baciai ancora con passione ed Hylke ricambiò con amore.

Compresi allora che l’amore verso una persona, inteso come quell’incontrollabile sentimento che nasce istintivamente dentro di noi, alimentato dall’attrazione e dalla condivisione, è fonte di felicità e fa superare ogni ostacolo, ogni pregiudizio, ogni differenza, ogni distanza, senza regole, senza limiti, senza confini.

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Profilo Autore: Toni Zito  

Questo autore ha pubblicato 5 articoli. Per maggiori informazioni cliccare sul nome.
Le uscite in campagna, nella tarda primavera, ci trasportano in un universo parallelo, un mondo che troppo spesso dimentichiamo, travolti da una multudine di impegni , costretti a barcamenarci in una realtà tra il frenetico ed il virtuale che ci allontana sempre più dal nostro sentire, dalla nostra vera essenza.
Non ci fermiamo mai ad ascoltare il fruscio delle fronde di un faggio nel bosco raramente respiriamo a pieni polmoni l'aria pura durante una passeggiata in montagna ne rimiriamo una distesa smisurata di spighe di grano impreziosita da una fitta fioritura di papaveri rossi come rubini. 
A questo pensava Edith , che all'età di 27 anni dopo aver vinto una borsa di studio, si era trasferita nell'affascinante Londra, allontanatosi dal paesino nel quale aveva trascorso la maggior parte dell'infanzia.
Ed ora era lì , seduta sulla valigia, con i capelli che si confondevano col grano e le coprivano una parte del viso. Lì nel campo che aveva fatto da cornice ai suoi giochi , alle estati trascorse a rincorrersi , ridere , scherzare con le figlie di Luce. Ora era tornata in paese solo per una triste ricorrenza, Luce o per meglio dire la sua vice-madre era venuta a mancare scivolando nell'altra dimensione in tutta facilità, durante il sonno 
Era una donnina esile dagli occhi cerulei incorniciati da una nube di capelli dapprima neri, negli ultimi anni che tendevano ad imbiancarsi così da farla sembrare una creatura di zucchero -filato.
Edith sin dalla prima volta che l'aveva vista, aveva pensato che mai nome per lei sarebbe stato più appropriato, poiché a partire dai tre anni era stata il faro della sua esistenza. I suoi veri genitori da quel viaggio nel lontano maggio nel 1943 non li aveva più rivisti. Li pensava ogni giorno: la mamma dal bel sorriso di fata con le mani morbide e delicate , il babbo riccioluto e talvolta autoritario. Così da un giorno all'altro senza che lei potesse capire bene il perché era diventata la terza figlia d Luce, amata e vezzeggiata se non più , al pari delle sue figlie di pancia.
Quando finì la guerra Edith aveva poco più di cinque anni , ogni giorno stava affacciata alla finestra del grande salone, saliva su un panchetto per guadagnare una migliore visuale sperando un giorno o l'altro, di veder sbucare il volto della sua mamma, quella vera , all'uscio della porta: 
" Andiamo a mangiare un bel gelato alla vaniglia tutti insieme! Vieni angelo mio !" 
Questo sarebbe stato il suo più grande desiderio, ma quel giorno non arrivò mai .
Edith si era abituata a starsene sempre un po' nell'ombra come una formica sul muro bianco per non disturbare , sempre un po' diffidente non per cattiveria ma per il timore di essere nuovamente abbandonata.
Quando a 21 anni Luce le aveva consegnato una lettera indirizzata a lei da sua madre, la ragazza non aveva voluto nemmeno aprirla: " Siete voi la mia famiglia!" Aveva sospirato,lasciando bruciare nel caminetto quel foglio misto alle parole che per lei non avevano poi un così grande significato, non considerando il fatto, che si sarebbe amaramente pentita di aver assecondato quel gesto impulsivo.
Nonostante le innumerevoli sofferenze di una giovinezza in continuo tormento Edith, fino a qualche mese prima si sarebbe definita una donna realizzata. Conduceva una vita tranquilla svolgendo la professione di infermiera con Mark un uomo meraviglioso, l'anima più pura e leale che avrebbe mai potuto incontrare nel suo percorso di vita, ma che ormai da un anno l'aveva lasciata come la sua vera madre , dall'oggi al domani. Solo un biglietto sul tavolo ancora imbandito dalla colazione: " A breve sarò padre " lei era scoppiata in un pianto ininterrotto regredendo all'infanzia, e aveva vissuto un momento di grande crollo emotivo. Non era mai semplice lasciarsi quindici anni di matrimonio alle spalle . Ora Edith che aveva ereditato questo raffinato nome di matrice francese complice la passione di sua madre per la minuta e potentissima Edith Piaf tenendo tra le mani il filo di un acquilone che aveva trovato in chissà quale angolo rintanato del salone era immersa nel campo di grano e papaveri. Mentre ripensava ai versi di una canzone di De Andrè era finalmente diventata conscia che la rinascita sarebbe dipesa dalla riscoperta della sua libertà. Apri la valigia e non si stupi di trovarvi la parte superiore dell'acquilone , l'aveva portata con sé appositamente, un tenero ricordo d'infanzia. Lo monto' e lo osservò volteggiare nell'aria , tirando un sospiro di sollievo. Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior.
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Profilo Autore: Arianna Mosconi  

