Tempi frenetici,
la vita che incalza,
lenta incede la lumaca,
lenta riflette la mente
le stelle nel cielo stanno a guardare,
osservo le nuvole, il cielo a pecorelle,
lenta cade una foglia dentro al libro,
lente letture appassionano il poeta
non c’è piu’ il tempo
ci manca il tempo,
tutto va in fretta
ansia maledetta
incanta l’ascolto di un canto in cantina,
lentamente il vino scorre nel bicchiere,
lentamente al crepuscolo nasce la luna,
lentamente batte il cuore nel tempo.
Domenica mattina
alzando gli occhi al cielo
sorrido sotto al velo
dell'aria ballerina.
C'è chi poltrisce a letto
chi gioca col suo gatto
c'è chi diventa matto
col sogno nel cassetto.
Da una finestra vedo
lo sguardo di una mamma:
d'amor negli occhi fiamma.
Un pollo su uno spiedo.
Un uomo che passeggia
la mano sul guinzaglio
col suo pensier bagaglio
su schiena mentre albeggia.
Domenica mattina
il cuore ferma il tempo
un lampo nel frattempo
irrompe come mina.
Sarà poi lunedì
la vita non aspetta
nel fosso o sulla vetta
non stare fermo lì.
Da strade colorate
vien di ragù profumo
sapore che riesumo
d'infanzia e di risate.
Domenica è famiglia
con animo leggero
oppur è da straniero
vagar per mille miglia.
Domenica mattina
ricerco un po' me stessa
la solita scommessa.
Di rosa resta spina.
da tempo il paese africano hai abbandonato.
Posto fisso
dinanzi a un Campo consacrato.
Sfidi ardito i rigori dell'inverno;
tormenti a forza
la coscienza degli abbienti.
Il fratello Mohamed
benedice con fervore
i cuori generosi dei giusti.
Animo semplice e lindo;
destinato alla vita eterna
sempre beato
Illanguidisce questa vita mia
in profondo smarrimento,
non più traccia di gioia nel lamento
lungo un ostico sentiero
senza contezza aver di dove sia
tra i meandri del pensiero
la stella da seguire nella notte,
mentre il mondo sen va per le sue rotte
in un mare di sangue d’innocenti
ove far guerre tribali,
latitanti i tribunali,
senza voce i poeti dei perdenti
senz’ascolto la voce dei credenti.
Patetici i maestri del pensiero
che rifletton sull’uomo e il suo mistero:
Certo è stata creazione.
No davver, fu evoluzione.
Chi iniziò tal magistero?
C’è chi afferma, chi nega, chi rinnega,
e intanto il mondo in mar di fuoco annega,
chi crede al Santo Padre, chi a un guerriero
chi dice “chissenefrega”.
Eppur c’è una questione ineludibile
ch’è pur quella irrisolvibile:
c’è un progetto divino in tutto questo?
Ci sarà premio o condanna?
Davver da un dio ci fu dettato un testo?
Davver fu consegnato a chi si scanna?
D’amore o degli eserciti è quel Dio
cui ben tre religioni pagan fio?
O fu solo inventato dagli umani
a scopi di potere o di pietà?
Leviamo pure al ciel le nostre mani
ma a credere in un Dio sono restio,
disperante è la realtà
ove sol vedo dèi degli uragani,
senza speme è quel desio,
creammo un dio sperando un aldilà
ove un ciel aver domani
ché l’oggi della terra è dei caimani.
Invecchiato e solingo in questa stanza
lontano me ne sto, apò-stasìa,
non ho fede né speranza,
carità fu mia sola liturgia,
una lunga umana militanza
ed or sol mi rifugio in poesia.
Se di ascolto fai tuo diritto,
prima pensa a sentir parole
che il vicino rivolge fitto
al tuo udito, tra vento e sole.
Se colore vuoi sul tuo viso
d'emozioni e dolci sapori,
prepara zucchero e sorriso
da donare senza timori.
Se chiedi affetto e vera pace,
certo potresti aprire il cuore,
dare coraggio, esser audace,
fare dal ciel piovere amore.
Forse per vita è soluzione:
"Se un bisogno dono si fa,
chi lo riceve eco farà!"
Mordicchio sogni a colazione.
Superficie
Un pozzo di realtà
Sentirsi
Balbettanti consapevolezze
Rotolanti finzioni
Si rincorrono come calciatori
Partite fintamente vinte
Campionati persi
Personalità acerbe
Sgretolate
Perse
Cosa è che si vince e cosa è che si perde?
Frammentati frame
Ricordi
E per cosa?
Imparare a vivere ed a pensarci con sentimento
nello scorrer silente della sabbia,
angusta dimensione del suo spazio,
clessidra che in ampolle due l’ingabbia.
Nascosta tra le pieghe del linguaggio,
segreto in reticenza custodito
e simbolo d’un’anima in ostaggio
e ossimoro qual infimo infinito,
clessidra col suo tempo rappresenta
un invito a goder l’avaro istante
che la caducità nostra rammenta:
l’Essere è, il Tempo è lestofante.
M’è difficile vivere il momento
suprema dell’istante apoteosi,
ché l’esser ha nel tempo quel tormento
di poeti e filosofi in simbiosi.
Chimera è trasformare il tempo in sogno
e il dì carpir, toccata e fuga lieve,
o in lirico affrancarmi dal bisogno
di questa dimension che incombe greve.
Recondito mi fingo quel desio,
viver l’Essere in autenticità.
Ma naufraga nel Tempo l’esser mio
e in Esistenza approda a verità. (*)





