Terzine di endecasillabi a rima incatenata.
Quanto vorrei potermi liquefare
per sgocciolare dentro il tuo bicchiere
e nel tuo corpo quindi penetrare
battermi com’audace cavaliere
schiudere un varco in ogni tuo tessuto
nel citosol diluirmi per avere
vista diretta d’ogni contenuto
dentro il tuo cuore, dentr’ogni neurone
della donzella cui mi son svenduto,
far del tuo corpo mia abitazione,
darti sostegno in tutti quegli istanti
siano di noia o di tribolazione
che ci saranno, spero non poi tanti,
viver da dentro la tua esistenza,
intimamente due collaboranti
dando un valore alla mia presenza,
senso compiuto per il mio star vivo.
Non che non abbia splendida valenza
muto osservarti con contemplativo
ratto estasiato goffo perso sguardo
ch’a te rivolgo ben dichiarativo
anche se tu non cogli quanto ardo:
contemplerei per ore quella bocca,
verdi vivaci gli occhi in cui m’attardo;
soffro vertigini, in petto rintocca
battito intenso innanzi a tue pupille
ch’esplorerò fin dove non si tocca
mentre il mio cuore correrà sui mille
vittima d’emozione troppo intensa
nello scoprire tra le tue faville
qualsiasi sogno cui tu sia propensa.
Scrivono labbra tue sorriso vivo,
dolce, ammaliante, sempre mi dispensa
forte erotismo, corroborativo.
Naso, capelli, gola, guance, orecchie
tutto di te da sempre io gradivo:
guardo le foto vecchie e più stravecchie,
l’ultime fatte proprio questo mese…
nella mia testa ronzan tante pecchie
fingonsi per la tua beltà sorprese.
Venere stessa reggere il confronto
non riuscirebbe, non con poche spese.
Poi la tua voce senz’alcun raffronto
che regga il passo, dolce melodia,
che parli o canti, subito son pronto
a goder colmo della sua armonia:
suon rilassante, soave, conturbante
l’anima accende della vita mia.
Il tuo respiro m’è corroborante.
Abili mani da lavoratrice
meticolose forti belle e sante
valide d’abile restauratrice
tanto con chiodi, trapani e martelli
o nel gestire forno e lavatrice
quanto su tela, colpi di pennelli,
creta deforme pronta da plasmare
originando forme e bei modelli
o quando fiori stai a coltivare
bene dosando tutto ciò che serve.
Posso passare tempo ad osservare
ogni tuo tratto mentre il cor mi ferve,
l’intimo tuo conoscere, esplorarti,
uzzoli vengon caldi a gran caterve
e tuttavia solo so sognarti
non riuscirò a farti mai capire
quel ch’ho da dirti… sempre tu m’incarti,
senza voler acume fai morire.
Ma non mi basta averti qui sognando:
troppo diverso quando sto a sentire
vera tua voce e non immaginando,
quando mi stai di fronte e non in testa,
quando l’essenza vera sto gustando
e non un’illusione manifesta;
superi troppo la mia fantasia
inadeguata, tanto che s’arresta
senza riuscir a pilotar la mia
inconcludente incasinata lingua.
Ad ogni modo, dolce amica mia,
anche s’il cuore mio non più distingua
cosa sia vero e cosa desiderio,
so che, finché la vita non s’estingua,
l’unico mio discorso molto serio
esser potrà quel semplice “io t’amo”,
ma mi parrebbe di dire un improperio
quindi sto zitto e dentro il cor ti bramo.
Gennaio 2023
Quanto vorrei potermi liquefare
per sgocciolare dentro il tuo bicchiere
e nel tuo corpo quindi penetrare
battermi com’audace cavaliere
schiudere un varco in ogni tuo tessuto
nel citosol diluirmi per avere
vista diretta d’ogni contenuto
dentro il tuo cuore, dentr’ogni neurone
della donzella cui mi son svenduto,
far del tuo corpo mia abitazione,
darti sostegno in tutti quegli istanti
siano di noia o di tribolazione
che ci saranno, spero non poi tanti,
viver da dentro la tua esistenza,
intimamente due collaboranti
dando un valore alla mia presenza,
senso compiuto per il mio star vivo.
Non che non abbia splendida valenza
muto osservarti con contemplativo
ratto estasiato goffo perso sguardo
ch’a te rivolgo ben dichiarativo
anche se tu non cogli quanto ardo:
contemplerei per ore quella bocca,
verdi vivaci gli occhi in cui m’attardo;
soffro vertigini, in petto rintocca
battito intenso innanzi a tue pupille
ch’esplorerò fin dove non si tocca
mentre il mio cuore correrà sui mille
vittima d’emozione troppo intensa
nello scoprire tra le tue faville
qualsiasi sogno cui tu sia propensa.
Scrivono labbra tue sorriso vivo,
dolce, ammaliante, sempre mi dispensa
forte erotismo, corroborativo.
Naso, capelli, gola, guance, orecchie
tutto di te da sempre io gradivo:
guardo le foto vecchie e più stravecchie,
l’ultime fatte proprio questo mese…
nella mia testa ronzan tante pecchie
fingonsi per la tua beltà sorprese.
Venere stessa reggere il confronto
non riuscirebbe, non con poche spese.
Poi la tua voce senz’alcun raffronto
che regga il passo, dolce melodia,
che parli o canti, subito son pronto
a goder colmo della sua armonia:
suon rilassante, soave, conturbante
l’anima accende della vita mia.
Il tuo respiro m’è corroborante.
Abili mani da lavoratrice
meticolose forti belle e sante
valide d’abile restauratrice
tanto con chiodi, trapani e martelli
o nel gestire forno e lavatrice
quanto su tela, colpi di pennelli,
creta deforme pronta da plasmare
originando forme e bei modelli
o quando fiori stai a coltivare
bene dosando tutto ciò che serve.
Posso passare tempo ad osservare
ogni tuo tratto mentre il cor mi ferve,
l’intimo tuo conoscere, esplorarti,
uzzoli vengon caldi a gran caterve
e tuttavia solo so sognarti
non riuscirò a farti mai capire
quel ch’ho da dirti… sempre tu m’incarti,
senza voler acume fai morire.
Ma non mi basta averti qui sognando:
troppo diverso quando sto a sentire
vera tua voce e non immaginando,
quando mi stai di fronte e non in testa,
quando l’essenza vera sto gustando
e non un’illusione manifesta;
superi troppo la mia fantasia
inadeguata, tanto che s’arresta
senza riuscir a pilotar la mia
inconcludente incasinata lingua.
Ad ogni modo, dolce amica mia,
anche s’il cuore mio non più distingua
cosa sia vero e cosa desiderio,
so che, finché la vita non s’estingua,
l’unico mio discorso molto serio
esser potrà quel semplice “io t’amo”,
ma mi parrebbe di dire un improperio
quindi sto zitto e dentro il cor ti bramo.
Gennaio 2023