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Giulio raccatta i piedi da terra e bastonando la sua giovane gamba destra di legno, persa in falegnameria, saltella con la sinistra ancora in uso prima d'andare in disuso e si fionda a corsa di bradipo tartarugato presso la panchina vuota esposta al sole.


Sole sono spesso le anime quando di loro non resta che il ricordo.
Ora Giulio, nel suo incedere nel mondo, finalmente ha il suo posto sotto i riflettori del cielo.
Un palco niente male su cui esprimere tutta la sua virile forza di pensionato al minimo e con il minimo dei desideri.
La gazzetta dello sport si legge bene oggi con un occhio solo, la luminosità non è eccessiva e nemmeno scarsa.
Nessuno vede l'altro occhio di vetro sempre concesso al valore ligneo del lavoro, si può mettere in tasca. Approntare l'apparecchio acustico non interessa, meglio non essere disturbati: la passione per il calcio ha la precedenza.

Cazzo, se non fosse per la carenza di calcio nelle ossa magari oggi si potrebbe anche fare un po' di jogging in questa bella giornata spensierata, invece no ecco Giulio seduto in santa pace con le sue tre dita a tener fermo quel giornale di merda che invece tremola tutto.
Due dita si possono anche concedere alla sega circolare a nastro.
Bei ricordi quelli andati. Sì, andati a “morì ammazzati”.
Il tempo scorre tra un rigore non dato e un arbitro consueto alle figure retoriche d'alci e caproni.
A vederlo si descrive quasi un salto nel tempo, quando queste cose contavano ancora.
«Cosa guardiamo ora, di contro?»
Un uomo sulla mezza, mezza, mezza età della superata quarta età.
Vale a dire un uomo che si sente un bimbo di cinque anni col pisello d'un vetusto signore, no correggo un uomo vetusto col pisello di uno di cinque anni.
Beh insomma non c'è né l'uomo e né il pisello e che cazzo!
Ma lasciamo in pace il baby e diamo uno sguardo in giro tanto lui è confinato nella sua macchina del tempo.
Una giovin pulzella alta quasi quanto un platano sta “platanando” sui tacchi per i viottoli erbosi del prato cittadino in questione.
Bionda “parruccata” con occhi magnetici da reggere comodamente anche un paio di tende da salone e pure le tette rifatte e il culo a tiramisù.
«Sarà mica una prostituta, che ammicca i poveri pensionati per spillargli soldi?»
No, lei è una serial ladra.
L'ultimo colpo è stato magro: trenta euro a un sognante uomo con tanto di foto d'amori e famiglia passata.
«Che sventola ragazzi. Quella sculetta come le onde del lago di Garda!»
Vaffa... al giornale: occhio di vetro (legno o altro materiale bio-logico) a posto, guanto alla mano perfetto, pantalone allargato sotto a nascondere il legno, cavallo sopra la panza a stringere i coglioni per mostrare il pacco e...
E... “coglione abbassa i pantaloni se no te castri!”
Accidenti per poco non mi sviene.
Una boccetta d'acqua di colonia spruzzata qua e là, giù e su, più giù che...
“Tralla e lero e tralla e là” la ragazza biondona adocchia la preda che, impettita come un leoncino alla revisione della motorizzazione civile, luccica al sole nelle sue borchie argentate che lo saldano e lo tengono unito.
La giovane avvenente ladra, dopo aver contato di soppiatto il bottino che ha in borsa, s'avvia in tutta la sua platonica “platanità”. Accidenti cinquemila euro, non male per inizio di giornata.
“Ciao bel vecchiaccio intrigante sei solo oggi? Posso aggregarmi al tuo splendido pacco?”
Già l'odore della moneta pecuniosa si staglia lungo tutta la sua taglia.
“Certo bella zoccola che non fa la prostituta, oramai non mi si fila più nessuno, pendo dalla tua maglietta succinta”
“Non sono incinta, ma mi siedo volentieri con te, che stupendi zigomi che hai!”
“Modestamente me li sono tagliati da solo, facevo il falegname”
“Allora te ne intendi di quella roba lì”
“Sicuro mi chiamavano il re delle s...”
“Che spirito, ma dimmi sei solo nella vita?”
“E sì, sono rimasto solo da quando m'è morta quella barboncina di mia moglie, che dolore immenso, la portavo sempre qui e faceva i bisognini nell'aiuola senza sporcare, che meraviglia!”
“Poverino hai bisogno che qualcuno ti dia una mano per la spesa, io ti posso aiutare volentieri, poi per un uomo interessante come te...”
“Che carina che sei, guarda, vorrei comprare un paio di quotidiani da leggere, l'edicola è lì di fronte”
“Figurati ci vado subito!”
“Ecco cara prendi il mio portafoglio, è qui in tasca davanti sfilalo tu io non ci riesco”
“A… bricconcello pisellone!”


