Ora, che nessuno ci vede
portiamo a spasso gli occhi e
se i nostri oceani non si sono
rivelati altro che pozzanghere, almeno
possiamo dire che abbiamo circumnavigato l’equatore
- con due barchette, di carne soltanto nostra - .
I remi
sono i palmi scorticati, sotto le bufere
dove il mare morde chi non immerge i pensieri
come un cane rabbioso e geloso del nostro essere
che sfida la vita anche se a tratti arranca, e poi esplode
sulla superficie ruvida
di creste d’onde
- carta vetrata che gratta -
Il vento
oh… questo vento senza pace
è un urlo scatenato
che piega l’aria e le vele - parole -
che rivoltano i destini
e fanno ancora sorridere, soltanto per poco
ma è quanto basta perché l’apnea abbandoni i polmoni
non più malconci e torturati.
Lieve procede il gancio, attorcigliando
l’intestino ad ogni colpo di carena - adesso, come
ogni adesso gemebondo al rintocco delle vertebre - .
Schiocco muto la carezza, orgasmo di prue
inchiodate sui cavi e l’asse, giovane isola che
non soccombe, a correnti di vecchiaia...
Commenti
Un abbraccio Sasha
Una carica di sensazioni nei tuoi versi che scendono nel profondo dell'anima e la scuotono.
Carissimi saluti da Ibla.
La speranza, però... non vuole proprio morire :)
...
Sì JJ... ho visto ora le modifiche; beh... va meglio!
Ciao a tutti!!!