Alinea I- Nitente
In quella notte giudaica,
sotto un cielo fulgido
e per nulla coperto
Giove e Saturno in una sola orbita
mostravano pastori e greggi
che ancora dormivano all’aperto.
In quel tredici novembre
dell’anno sette avanti cristo
il mio babbo, edile in Betlemme,
bussò alla bottega di Giuseppe per
annunziare al marangone la paternità:
basito, imboccò la viuzza lemme.
Se ti piace far credere cadesse
la neve fa pure, che fosse
il venticinque dicembre dell’anno zero.
Ma stavi nel magazzeno
del padre mio, in un caldo covile.
Lo so, perché io c’ero.
Alinea II- Dal frontone spezzato
A Betseda il disgraziato ciecomuto
che subdolamente graziasti aveva
un nome: io e Samuel prima delle tue frodi
giocavamo sempre alle tabulae lusoriae.
E dalle tavole orizzontali con le dodici
linee, alle tavole incrociate con tre chiodi
il passo è breve Rabbi, non trovi?
Il sudario adulterato poi è stata una trovata
da maestro, Maestro e quel tre aprile
dell’anno trentatre infilare via Della Fuga
al crocicchio con via Crucis per eclissarti
a guisa del natante imbozzato sull’arenile
non era niente altro che una lapalissiana
conseguenza al tuo disegno preternaturale.
Per quello sciagurato scusso, ma scrio
feci erigere sul crocevia un’edicola a egida
di un’epigrafe citante “La veridicità di una
testimonianza ”, ove potergli dire addio.
Alinea III- Panzana
Mi sovvengono le notti di Cafarnao
intessute di sbicchierate con i tuoi
casigliani Pietro e suo fratello Andrea,
Giovanni e Giacomo figli di Zebedeo
e Matteo pregno di bacco con i suoi
pensieri amorali per quella piacente almea.
Hai mai mentovato ai tuoi cugini Giacomo
e Taddeo delle nostre grasse libagioni
plenarie, con Bartolomeo rigurgitante
di nettare in occasione delle nozze di Cana?
Di Giuda assuefatto ai dadi, e Simone troppo
emendato per ravvisare una serpe strisciante
nel Profeta… e l’artifizio della moltiplicazione?
Sulle rive del Giordano un subisso di vitto
da cinque pani d’orzo e due pesci, pania
realizzatasi con la correità di Filippo e Tommaso
che dal lago Tiberiade condussero e orpellarono
nottetempo le pietanze, per tua vesania.
Alinea IV- Eravamo insieme
Al fianco del Califfo Yusuf osservasti
senza muovere ciglio i mercanti arabi
di schiavi, e alla tavola del governatore
di Cordova faceste la conta dei morti:
diciotto milioni tra gli oppressi, incuranti
della mia presenza, un suo lacchè a ore.
In sella col re Tamerlano lasciaste sul
campo diciassette milioni di cadaveri,
e davanti al fuoco ascoltasti, alticcio
appena fuori dalla tenda di Gengis Khan
i racconti dei guerrieri mongoli alteri
dei quaranta milioni caduti; dal pagliericcio
nel recinto dei cavalli vi udii anch’io.
Eravamo insieme anche durante la conquista,
l’esplorazione e l’occupazione delle Americhe.
Tu con i tuoi bei vestiti in tessuto di cotone
da colonnizzatore, io laido mozzo sdegnato.
Quindici milioni periti per visioni estatiche.
Alinea V- Antinomia
Mentre la penna d’oca dell’amanuense
scriveva dei sedici milioni di schiavi
africani morti durante la tratta atlantica,
in ogni porto facevi visita ai bazar alla
ricerca di brache a sbuffo, scarpette col tacco
a rocchetto e parrucca ben poco pratica.
Accanto a Zhentong mi hai fatto perseguire
asserendo la mia appartenenza ai livellatori
fino al collasso della dinastia Ming che lasciò
sul campo venticinque milioni di cinesi.
Albergavo nelle baraccopoli a Nuova Delhi,
tu in una casa vittoriana con leccornie e servitù.
Io tra carestia e ventisette milioni di cittadini
del vasto impero del Regno Unito periti per le
politiche economiche e amministrative britanniche.
L’insurrezione contro la dinastia Qing ti premurasti
con la tua oratoria che degenerasse nella guerra civile
dei Taiping, ecatombe di proporzioni bibliche.
Alinea VI- Facinoleria
Mi trovo a ripercorrere la Prima Grande Guerra
che causò diciassette milioni di morti, e l’epoca buia
di Stalin: la Gulag, i troppi civili uccisi da massacri.
Purghe, campi di lavoro, deportazioni e carestie.
Non basterebbero gli stessi milioni di lavacri
per purificare tali crimini storici tra i più efferati…
E intanto un bambino fuori nel cortile
bestemmia Cristo con un dito nel naso.
Leggo dei sessanta milioni di caduti nella Seconda
Guerra Mondiale, e intanto il sole volge all’occaso.
Della collettivizzazione forzata cinese, di Mao Zedong
e la Repubblica Popolare cinese… col naso all’insù
mi sopraggiunge un inaspettato magone che mi coglie
divisando le scie lassù siano le lacrime di Dio.
Dalla guerra sporca mi distolgono ciurmaglie
di ragazzotti che orinano nelle bottiglie vuote di birra.
Forse vi trovate solo col naso dentro un aleatorio
impromptu, o soltanto meramente mi sbaglio.
Forse una vitella è più di una costoletta, e forse
non è tutto latte vaccino… o puramente caglio.