Una mano fa qualcosa mentre un'altra con astuzia di mestiere da taglio, apre la borsetta della ladra e ripulisce tutti i soldini, richiudendo con magistrale perfezione il tutto.
“Vado allora ammaliatore, prendo i giornali e torno”
Lui la controlla con lo sguardo da lontano.
«Mi dia quei due quotidiani, un attimo che prendo gli spiccioli, ma! Cazzo il portafoglio è vuoto» “Stronzo d'un vecchiaccio! Un' attimo guardo meglio in borsa... m'ha fregato pure i cinquemila euro!”
“Signorina, si sente bene? Non importa prenda pure i giornali, lei è così bella!”


Una panchina nel parco ospita una ladra che singhiozzando legge i giornali.
«Ladro ripulisce le persone, la polizia indaga in seguito a numerose denunce su un geriatrico frequentatore del parco per la prostidudine»

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Profilo Autore: Giancarlo Gravili  

Questo autore ha pubblicato 202 articoli. Per maggiori informazioni cliccare sul nome.
Anna era sempre stata minuta, di bassa statura e timida, ma allo stesso tempo le era facile fare amicizia. Quando non poteva incontrarsi con le sue amiche e i suoi amici trascorreva il suo tempo libero leggendo o ascoltando musica e non volendo trascurare queste sue passioni, si impegnava nello studio svolto soprattutto a scuola.
Era cresciuta all’insegna di sani valori come rispetto, generosità, solidarietà senza mai pensare di doversi difendere da persone che invece davano spazio ad azioni spinte da offese d’ogni tipo.
Fu alle medie che iniziò a conoscere questo aspetto negativo della gente.
Nella sua classe c’era Maria Rosaria, ragazzina molto alta e di corporatura molto grossa per cui veniva derisa da tutte le altre ragazzine. Per mettere fine ai torti nei suoi riguardi e per essere accettata dalle altre, rivolse diverse sgarberie ad Anna che subiva con silenzio e pazienza capendo i perché di quelle azioni.
Ogni giorno la compagna trovava un modo per oltraggiarla, ma ben presto capì come infastidirla più facilmente.
A quei tempi Anna, quasi tutti i pomeriggi, oltre che a dedicarsi a gruppi di scrittura e lettura iniziò lezioni di ballo e canto perciò se in aula mancava qualche professore o professoressa mentre gli altri chiacchieravano, lei si sedeva all’ultima fila dei banchi e svolgeva compiti assegnati nelle lezioni precedenti.
In quei momenti Maria Rosaria le si avvicinava disturbandola facendo cadere sul pavimento libri, quaderni, penne sistemati sul banco o peggio ancora strattonandole il braccio o tirandole i capelli con quanta più forza poteva istigata dalle altre.
Il primo anno trascorse così, ma la ragazzina si ripromise che dall’anno successivo la situazione sarebbe cambiata!
E così fu.
Già dai primi giorni ricominciò ai suoi danni ogni possibile atto di bullismo e dopo mesi, una mattina, non tollerò più nulla di tutto questo però anziché reagire alla stessa maniera si limitò con espressione spazientita ad alzarsi respirando profondamente e affrontare Maria Rosaria a muso duro.
Con sguardo serio le disse che aveva subito capito, osservandola al di fuori del contesto scolastico, il motivo della sua ostilità, il desiderio di non essere derisa e umiliata per la sua stazza, la speranza di essere accettata per quello che realmente era, cioè una ragazza grossa e muscolosa, sì, ma con un animo buono e volenteroso nello stare in armonia con tutti. Le spiegò che non era sicuramente quello il comportamento giusto per creare solidi e duraturi rapporti amichevoli e infine, sorridendole, le prese le mani dandole la certezza che la sua prima nuova amica l’aveva già trovata e la stava guardando dritta negli occhi.
Maria Rosaria scoppiò in un pianto liberatorio che disse più di mille parole e quella difficile mattinata si concluse col più ricco degli abbracci e con l’inizio di una forte amicizia che tuttora dura.
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Profilo Autore: Veronica Bruno  

