...E voglio ascoltare il silenzio,
adesso ha abbassato la voce.
lo scricchiolio delle parole si sentono
nel sottofondo del urlare dei sentimenti,
ma troppo' tardi, troppo veloce passa questo,
questo negar delle loro voci.
Il silenzio prova a rinascere come una coperta
che copre un attimo il gelar degli urli, le calma,
le scalda, ma a breve ritornano
finche' il loro mondo non sara' a pieno considerato
insieme ai soffocati sentimenti anche essi dal silenzio.
Non più dovuto bensì ricercato,
con un occhio di riguardo cieco,
estinto nella fretta dei tempi,
evaporato tra le mani dell’uomo
la dignità dispersa in mille rivoli,
ingiurie scagliate nello spazio,
offese lanciate a perdifiato,
indifeso l’uomo senza fiato
nei campi il silenzio della notte
rispetta la luce della luna,
nelle tenebre il suono di una stella
rispetta un uomo che balbetta.
ignari passeggeri a me d’attorno
qualcun sale, qualcuno fa ritorno
ognun di vita va per le sue rotte.
Li vedo in carne e ossa ma i lor volti
non lascian trasparire i lor pensieri,
gioie, dolor e i loro desideri,
e i silenzi diffidan pur gli ascolti.
Questi ultimi versi mentre viaggio
sto per postar sul sito mio virtuale
cercando consonanza spirituale
d’anima ignuda mia, del mio linguaggio,
ad ignoti avatar mando il messaggio
ma di chi mi sta attorno non mi cale.
E’ metafora in ver, vien dalla mente
ché il cuore, benché evochi l’amore,
è sol pompa che va ritmicamente.
La mente è psiche, fonte d’emozione,
e pur se dà dimora ai sentimenti,
non esclude un appello alla ragione
senza cui poësia vive di stenti.
Un dì fu scritto il “De rerum natura” (*)
poema didascalico latino,
quindi dico “non è l’uva matura” (**)
alle volpi che alzando un lor ditino
ritengano spocchioso il poëtare
su legittime ipotesi scientifiche
che crëazione voglian confutare
mediante descrizioni immaginifiche
tradotte in versi, ch’abbiano sfiorato
una questione antica quanto l’uomo,
punto crucial: Essente oppur Creato?
Un tema che richiederebbe un tomo
senza giunger poter a soluzione.
E della vita analogo mistero:
abiogenesi e quindi evoluzione
o tutto per divino magistero?
Di appassionare tutti non mi aspetto
né ch'esser possa “poetico” inteso
quel profondo sentir dell’intelletto
di fronte al grande enigma a noi sotteso.
(*) Tito Lucrezio Caro, primo secolo a.C., poeta e filosofo epicureo.
(**) La volpe e l’uva, celebre favola di Fedro “…vulpes… uvam appetebat...quam tangere non potuit, descendens ait: ”Nondum matura est, nolo acerbam sumere".
In navigazione tra docili bufale,
inondato da ingannevoli fake,
al largo di un personal web
allargo la rete con un social net
la realtà sempre più distorta,
piattaforme dolci fette di torta,
post virali e simulazioni virtuali,
ali per volare ali per cadere
la guida sicura senza mani,
nel frigo la lista per la spesa,
spera l'uomo nell'intelligenza artificiale,
spira l'umano nell'artificiale intelligenza.
Tre colpi forti
il terzo più del primo
e fu un fatto transitorio
dove il mai è assente
e niente è infinito.
.
Da quale costellazione arrivo
o da quale pozzanghera fangosa
assumo la mia unica forma
ammesso che siano forme
queste elettriche fattezze
.
Mi piace
che non sia stato veloce
l’andare da allora a qui
fingendo una crescita
e un sollevarsi.
.
Il tornare non mi interessa
e non saprei come fare
a sistemare tutte le ombre
che coprono il sole
continuando a giudicarmi
al passato.
disegna i confini
baciando il cielo
con la sua maestosità
Il mare
accoglie desideri sepolti
nei segreti
di chi è scappato
Il gabbiano
in cerca di orizzonti
traccia archi
di libertà infinita
L'uomo cammina
ma come aquila in volo
abbraccia la vita
con tutti i suoi colori
e ne vogliamo risalir le chine
cercando di evitare la demenza,
qual Essere fu all’ultimo confine
che progettò quel fuoco ch’è la vita?
Pensar che non-materia dia materia
mi pare sia l’ipotesi più ardita,
tal da apparir persino poco seria
come il pensare che un pensiero crei
un oggetto col solo desiderio
o lo possan crear eterei Dei
secondo imperscrutabile criterio.
