Hai ragione, l’animismo ha caratterizzato i miei primi anni di vita, poi far parlare le cose è diventato consuetudine. Ho scritto la mia prima poesia a sette anni ma il mio mondo fantastico si è scontrato con quello degli adulti e ho avuto la peggio. La parola è tornata mentre frequentavo le scuole medie, scrivevo piccole storie. L’intervento di mia madre è stato fatale ma ero ingegnosa e mi inventai dei piccoli spettacoli teatrali da fare in famiglia nelle feste comandate. Scrivevo sceneggiature e reclutavo cugini annoiati dagli stessi giochi. Poi sono cresciuta. Peter Pan dimentica chi sia stato. La quotidianità è diventata troppo veloce, ho cambiato città, sempre nuovi progetti in cui buttarmi, non mi ascoltavo più. In apparenza, però, forse. La brace c’era ancora. Il lavoro di educatrice d’asilo nido teneva viva una piccola fiammella. Sette anni fa ero in spiaggia. C’era il mare e mia nonna anche se, fisicamente, lei ci aveva lasciati tempo addietro. Sono stata male, mi sembrava di avere la febbre. Ho cominciato a scrivere quel giorno. Anche mia nonna scriveva, ha scritto per tutta la sua vita ma ha distrutto tutto.L’unica cosa che abbiamo ritrovato in uno dei suoi cassetti è un foglio strappato dal suo quaderno con la mia poesia scritta da lei a penna. Evidentemente il mio foglio si stava logorando e lei voleva salvare i miei versi. Quattro anni fa mia zia mi mandò la foto del foglio. Volevano sapere cosa fosse. Ho pianto tanto, davvero tanto. Ho pensato che fosse il momento di fare quello che mi rende felice. È diventato un atto di ribellione e sono diventata Lilith. Lilith non va d’accordo con la velocità, con l’omologazione, con chi usa le parole per manipolare la massa. C’è ancora in me la bambina che giocava da sola. Adesso so come proteggerla. Spero di non aver trascurato nulla.