Questo autore ha pubblicato 261 articoli. Per maggiori informazioni cliccare sul nome.


5Aprile – “CONTROSENSI UMANI: VOGLIA DI LIBERTA39; E SCHIAVITU39;” – (Mercoledì  5a di Quaresima) | Massimiliano Arena

Se avessimo un cuore

saremmo incondizionato amore,

amor amato senza prevenirne le azioni.

Se avessimo un grande amore nel cuore,

potremmo suddividerci le opinioni e

con rispetto rispettarne ogni cambiamento.

Se avessimo un cuore innamorato della vita,

saremmo addobbati di colori

e tenderemmo la mano agli amici,

ed hai nemici..

Se avessimo amore a iosa,

in milioni di sfaccettature

lo distribuiremmo come caramelle di miele

ed l'un con l'altro le mangeremmo

senza invidia e senza remore...

Se avessimo pensieri di fratellanza

non vivremmo nell'irriducibile razzismo!


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Profilo Autore: Adele Vincenti  

Questo autore ha pubblicato 101 articoli. Per maggiori informazioni cliccare sul nome.

Reminiscente ricordo di proverbi, perle di saggezza:
"La lingua non ha ossa, ma taglia carne e ossa."
Verità assoluta che colpisce soprattutto le anime sensibili.
M'è capitato d'incontrarne tante ma, come quella lingua al veleno dai fari molto simili a serpente, mai prima.
Viscida s'insinuava ad ascoltare ma non a capire; conversazioni tra amiche.
Subito come per magia in paese, stile: "Don Camillo e Peppone", notizia non veritiera inizia a girare.
La donna mieteva vittime e sorrideva, "Io di quest'acqua non ne voglio bere, non si dice mai", questo finché non toccò a lei.
Mirò stavolta disgraziatamente una comarella dai modi e fari peggiori dei suoi, ed eccola di nuovo: insinuò per il paese un brutto fatto di "corna", che la fece cacciar di casa dal marito.
La vittima promise quindi di fargliela pagare, perché il fatto non era vero, così un giorno chiese ad un suo amico di aiutarla a compiere la sua vendetta.
Il piano che aveva messo in atto, vedeva l'intrufolarsi dell’uomo in casa della vipera, prima che rincasasse il marito.
Questo avvenne e quando la donna fece per coricarsi, trovò l'amico dell'altra in mutandoni nel suo letto.
Urlò la donna spaventata e nel frattempo, entrò il marito.
Aperta la porta, subito pensò l'avesse tradito.
Immediatamente la buttò fuori di casa.
Giustizia fu fatta facendo felice la comarella.

