E mi avanzi
in questo bacio infinito,
tu che sei diagonale di giugno
e spigolo di mare,
luce d’un granaio di sguardi
e nevicata lunare.
Il tempo trema all’orizzonte
sui miei silenzi di stelle
ed un concerto di battiti
morde la nostalgia del tuo eco
come petali d’un violino
colorati d’inverno:
siamo giorni spenti
sul palcoscenico dei nostri perché.
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