Non era benedetta da Dio
se, così come io la vedevo,
scendeva impassibile e retta
sul nero dei rombi d’asfalto.
“Che acqua!” - mi dissi, impaurito.

E nera, più nera della iella più nera,
la sudicia notte mi circondava
annodata alla sciarpa mia preferita,
i sette colori a cingermi il collo.
“Che notte!” - mi dissi, accucciato.

Il vicolo, poi, era come sparito
tra riflessi d’insegne e metalli
inghiottiti dall’ultimo cono di luce
di un vetro non ancora oscurato.
“Che buio!” - mi dissi, angosciato.

Al margine non del tutto inondato
di una pozzanghera che vidi lago,
miracolo fu che io mi accorgessi
di una colomba bianca e affamata.
“Che bella!” - gridai all’istante.

Nel tempo che infinito sembrava
alla pioggia si mischiò una crosta
che lenta cadeva, precisa cadeva,
nell’unico punto voluto dal fato.
“Oplà!” - mi dissi - “La vita procede...”
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Profilo Autore: Aurelio Zucchi*   Sostenitore del Club Poetico dal 04-03-2020

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