nelle insegne vittoriose
delle finestre di una chiesa
raccogli le ancore che
rantolano ai tuoi piedi
il suono delle campane
è l'unico che regna
tra le mattonelle rivestite
di un incesto metropolitano
i guardiani dell'arenile
sorvegliano i vivai
oggi ho dimenticato
i miei appunti
sono sull'orlo di
un'infelicità programmata
i cani corrono affamati
e mia sorella
mi abbandonerà
in una sera d'estate
guardati intorno,
oltre i petali di neve
nulla lascia l'azzurro
comprare cucchiai d'argento
coprirsi con logore sciarpe
eseguire prove
di velocità notturna
io, però, quando
tutto è così chiaro
non so più cosa dire.
delle finestre di una chiesa
raccogli le ancore che
rantolano ai tuoi piedi
il suono delle campane
è l'unico che regna
tra le mattonelle rivestite
di un incesto metropolitano
i guardiani dell'arenile
sorvegliano i vivai
oggi ho dimenticato
i miei appunti
sono sull'orlo di
un'infelicità programmata
i cani corrono affamati
e mia sorella
mi abbandonerà
in una sera d'estate
guardati intorno,
oltre i petali di neve
nulla lascia l'azzurro
comprare cucchiai d'argento
coprirsi con logore sciarpe
eseguire prove
di velocità notturna
io, però, quando
tutto è così chiaro
non so più cosa dire.
Commenti
Il punto è che cerchiamo sempre in grande e soprattutto in modo che sia condiviso da tutti mentre, in realtà, la felicità è nelle piccole cose, nel qui ed ora, non sempre comprensibile agli altri e, spesso, puttana.
Sono, ad esempio, queste immagini contrapposte nel tuo testo a dare un senso di infelicità e incomprensione, a manifestare questa tensione tra bellezza e desolazione. Cerchiamo di dare significato a qualcosa che significato tante volte non ha e la nostra fragilità ci fa ripiegare in luoghi di rifugio come le finestre di una chiesa (la religione può rappresentare un’ancora di salvezza per qualcuno).
Il suono delle campane potrebbe essere l’unica cosa che ci lega alla realtà e anche la meno ingannevole (mors certa est).
“…eseguire prove di velocità notturna io, però, quando tutto è così chiaro non so più cosa dire.” Questa parte mi piace molto.
Grazie di averla condivisa anche qui.
che sembra essere talmente impattante che forse si è legati ad un infelicità che forse sembra essere un qualcosa che in apparenza distingue e forse si distacca da questo logorio che si sente forte nei tuoi versi
E da ciò si vorrebbe sfuggire e non supplire però non e' legata soltanto allo stordimento del vivere
secondo me in quell' abbandono c'è qualcosa che riconduce alla chiusa di questa tua Poesia
l' ennesima in cui trovo tante affinità.
Un abbraccio Jean
Detto questo ho trovato molte belle immagini e fili conduttori che le uniscono: tra cui spiccano l'insofferenza, la disillusione, la sfida e... il casinismo cosmico.
Questo è quanto! Troppo striminzito? Sappi che nn ho voglia di fare in ca@@o!!! ciaoooooooooooo ooo