che attraversano la steppa
e sette le direzioni della valle
il sole asciuga la terra,
in modo indescrivibile
- un arcobaleno è la terra
ed il sole che la rischiara -
nei contadini fermi al campo
Sei nuova stagione e fior
che ameno cangi e color
il mondo di sospiro e amor
Non c'è altro nella gioia
il lento crescer arboreo
il giovanile fuoco scultoreo
e tutto intorno amor
che nella terra umida
e uggiose giornate
la pioggia come miele la terra
la colazione amena impasta
e lascia ai soavi boccioli
il fresco geranio a colorar rosso
e le rose bianche son pennellate
non è altro il mondo
ma uomo che guarda
speranza e fior
un infante che impara
colore e amor.
E’ ancora fredda l’acqua
che con le onde a riva come
lui porta con sé cose lontane.
“Ho chiuso gli occhi fino a farli
quasi sparire… e gli scogli tra le
pinne mi fanno sentire il rumore
dei flutti, e li ho uditi ridere.
E in bocca il buio da respirare”.
C’è scritto sul biglietto nella bottiglia.
“Rivedo nella testa i riflessi delle barche
sull’acqua, e ovattato ti sentirò arrivare”.
Una mormora si lascia andare a un balzo.
L’uomo scalzo fa ritorno a casa.
“Al pescatore che mi verrà a cercare…”.
Nel biglietto chiuso dentro la bottiglia.
Nell'indecoroso atto'l beccheggiar,
Che le risorse stavan a essicàr.
Ingordigia la tolse dal pollaio.
No lo vide 'l ladro del vaso l'aio
Si stette lì al tubo boccheggiar,
Che 'l morso di fam' non si fa notar.
Negligenza a la prole tolse un paio.
I peccati criminosi trascurano
Dando il fio ad altrui pella lor colpa
Chè non prendono'l fatto dalla polpa.
Ma pelle forti le lezioni imparano
Se nonché d'uno rotoli la testa,
Gira li oculi e col piè la calpesta.
in me ancora dimora
si fascina
con dimenticate superstizioni,
viene strappato al buio,
dentro ai tumuli,
celebri di sacrifici,
ammaliato da colori
e profumi nuovi,
meli in fiore,
radicati su terre verdeggianti,
spinto dalle eteree mani
dei suoi abitanti.
Il tempo è reciso
nei reami dell'oltre,
ove agli schiavi
è impedito entrarvi."
Quel sogno di cui narrai
non si ripresentò.
E un po’ me ne dolgo.
Il tredicesimo giorno
di Gennaio tuttavia,
da una fotografia colgo
lei come marza, con la
delicatezza
che si deve a un nesto
con l’auspicio che attecchisca.
Di spalle a un contesto niveo.
Una borsa eburnea su di un giacchetto
scuro: Dio, non c’è essere nel creato
che da quello sguardo non s’arricchisca.
E sullo sfondo
del Cristo Redentore
di Maratea,
tra i bellissimi capelli scuri
occhiali acri.
Su di una lunga e fiera scalea.
Se alzo lo sguardo, appena fuori
dall’immagine fotosensibile
posso vedere un aquilone.
In quel suo sguardo sensibile
posso però anche vedere i cercini delle
cicatrici che hanno generato un pollone.
Ninfa mi apparve in sogno.
Fanciulla d’animo, ma virago
in cuor suo e nell'aspetto.
Di spalle a nivea statua.
Un tascapane eburneo
sulla pelle scura del tiglioso,
coriaceo suo corsaletto.
E sullo sfondo di una
mulattiera, tra i bellissimi
capelli scuri lungo il viso fiero
un atro cerchietto.
Disse di non scordare
agoraio e scarsella,
e mi chiamò Aquilone.
Il sogno mi lasciò dell’agretto.
Non comprendo, non sono altro
che un artiere degli aquiloni e un
rimatore, nella foggia e nel petto.
Prima che la prossima ora rintocchi
intendo farmi trovare pronto per partire:
recluterò quante più matite, ciascheduna
ben temperata, così da non avere intoppi.
Come ogni viandante della mia specie,
indossate le ciantelle e calzata
la veste da camera, saprò cercarti
fra i miei righi seguendo le bricie.