S’io devo immaginare spirituale
un Esser che materia un dì creò
scorciatoia mi par più naturale
dir che materia tal sempre restò.
E se ammettiam l’eternità dell’Essere
senza fine e in ispecie senza inizio,
ecco allor che collimano le tessere
e la logica schiva il precipizio:
probabilità prossime allo zero
d’un evento casual, nell’infinito
diventeranno altissime davvero
sia pure in tempo e luogo indefinito,
purché vi sian adatte condizioni
di fisica di chimica e lor leggi
ove eterne infinite dimensioni
di plausibiltà sciolgon gli ormeggi.
Di quelle condizioni il raro frutto
ch’è vita in qualche quando in qualche dove
in qualche infinitesimo del Tutto
capiterà e la Terra è tra le prove.
Parmenide diè vero gran messaggio,
in un tempo che appar oggi lontano:
l’Essere è. In sé di sé retaggio,
cos’Esso sia è il solo vero arcano.
Nascita e morte creano un pregiudizio,
ma se d’eterno illuderci possiamo
difficile è pensare un senza-inizio.
Così a cercar l’inizio brancoliamo,
più facile pensar crëator Dio
di nostra immagin fatto a somiglianza
d’eterno a soddisfar nostro disio.
Difficile è pensar che la sostanza
che materia chiamiam, sempre sia stata.
Sed stat ipsa in stagioni siderali,
implosa esplosa espansa collassata
ove eventi improbabili e casuali,
ma con di libertà gradi infiniti,
diventan prima o poi necessità:
elementi a formar metaboliti,
procarioti a formar l’umanità.
Di dar vita fu intrinseco il progetto
dell’Esser dopo l’ultima esplosione.
Di vita l’Esser stesso è l’architetto,
solo questo a me dice la ragione.
Scampoli di colori la sera
evaporano tenui nella notte,
scampa nell’aria una nota
campane a festa nei campi
scampoli di tempo variopinti,
scampagnate in compagnia,
scompare la neve a fiocchi,
al sole non c’è via di scampo
un soffio di vento al tramonto
scompiglia i ricci sul castagno
a Scampia rondini in volo,
ultimi scampoli di libertà.
A volte è solo un pensiero,
un umore, un freddo da dentro
un silenzio insistito che chiama
e mi vuole, mi sveglia di notte.
.
Come non piovesse da anni
sembra sempre una lacrima nuova
una goccia di troppo che insegue,
mi bagna dove non so ripararmi.
.
Non è mai soltanto pioggia
è vento intriso di sale e di ombre
la ripetizione di abitudini mai sconfitte
lungo una strada imboccata troppo presto.
.
Ho poca simpatia per la verità
ma forse tutta la mia fottuta intelligenza
può concludere che quando piove
il tempo aumenta il suo peso.
Fra ceneri nascoste di mille proposte
si assestano le crollate toste parole
non corrisposte.
Menzogne scontate da verita' annebbiate
festeggiano allegre, sorridendo per ore,
pensano che tanto la verita' morira'
senza nessuna credibilita' anche dal suo stesso maestro creatore.
Cullato dallo sferragliare di un treno a vapore
osservo attento lo scorrere di scenari naturali
colori di paesaggi di passaggio
avvolto in un ciuffo di emozioni
il ciuf ciuf mi riporta l'armonia
panta rei
travolto da onde impetuose
imprigionato in una rete evanescente
circondato da un infinito divenire
sempre uguale e sempre diverso
il tempo scorre e il tempo corre
panta rei
sempre connesso a un illusione
on line immagini possibili
un futuro in perenne divenire
da crisalide a farfalla
volo leggero in un cielo infinito.
si innalza un albero
Le sue fronde
abbracciano il cielo
sui rami
telati d'argento
ogni luce tremola
scintille di stelle
in un respiro magico
colmo di prodigio
Si narra
che le notti di Natale
si stringono
attorno a questo albero
i sogni di bimbi
come frutti maturi
e l'amore come linfa
scorre dentro alle radici
in un manto di rispetto
L'albero di Natale
sereno e fatato
l'albero immortale
simbolo eterno
un faro di speranza
in un eco infinito
A caso un istante, zigote compiuto,
dell’io in potenza universo infinito.
Se un attimo prima o un dopo indefinito
fosse all’ovocita altr’incontro accaduto
tra i cento milion possibili in egresso
di spermatozoi di quello stesso amplesso,
un gemello spurio mio sarebbe nato,
maschio o femmina, ma non quell’io stesso
che un po’ diverso ma ancora in mio possesso
in universo ancor mio sento calato.
