Avvolto dall'onda che si posa
sugli occhi sonnolenti,
mentre il treno diretto
conduce l'ore stanche alla fermata
dove il tempo offre alla gente
che arriva una poltrona,
passo le notti verniciando l'ombre
che l’alba diluisce sul cuscino.
Lo specchio che cavalca le mie spalle
riflette la rivista degli assenti
come una moltitudine scortata
da fili di candele,
e dal silenzio
che oltrepassando gli agglomeramenti
ride al solletico
delle perseveranti lancette
mentre ascolto la pioggia
dietro il vetro dove le ore nude
passeggiando coi passi sull'insonnia
colano dal rubinetto guasto
come gocce che il tempo ticchetta.