Son cresciuta a pane e proverbi, nel caso specifico vi do la morale: “Meglio è, non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te.”
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Profilo Autore: Pietrina Lorito  

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Appare sola …in dubbioso silenzio.
Le strade vuote sembrano finte
e si snodano leggere
come fili trasparenti.
I portici del centro sono
gioielli disegnati
che abbelliscono i pensieri.
L’umana assenza
parla una lingua lontana.
Appare sola… con i suoi palazzi di vetro
che rispecchiano
una luce tiepida e obliqua.
Le grandi porte di marmo e pietra
restano aperte e assorbono
il cielo più vicino.
I navigli sempre carichi di suoni e
rumori sono fermi
in attesa di una nuova
onda…
Indugiano le voci delle case
appese alle nuvole.
Il silenzio ricopre
ogni parte
di una città
immobile
e
sospesa
nel tempo.
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Profilo Autore: barbara tascone  

Questo autore ha pubblicato 44 articoli. Per maggiori informazioni cliccare sul nome.
Siedi qui, vicino a me,
prendi tra le mani la mia,
quella buona che ti sente
e ascolta...
si, ascolta le urla nel silenzio
che m'intrappola in un corpo senza movimento.
Segui lo sguardo dei miei occhi,
sembrano senz'anima,
fanno tanta compassione ma,
ti prego non averne prometti, perché io conto.
Si! Conto... tutto il giorno ogni singola mattonella
e mi sembra d'impazzire nel ricordo di una volta,
quando le calpestavo senza fermarmi e ora...
mi rassegno.
Io so, che hai capito lo strazio dei miei giorni
e che mi ami, per questo adesso conti
accarezzando la mia mano... di far capire
il malessere del mio vivere
immobilizzata su questa sedia a rotelle
in un corpo senza movimento
con una mente che comprende quanto conti,
l'aver vicina la sensibilità di un essere gentile.
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Profilo Autore: Pietrina Lorito  

Questo autore ha pubblicato 121 articoli. Per maggiori informazioni cliccare sul nome.
Ill.ma Santità, mi consenta di farLe i migliori auguri, nel ventesimo anniversario del suo pontificato. Desidero evidenziare il recente incontro con Fidel
Castro; due culture si sono fronteggiate : la tradizione dell'odio, della violenza, personificata dal Lider Maximo e quella della verità, dell'amore da Lei rappresentate.
Fidel ha dovuto fare concesssioni, quali la liberazione di trecento detenuti politici e la restituita libertà di culto del popolo cubano.
Ciò che caratterizza la nostra fase epocale è la crisi della fede, con critica alla Chiesa, in quanto pilastro millenario della dottrina cattolica.
Sarebbe encomiabile una sua presa di posizione verso il mondo politico, inchiodandolo alla sua responsabilità morale: una Pastorale che rilievi che i politici
devono eseguire il loro mandato nell'interesse del popolo e non per giungere un bieco affarismo personale.Dicevo crisi della fede. Per me è un dono di Dio,
ma anche una scelta,frutto di riflessione profonda, di piena accettazione.
Non posso che esaltare la sua opinione critica verso la corrente denominata New Age. Una cultura del benessere che, facendo uso di miti e simboli del linguaggio
religioso(armonia,luce, verità) crea una  una visione egoistica della religiosità.. Modella una surreale concezione di Cristo cosmico, relegato da persona a semplice
forza.Ed in contrasto con le Sacre Scritture, si nega il senso di colpa e del peccato dell'uomo.
Crisi della fede: ma anche il fiorire di sette, esse praticano il culto di satana, con barbari rituali,fatti di formule magiche, sacrifici di animali e turpi violenze
psico-fisiche sull'uomo.
nell'ambito dell'oscurantismo della fede si inserisce l'inquietante fenomeno di cartomanti, esperti di magia bianca: cialtroni che intascano abbondanti guadagni,
grazie all'incertezza e debolezza di chi li interpella.: Santo Padre nelle sue mani tremanti vedo solidità e fermezza di un polacco antibolscevico; un uomo
che ha affrontato con l'arma della Croce i potenti dittatori, costringendoli di scendere dal trono degli allori.
Rivolgendole i miei più calorosi saluti e auguri di lunga vita e sereno pontificato,concludo scrivendo che Lei è una bandiera ben spiegata e mai ammainata
che poggia le fondamenta nelle viscere della terra.
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Profilo Autore: Fedel Franco Quasimodo  

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