Cara amica, mi dici che ho "l’animo del poeta, quella sensibilità così rara che consente di tradurre in parole i sentimenti e le emozioni"
Spero che questa mia, dicendoti di me (come tu desideri), possa confermare le tue convinzioni e non deludere le tue aspettative.
Per puro caso, alcuni minuti fa, rovistando tra libri, oggetti vecchi e quant'altro, mi è capitato tra le mani un Compact Disc (I semafori rossi non sono Dio) di Gino Paoli, fra tutte in esso contenute, vi è una canzone (Il Manichino, meravigliosa poesia in musica) che ho vissuto profondamente… riascoltarla è stato come rivivere quei momenti che credevo avere dimenticato. Il brano ci racconta gli effetti di una solitudine senza fine, che giustifica i contorni della pazzia: quando l'amore e gli affetti vengono a mancare, quando il destino prende inesorabilmente a schiaffi le nostre speranze ed i nostri sogni, può rivelarsi sensibilmente sottile il confine che ci separa dalla follia. Avevo 19 anni, lavoravo e studiavo, il mio domicilio era "la casa dello studente" via Emilia Est a Modena. Per assurdo, mettendo il dito nella piaga, mi capitava di ascoltare spesso questa canzone ... non me la passavo bene in quel periodo: vivevo la solitudine in gran parte delle sue sfaccettature, un dolore indescrivibile... tormento allo stato puro, che mi prendeva e si insinuava nei cunicoli dell'anima. E nessuna via d'uscita, nessun pensiero positivo, nessuno disposto a salvarmi. Mi identificavo nel personaggio descritto nel brano di Paoli, amplificando così la mia sofferenza. E' passato tanto tempo da allora, nulla è rimasto, a parte qualche piccola cicatrice. Caparbiamente, ostinatamente, ho vinto (quasi) tutte le mie sfighe e le mie battaglie, mi sono curato di me stesso. Oggi, però, riascoltando questa canzone, mi ha invaso una grande tristezza… è ridicolo, lo so, un po' mi imbarazza questa lacrima che solca il mio viso. Sapessi che pena, ricordare quel ragazzo che ero, i suoi affanni, le sue inquietudini, le sue paure, la certezza di non essere fatto per questo mondo. Ti giuro, ora vorrei abbracciarlo quel ragazzo, e dirgli: -non avere paura, io ti proteggerò, io ti insegnerò a volare... - Un forte abbraccio Alec
Commenti
Non conosco il brano, ma lo ascolterò con calma.
Un caro saluto da Ibla.
Un grazie anche a Ioffa