Endecasillabi in rime senza schema precostituito
Tutto iniziò su liceale scena
quando un brivido scosse la mia schiena
udendo, da chitarra accompagnato,
di Garcia Lorca “Quando morirò”
su disco di vinile registrato (*)
quando d’esser sepolto domandò
con la chitarra sua sotto l’arena.
Assai tenue di morte era il sentore
e dell’arena avevo idea bizzarra,
ma attratto da un poetico languore
decisi di acquistare una chitarra.
Così qual menestrello di me stesso
la tastiera decisi d’imparare
e d’altrui testi fui cantor dimesso,
ma difficil non era accarezzare
nei tempi che la sorte mi donò,
tempi austeri in cui poco era concesso,
anime amiche attorno ai miei falò
e attizzare recondito quel fuoco
d’amor che ancor sembrava arcano gioco,
che nel canto cercava seduzioni
e incontrava talor malinconia,
entrambe a dar univoche emozioni,
per poi dissolver tutto in allegria.
Era Faber al tempo il primattore
moderno cantastorie sognatore
romantico cantor dissacratore
protagonista del mio repertorio,
icona di stagion privilegiata
che formidabil fu laboratorio
d’allora detta “musica impegnata”.
Dalla chitarra poi mi distaccai
via via che gioventù fu superata,
poi preso d’altre cure la lasciai
nella mia nuova casa accantonata
in compagnia d’un vecchio mandolino
comprato in un rionale mercatino,
perché non si sentisse abbandonata,
ch’io non volevo più toccar sue corde
ch’oggi ancor il suonar dentro mi morde.
Anch’io la vorrei, già come il poeta
sotto l’arena mia, l’ultima meta,
silente testimone di quegli anni
quand’erano più fragili gli affanni,
arena ch’ora so cosa vuol dire,
ora che mi avvicino al mio “Dies irae”.
(*): Alcune interpretazioni musicate (1-2 minuti) sono ascoltabili su YouTube.
Commenti
Però è vero che ricordare quei tempi mi dà tanta nostalgia. Il livello tecnologico massimo, quando si andava in gita o a fare qualche scampagnata, in bicicletta o in scooter (chi lo aveva) era il "mangiadischi" a pila (seconda metà anni '60). Eppure, si stava tanto bene. E De André, quello spontaneo dei primi testi, ha rivoluzionato il nostro modo di sentire. Musica, testi e nostri atteggiamenti culturali e sociali, già prima del fatidico '68-'69.