Giorni addietro mi fece visita Rovaio,
che dopo essersi preso premura
di scarmigliarmi la foggia di barba con
le vesti trite per aver i servigi dell’agoraio,
mi instillò l’idea peregrina ma spontanea
di andar ramingo, sospeso ad uno dei mie
aquiloni, tra quei pochi anelati fotogrammi.
Pellegrinaggio il mio nella tua istantanea.
Si narra che fluisse come acqua,
di cuore puro e neutra anima.
Fino a che per mano delle naiadi
Acredine e Basica cadde vittima
della stizza della dea Marica,
gelosa dell’amore di Aquilone per lei.
Invocò su loro un orripilante anatema:
confinò Ninfa nella torre degli Alisei,
e legò Aquilone a un filo di voce.
Se Ninfa fosse riuscita mai a fuggire
con qualche astutezza,
entrando in contatto con l’aria
e confondendosi con essa
avrebbe perso di purezza.
Si dice che sulle sponde del Treja
nelle giornate di solleone, quando
il cielo sereno fin giù nel sottobosco
rende azzurra ogni pervinca colando
su tappeti di anemoni,
tra i non ti scordar di me
che bordano le andane strette
girandoli una fanciulla; si dice anche
si odano i di lei bisbigli salire ai filari
tra le felci dall’aprile del 1967.
Vossignoria Francesco Fabrizio Claudio
Come tutte le fole anche questa
nasce davanti al camino,
al crepitio delle caldarroste
sul fuoco e un bicchiere di vino.
In un salotto improbabile signore
garbate dinanzi a quel carrozzone,
con voi gentiluomini, commentano
la rassegna sanremese della canzone.
Alla disamina di un testo aleggia
sui presenti, tra il comun brusio,
l’osservazione di un baccelliere che
sovrasta del focolare lo scoppiettio.
Chi di attizzatoio ferisce, di tizzone patisce
Da un angolo in ombra con il leppo
di pipa perviene una voce arrochita:
“Mi conceda un preambolo: ho sentito
la necessità indifferibile di aria pulita
schiudendo le imposte, dinanzi a tanta
boria che sanerò con salaci intercalari.
Proprio in questo loco leggiamo sempre
più spesso opere, e relativi gaudi pareri,
con le quali mi insegnate che la poesia
è come musica; dev’essere interpretabile
e stimolar sensazioni, emozioni, ricordi
attraverso le parole: esegesi opinabile.
Kit Carson
Postillate che la poesia è libera, esprime
un pensiero e non ha confini delimitati.
È nell’aria, dentro e intorno a ognuno.
E, perbacco, senza che siano obbligati
i righi in un certo ordine, senza irretire
tutto ciò in uno schema predefinito.
Perdiana, ho un Chianti da aprire e non
sento Diana da un po’: penserà sia obito!
Mi scuserete la digressione… ma, per la
barba di Giosafatte, perché tenere il dito
puntato a priori se non son insigni matusa
a estrinsecare asserzioni su un fatto ignito?

Ciao, bel micetto, sono un elfo mi presento, il mio nome è Sbirulina porto tanta allegria e simpatia , sarò la tua compagna di giochi.
Il gattino meravigliato da Sbirulina rimase conquistato , non si sente più solo corre e gioca, è sempre sereno con quell' elfo pieno di simpatia.
La loro amicizia è consolidata portano solo sogni e magia il pianeta si riempie solo di pace ed armonia.
È solo fantasia , forse una lieta novella, intanto il gatto e Sbirulina mi hanno fatto compagnia non è realtà ma un episodio raccontato con tanta dolcezza , un pizzico di tenerezza
disse il mago alla strega
Allora la strega tanto gentile
la sua lingua al mago fece sentire
Oh quale emozione mi date!
Prego continuate
Caro mago strega sono
se volete che io vada a continuare
tutto il vostro amore mi dovete dare
Sono mago non dimenticare
e un sortilegio posso fare
Allora il mago sbagliò e
in meravigliosa fanciulla
la strega trasformò
Adesso che bella sono diventata
non ho più bisogno di questa pagliacciata
La strega dal mago non tornò
e l’amore invano
per tutta la vita cercò.