Tra reminiscenze leopardiane dedico queste quartine alle poetesse che incontro nel virtuale
Amiche senza nome e senza età
che il vostro cuor svelate e vostra vita
celando le fattezze e la beltà
a quest’anima ignara ed invaghita
d'arrendevol poeta nel virtuale,
risponder con parole e con carezze
vorrei talor se sento che m’assale,
sospinta da poetiche sue brezze,
quell’antica recondita malia
di chi suonare sa propria tastiera
e compone sue note in armonia
seducente suadente messaggera.
Sempre s’aggira in me, fantasma folle,
quello spirto sparvier ch’entro mi sugge,
che inseguire chimere sempre volle
che poi la rëaltà tosto distrugge.
Così la fantasia va nel mistero
a impossibili incontri immaginare,
e mentre in tanto annega il mio pensiero
il naufragar m’è dolce in questo mare.
Nel silenzio di un pomeriggio,
sfioro il tavolo di legno antico
e ne sento il peso del tempo.
La polvere danza nell'aria,
come un desiderio lontano, un sogno che si perde.
Gran confusione,in quel salone grigio,
ed io mi chiedo quale direzione devo prendere.
Cerco di liberare i pensieri,
ma i misteri si accumulano,
come le ombre oscure,in fondo alla stanza.
Aprite le finestre,
lasciate entrare la luce,
la tela dei ricordi è strappata
e la cornice, consumata dal passato.
Troppi volti,troppi nomi, troppi segreti
è meglio chiudere gli occhi,
ma il tempo scorre,
e la polvere si posa ovunque,
sui sogni e sui volti dei saggi.
Non cercarmi ora,
perché in questo labirinto onirico,
non mi riconoscerai.
Vorrei arrivare in alto fino al cielo,
spostare quella nuvola che copre il sole,
vorrei vedere meglio la sua luce,
vorrei sentire addosso il suo calore.
Il sole è incanto, è un gran mistero,
è luce, gioia e fa sbocciar l’amore,
è il tepore della vita ed è anche energia,
è un vero peccato per chi non l’ha capito.
Io supino disteso sul mio divano,
non faccio altro che ammirare il cielo,
come un pazzo poi sovente grido:
spostati nuvola, lascialo passare!
Tanti pensieri affollano la mia mente,
c’è nostalgia delle cose perse,
un po' di sole, quasi certamente,
spazzerebbero via ogni tormento.
Squillano le trombe tra trilli di uccelli,
in un mondo impestato da mille clamori,
eco di campanacci sui colli delle mucche,
sui tetti il canto di piogge inesistenti
echi di metallo nei cassoni di ferraglie,
sbatte e rimbomba la lattina nel dispenser,
lentamente risuona un cancello arrugginito,
un asino raglia ad un treno che sferraglia
nella fucina un fabbro, tra bagliori e clangori,
ammalia col maglio tra incudine e martello
tintinnano le forbici nelle mani dei barbieri,
mettono paura nei cieli i bombardieri.