Nota: composizione ispirata al dialogo tra Ivan e il Diavolo de "I Fratelli Karamazov".
Nei meandri del sottosuolo, vi è un uomo che sceglie.
Nei meandri del sottosuolo, vi è un uomo che
riconosce il suo dolo.
Nel pallore grigiastro di quella stanza, si viene a
conoscenza del proprio rancore.
Raccontandosi con noncuranza, si palesa la
distorsione.
“Esser vile è l’atto insperato” dice un sosia alienato.
“Esser veritiero è la modestia a cui sono incatenato”
confessa il malcapitato.
“La verità sgorga da questa fonte malata, e ogni bugia
viene dissipata. Quale bugia tu ti domanderai? Ma è ovvio, quella della vita edulcorata.”
Fiamme algide illuminano la visione,
parole dilaniano la lesione
“Caduta prometeica di questo astro nascente,
spirito libero di questo abisso marcescente;
son io quel diavolo impudente che ti carezza nella
notte splendente.”
Sussurri alla luce dell’alba
“È una vita che ti aspetto,
è una vita che nascondo la lama che giace dentro al
petto.
Hai riso per loro, ho pianto per te,
lacrime cremisi deturpano il nostro Sé”.
Aleggia nel cuore il sangue di questo orrore
"Nell’addio funesto cresce il nostro godimento,
nell’altrui riso si annida il nostro patimento,
nelle nostre lacrime, il nostro testamento.”
Nei meandri del sottosuolo, macchie di sangue su di un
sogno ormai sgualcito, eco distante del primordial vagito.