fintipa2 ha scritto:
Non è forse il caso di lasciare alle spalle la pretesa di una poesia migliore e cercare di farci travolgere da essa? Davide (a me i nomi piace farli anche perché non sto accusando ma raccolgo un concetto espresso da una persona che ha nome e cognome, e dal momento che stimo profondamente Davide, mi permetto di farlo) scrive che il poeta dovrebbe anche sperimentare un modo diverso di scrivere se no rischia di stancare, e “solo pochi qui dentro hanno attitudini prossime ad un livello poetico altissimo”. E qui mi chiedo: qual è il metro di misura con cui classifico se un poeta ha attitudini alte o basse di poeticità, oppure se è stancante? Perché un poeta deve sperimentare altre strade se quella in cui cammina lo fa sentire sicuro e lo conduce a casa? Quali sono i limiti in tutto questo? Io credo che questi limiti non debbano esistere nella poesia, ma che essa abbia talmente un ampio raggio d’azione che rasenta l’infinito (e dico rasenta perché non so dove finisca questo infinito), che chiunque abbia desiderio di sfogarla ne abbia diritto senza essere etichettato...
La poesia a mio parere è un'arte e non può essere semplicemente sfogata ma affinata continuamente alla luce degli insegnamenti della letteratura che ci ha preceduto e di quella che ci corre accanto. Molta bruttissima poesia che si legge in giro è dovuta a questo voler gettare d'impulso i fatti propri, senza darsi una misura, senza giustificare la propria scrittura nell'ambito letterario. Eppure la disponibilità di testi su cui misurarsi c'è in abbondanza, basta affacciarsi alla rete e non rimanere nel proprio nick, aggrappati come a un' isola su cui poter fare e scrivere qualunque cosa senza rispondere di niente. Bisogna anche intendersi su cosa significa sperimentare, apprendere almeno i rudimenti dalla scienza che ne fa il suo metodo per progredire, prima di parlarne in ambito letterario altrimenti si rischia l'obbrobrio, la licenza di fare e scrivere qualunque cosa senza alcun fondamento, nè motivazione. il rischio reale è quello di una massificazione, per farla diventare un selfie alla portata di tutti. Non è così purtroppo anche se così si vorrebbe da parte di un mercato che prospera economicamente sulla poesia, fatto di concorsi e libri allo sbaraglio che pescano su folle di illusi che vincere sia possibile per tutti, basta ignorare completamente le leggi inesorabili della statistica e comprare il biglietto. ciao
Perdonami Franco, ma il tuo intervento lo trovo un po’ presuntuoso, e non è detto che ciò sia un oltraggio, perché mai mi permetterei. Credevo fosse un sito di dilettanti e non di professionisti questo, anche se magari ce ne sono. Quindi cosa faccio? Chiudo bottega perché non ho i requisiti adatti per scrivere come Leopardi, come Alda Merini, come Boris Vian ecc.?
Ho fatto una domanda precisa: come si misura l’attitudine di un poeta? Ed aggiungo: come si misura l’arte? Lo chiedo perché non conosco la risposta, non per una provocazione come potrebbe sembrare.
Ho letto nel tuo post un insieme di “j’accuse” (editori che pescano su folle di illusi, “…molta bruttissima poesia che si legge in giro è dovuta a questo voler gettare d’impulso i fatti propri, senza darsi un misura…”, “…non rimanere nel proprio nick, aggrappati come a un’isola su cui poter fare e scrivere qualunque cosa senza rispondere di niente.”), quindi richiedo nuovamente: a chi o cosa devo rispondere?
Possiamo per una volta accettare che una persona voglia scrivere una poesia senza vincolarsi a metriche, a dita accusatorie, oppure senza che arrivi il professore di turno che impone propri princìpi elevandoli a verità assolute (oppure che ci dica quali sono queste verità)?
Altrimenti faremo tutti la fine di piccoli “Anna Frank” che scrivono in soffitte i propri diari, perché hanno il timore che ci sia qualcuno là fuori pronti ad “ucciderli” emotivamente o a togliere loro l’entusiasmo che il proprio sentire provoca in loro stessi.
Io che faccio parte di quella “schiera di illusi”, tra poco pubblicherò una mia silloge, devo sentirmi in colpa di qualcosa riguardo alla società in cui vivo? Conosco una ragazza che scriveva poesie su un diario ed un giorno ha avuto l’idea di autopubblicarsi, ora scrive per la Bompiani, possiamo accettare che esistano anche queste nuove leve? Posso credere che qualcosa di eccezionale possa capitare?
Di sassi nello stagno non ne posso più davvero! Franco, ti chiedo scusa per lo sfogo, ma mi sono visto attorniato da un filo spinato nel mio campo di libertà, che è mia e di nessun altro, come quella del suonatore Jones. La libertà è una ed una soltanto, lasciatemela scoprire e vivere.
Detto questo, ci tengo a scriverti che la mia stima nei tuoi confronti non si sposta di una virgola, leggo sempre i tuoi scritti e mi rendo conto quanto essi siano l’espressione di un alto sapere, questione è fuori discussione. Mi auguro di non averti offeso in qualche maniera, non era affatto mia intenzione. Un caro saluto. HL.