Sarebbe altro io con altro firmamento,
perché d’altra identità il concepimento.
Altr’uomo o donna sarebbe dall’attuale,
né dire si può che “io” sarei un altro,
perché qui al posto mio sarebbe talaltro.
Non c’è un animuccia soprannaturale
in attesa d’incarnarsi in nuova vita,
nostr’anima non era in ciel custodita.
L’anima è soltanto psichica funzione,
neurobiochimica o biofisica in dote
già in quella cellula diploide zigote,
totipotente del soma produzione
grazie a un codice che ha nome dienneà (*)
garanzia di personale identità.
Codice irripetibile, generante,
dal quale l’individuo prende l’avvio
e molto dopo vien coscienza d’un Io,
che col mondo rëagisce autoplasmante.
Che altro avrei “Io” fatto, fossi nato
altr’uomo altra donna, altrove, nel passato?
Sono ipotesi amene, scherzo balzano,
che però esprimono caparbia illusione
che il nostro io potesse aver altra opzione,
che quest’io ci fosse già e di sé sovrano,
ma non c’è io che fuor dal caso sia nato
genotipo in fenotipo trasformato.
Ed eccoci fenomeni contingenti
che abbiamo sorte finale definita
consegnati ai sortilegi della vita,
incontri, relazioni ed accadimenti
dopo aver tanti altrui destini incrociato
ciascuno a sua volta dal caso segnato.
Solo il codice è progetto e pur destino,
spesso poi smentito dalle contingenze
di miserabili o grandiose occorrenze,
ché val più il caso che un feticcio divino,
ché un fremito d’ali può mutar la sorte,
salvare una vita o comminar la morte.
Del tanto che sarà l’umana vicenda
sarà quasi tutto nell’oblio disperso
poco il tracciabile ma tanto il sommerso,
pochissimi saranno storia o leggenda,
tutti comunque tessuto connettivo
di un’umanità come organismo vivo.
(*) lettura trisillaba di DNA (DeoxyriboNucleic Acid)
Per facilitare la comprensione inserisco un’annotazione di genetica (e, non essendo un genetista, chiedo venia se dovessi aver sbagliato qualcosa o essere risultato poco chiaro).
Un’eiaculazione normospermica contiene da 20 a 200 milioni di spermatozoi, semplifichiamo in 100 milioni, ciascuno dei quali con un proprio corredo genetico aploide (una sola copia di ciascun cromosoma, tra cui X o Y del cromosoma 23, determinante il genere femminile. o maschile del nascituro). Un solo spermatozoo dei 100 milioni feconderà un solo ovocita, pure aploide, cromosoma 23 sempre X, formando così uno zigote diploide (ovocita fecondato).
Due ipotetici zigoti formatisi dalla fecondazione dello stesso ipotetico ovocita da parte di due spermatozoi dello stesso padre, avrebbero in comune il 75% del loro DNA (più che tra due gemelli eterozigoti, meno che tra due gemelli monozigoti). Quanto basta per dire che, se “quella volta” (nostro concepimento) a fecondare l’ovocita di nostra madre fosse stato un altro qualsiasi spermatozoo di nostro padre, si sarebbe sviluppata un’identità genetica simile ma diversa dalla nostra attuale, quindi un’altra persona, col 50% di probabilità ch’essa fosse di genere diverso dal nostro).
Tutto questo sembra ovvio e naturale, ma la casualità della nostra identità (casualità intrinseca alla fecondazione, ma dipendente anche da tutto ciò che l'ha circostanziata) ha per me, filosoficamente, un che di angosciante, desolante e di ineludibilmente materialistico. A meno che con si creda, atto legittimo ma puramente fideistico, all’esistenza di un’anima immateriale.
In tal caso mi (vi) chiedo dove, quando e come l’anima si collocherebbe, nello sviluppo embriogenetico. Faccio notare che il concetto di “anima” è estraneo alla tradizione giudaica e cristiana delle origini, che credeva nella resurrezione dei morti, come risulta tuttora nel Credo, testo fondativo definito dal concilio di Nicea (325 d.C.). Il concetto di anima risale a Platone, è stato poi sviluppato dal neoplatonismo, quindi adottato da Agostino d'Ippona (Sant’Agostino) nato ”solo” nel 354 d.C.. Anche l’anima è definita geneticamente? O sussiste a priori?
Qualcuno penserà che è come se disquisissi del sesso degli angeli (si fa per dire, qui il tema ha valenza scientifica), ma io intravedo una questione filosofica e religiosa d’importanza cruciale.