Allora, dopo tutte quelle cose,
un grosso boh uscì dal suo silenzio
mistico
e si pronunciò alle labbra
Niente carne dolce oggi,
gridò, è un gran giorno
Così salpò dalla terra di “lo”
inseguendo la visione di uno
dal giusto occhialetto
A fondo i Crociani e l'ermetismo
Separare da me certe parole
questo serve,
come i tuorli dagli albumi
Bene, indossò guanti affilati
ma tutto ciò che gli riuscì
fu un agglutinamento di elementi e addio
"Si chef!".
Ella cammina nella sua bellezza
qual notte in tersi cieli e firmamento,
e tutto il meglio in buio e brillantezza
di lei s’incontra in occhi e portamento,
sì addolcito in tal molle lucentezza
qual nega il cielo al giorno più opulento.
Un’ombra in più e di luce in men un raggio
dimezzato la grazia avean silente
che in corvin treccia d’onda dà miraggio
il volto le rischiara lievemente;
ove pensieri son dolce linguaggio,
pura e cara dimora della mente.
E sopra quelle guance e quella fronte,
così soffici, calme ma eloquenti,
sorrisi e tinte fanno ardenti impronte,
ma in bontà giorni narrano fluenti,
una mente a ciascun di pace fonte,
un cuor i cui amor sono innocenti.
TESTO ORIGINALE INGLESE:
She walks in beauty, Lord Byron
She walks in beauty, like the night
Of cloudless climes and starry skies;
And all that’s best of dark and bright
Meet in her aspect and her eyes;
Thus mellowed to that tender light
Which heaven to gaudy day denies.
One shade the more, one ray the less,
Had half impaired the nameless grace
Which waves in every raven tress,
Or softly lightens o’er her face;
Where thoughts serenely sweet express,
How pure, how dear their dwelling-place.
And on that cheek, and o’er that brow,
So soft, so calm, yet eloquent,
The smiles that win, the tints that glow,
But tell of days in goodness spent,
A mind at peace with all below,
A heart whose love is innocent!
Testo prodotto dal Traduttore Google
(Cammina nella sua bellezza)
Cammina in bellezza, come la notte
di climi senza nuvole e cieli stellati;
e tutto ciò che di meglio c'è nell'oscurità e nella luce
si incontra nel suo aspetto e nei suoi occhi;
così addolcita da quella tenera luce
che il cielo nega al giorno sfarzoso.
Un'ombra in più, un raggio in meno,
avevano in parte sminuito la grazia indescrivibile
che ondeggia in ogni chioma corvina,
o dolcemente illumina il suo volto;
dove pensieri serenamente dolci esprimono
quanto è pura, quanto è cara la loro dimora.
E su quella guancia, e su quella fronte,
così dolci, così calmi, eppure eloquenti,
i sorrisi che conquistano, le tinte che ardono,
ma raccontano di giorni trascorsi nel bene,
una mente in pace con tutto ciò che è al di sotto,
un cuore il cui amore è innocente!
È l’ora in cui si può sentir l’assolo,
tra i rami nota acuta d’usignolo;
è l’ora in cui d’amanti le promesse
sembrano dolci parole sommesse,
e lievi brezze ed acque confinarie
fan musica ad orecchie solitarie.
Ogni fior di rugiada s’è imperlato,
e stelle il firmamento han trapuntato,
e sempre più di blu l’onda è dipinta,
e della foglia è più marron la tinta,
e su in eccelso ciel quel chiaroscuro
sofficemente oscuramente puro,
mentre declina il giorno a notte bruna,
il spegne crepuscolo sotto la luna.
IT IS THE HOUR (testo originale di Byron)
It is the hour when from the boughs
The nightingale’s high note is heard;
It is the hour – when lover’s vows
Seem sweet in every whisper’d word;
And gentle winds and waters near,
Make music to the lonely ear.
Each flower the dews have lightly wet,
And in the sky the stars are met,
And on the wave is deeper blue,
And on the leaf a browner hue,
And in the Heaven that clear obscure
So softly dark, and darkly pure,
That follows the decline of day
As twilight melts beneath the moon away.
