Forchetta, barchetta 
arriva rimetta.

A nulla sentire,
esplode l'ardire.

Basta remare,
bisogna guadare.

Toccavo curioso 
quel corpo altezzoso.

Gusto sublime 
di labbra carine.

Cadevo più in basso 
di passo in passo 
verso quel resto 
più volte nascosto.

La gente guardava 
e mi condannava,
corti segreti 
di poveri preti.

Sarei arrivato 
dove mai avrei pensato.

Il corpo scoperto 
pareva risorto 
tra le mie mani
eran fremiti strani.

Son stanco di scrivere 
e pure di ridere.

E ora è la fine 
di tutte ste' rime.
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Profilo Autore: Giuseppe Trucchia  

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