Raccolgo soffi di cristallo,
bugie d’infinito,
avanzi di un tempo coniugato
baciato dai silenzi tuoi.
Sull’orlo del mattino
inimicai petali di cielo,
l’alfabeto della mia casa
più non lacrima
fra prigioni di neve
ed un dipinto d’anima
arreda il perimetro sensoriale
d’una battigia d’inverno.
Ed il cuor mio
è un vecchio stanco
lasciato su una panchina
a bussar alle stelle,
un papavero accartocciato
dal profumo della sera,
un naufragar di vita
scordato nel ricordo
degli occhi tuoi.
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