TRADUZIONE recentemente comparsa su un noto sito letterario
È l’ora in cui s’ode tra i rami
la nota acuta dell’usignolo;
è l’ora in cui i voti degli amanti
sembrano dolci in ogni parola sussurrata
e i venti miti e le acque vicine
sono musica all’orecchio solitario.
Lieve rugiada ha bagnato ogni fiore,
e in cielo sono spuntate le stelle
e c’è sull’onda un azzurro più profondo
e nei cieli quella tenebra chiara,
dolcemente oscura e oscuramente pura,
che segue al declino del giorno mentre
sotto la luna il crepuscolo si perde.
TRADUTTORE GOOGLE
È l'ora in cui dai rami si ode
l'acuto canto dell'usignolo;
è l'ora in cui i voti degli amanti
sembrano dolci in ogni parola sussurrata;
e venti gentili e acque vicine,
fanno musica all'orecchio solitario.
Ogni fiore è stato leggermente bagnato dalla rugiada,
e nel cielo si incontrano le stelle,
e sull'onda c'è un blu più profondo,
e sulla foglia una tonalità più scura,
e nel cielo quella chiara oscurità
così dolcemente scura, e oscuramente pura,
che segue il declino del giorno
come il crepuscolo che si dissolve sotto la luna.
Aspetta! Perché vai via così presto?
Non so più come dirti che ci manchi,
quando non sei qui con noi e ti detesto,
i miei occhi, di cercarti, son stanchi.
Aspetta! Non è molto ciò ch’ò chiesto,
versi come questi giran in branchi,
eppure non hanno un buon pretesto,
per farti restare com’ho richiesto.
Tu che sei il Senso, vai di fretta,
ti perdi fra le vie di tanta vita.
Amico che sei dove si prospetta…
Viaggi sempre lontano dalla stretta
dimora che in queste strofe ti invita,
trovarti è sempre una disdetta!
(I tuoi occhi)"
Con le dita
I tuoi capelli, la pelle
Ma infinita
I tuoi occhi, piccoli occhi
Con cui mi scardini, mi annulli
Mi infondi
Piccoli schiocchi di saliva dalla bocca
Negli oceani profondi
E con gioia urlo "vedo! vedo!...
Presumere
il sentir giusto
le parole dette verbo
ed il gusto
al dispensar melodiche asserzioni
per arrecar conforto...
quando,
umana è la grazia dell'errore,
consola il fatto, di avere la speranza
che almeno in parte ci crediamo...
essenza
che a nulla valgono le orecchie
senza padiglioni, a recepire
ed i sorrisi vestiti a festa per confondere
o inorridire
o ad essere il migliore
al cospetto della parte di facciata posta a recitare...
chi mai può dire d'esser nel giusto
arrogarsi vanti o intercessioni
sapendo in fondo di valere
quel poco che c'è dentro...
a te mio tremulo simile, rivolgo
il mio pensiero, una parola che ti possa
far felice almeno un poco, in questo
tenero risvolto ch'è la vita.
Doverti amare amando parte
Inconscia-mente osare l'arte
versando riga...
come da grano nasce spiga
il germogliar mi si addica
il suscitar l'incanto, che io prediliga
dovendo ordire cara amica
di parola e senso in più m'intriga
la risulta che già posano come ortica
le pungenti spore di paprica
giungeranno assai, è storia antica
tra mente e cuore e non si dica
ch'è tempo perso, senza far fatica
l'abbracciarti ed ornarti, purché non sia finita!
Poesia scritta il 05/06/2009 e riveduta ggi 15/01/2022
I rintocchi angelici e discreti delle campane si mescolano al vino frizzante, dorato, lungo una striscia colpita dal sole, che sa di verde e di pastura, erba mangiata e masticata un tempo da splendide vacche dall'occhio placido e profondo.
Le ultime rondini sfrecciano nel cielo, gaie messaggere del domani.
Un cagnòlo latra.
Prepariamo una calda zuppa fumante di terra.
Porta con sé
Un qualsiasi momento
Uno due tre
Come vedo il tempo
Faccio da me
Sento il forte vento
E dire chi è
Il disegno che va a stento
E non mi chiedo perché
La mia storia è un umile vanto
Da portare sempre con me.
Bene, tutto il Mondo brilla di speranza.
Tu dimmi dove è l’errore che stiamo facendo, che hanno fatto,
eppoi guidami fuori da questa stanza...
Fuori c’è la vita di chi la sta morendo, io me ne sbatto,
ma come siamo pazzi a volte!
Fuori c’è la vita di chi la sta morendo e poi contatto,
ogni filosofia va in corto,
il cuore va in pezzi e di storie ne trovo molte
ed è come essere già morto.
Viva la vita che mai la si trova!
Per chi crede di possedere il Mondo
e ricordo la vita che si prova,
mentre dentro questo vago girotondo,
tutto sembra rinnovarsi ancora
in menzogne sempre nuove,
verità senza un dove…
Già perse dentro noi,
che il Tempo non sa trovare,
nell'abisso che poi
il senso sa ben disfare,
e ci lascia ai suoi
trascorsi fra miti e dei,
a scambiarci poi Trofei.
Bene, della vita siamo noi gli attori.
Tu dimmi per cosa stiamo lottando di nuovo e cosa sei,
e poi facci pure la figlia dei fiori...
Con un’anima immobile per ciò che non smuovo e senza lei,
lascia andare via la follia,
con un’anima immobile per ciò che non smuovo e quel che crei,
fanne ancora ciò che tu vuoi,
la mente ricuce i pezzi della storia mia,
ed io non vedo più Eroi.
Attenzione, Eminenza,
enfasi estatica di vite fugaci endovena,
pluralità gassosa del mito elegante
della parola,
dove cade un ricordo s'alza il futuro
ed io inneggio al santo
caduto...
Chi è costui?!
Dove ha battuto il ferro caldo e silenzioso
c'è ora una lamina di bontà
ed io non voglio adoperarne l'uso molesto,
si potrebbe trasformare in tutto ciò
perché altri lo vogliono.
L'amore come sagace pretesa e fumosa
adozione di molti vittimismi,
dove portano il sacerdote scalzo?
Mentre trova chiodi al suo passaggio
imposti da sadiche moralità
che esso non sa.
Ma è qualcuno!?
Dove ha afferrato la spada santa e rumorosa
c'è ora un martello di perfidia
ed io non voglio adoperarne l'uso gradito,
potrebbe rimanere nulla con ciò,
perché altri non vogliono...
Ribadisco
e acuisco celeri dubbi di senso...
Attenzione, Eminenza,
enfasi estatica di vite fugaci endovena,
pluralità gassosa del mito elegante
della parola,
dove cade un ricordo s'alza il futuro
e tu inneggi al santo
caduto!!!
No, non impazzirò.
Mi darò una regolata.
Resterò a casa senza dare spettacolo.
Intanto, giuro, smetto di dar da mangiare ai gatti
che s’arrangino, cristo, come faccio io
e poi finiamola con questi appuntamenti
per dirsi che, dai dillo
un bel niente, ecco.
Vuoi parlare ancora del tuo fegato?
Di quel dolore sospetto che senti
-qui, no, più giù, che sarà?
È segnaccio, cazzo, te lo dico ogni volta.
E non raccontarmi di quell'isola
dove andrai a finire i tuoi giorni.
-vivrò di pesca e di noci di cocco,
mi basterà…
Senza il bar sotto casa?
Non farmi ridere.
Piuttosto, ti guardi mai allo specchio?
È ora di partire credimi.
Vado, ci vediamo domani, dopo i gatti s’intende.
No, non impazzirò.
la sensazione
è di esser ancora
di questa vita
quando lo sguardo bigio
cerca il mozzicone
mentre siedo sul
comignolo del mondo
dandogli scacco-
e poco mi importa
se sia una sfera
così resterò
col gomito poggiato
al freddo banco
con un caffè almeno
lui caldo e lungo
in deserti di dubbi
dirompono deboli
in dorate dimore
tra dolori indicibili
dentro dedali d'oro
Dimensioni dovute
a un disegno divino
declinano danze di
delfini in deriva
dentro dighe indurite
di diaspro e diamante
Dicerie di dicembre
discese a dirotto
si dissolvono in distici
tra decine di diapason
in difetto di decibel
in duelli diretti a
decisive disfatte










